La Libreria dello Sport in via Carducci a Milano vuota gli scaffali. A fine mese chiude per sempre  

Il Foglio sportivo

Perché chiude la libreria dello sport di Milano

 Emanuele Michela

Dietro alla crisi c'è Amazon, che ha divorato il mercato editoriale, ma anche un paradosso intrinseco al settore, dove spesso la qualità risente dei troppi titoli sportivi in commercio

Per spiegare le ragioni della chiusura della Libreria dello Sport di Milano occorre guardare a due fattori. C'entra Amazon, sì, che ha divorato il mercato editoriale, stracciando i prezzi ei tempi di consegna, offrendo un campionario di titoli vastissimo e mettendo alle corde librerie ed editori più piccoli. “Anche noi abbiamo l'e-commerce, ma purtroppo non basta”, dice sconsolato Luca Pozzalini, 38 anni, titolare di “Libri di sport”, nome che ha assunto dal 2019 questo storico punto vendita di testi a carattere sportivo che a Milano è aperto dal 1982. 17mila titoli, quasi 40 anni di storia, due vetrine tra Cadorna e Sant'Ambrogio che resistevano al dilagare di ristoranti, locali e grandi catene, ma che, complice anche la pandemia, dal 31 gennaio tireranno giù per sempre la serranda. 

Ma dietro alla crisi della Libreria dello Sport c'è, anche, un paradosso di questo settore editoriale. I titoli sportivi sono sempre di più, ci sono pubblicazioni per ogni gusto, disciplina, squadra. “Ma purtroppo”, prosegue Pozzalini, “non sempre la qualità è alta. Specie nel settore calcio c'è un eccesso di uscite, spesso mosso dal semplice interesse di avere più titoli possibili”. Ogni generalizzazione, certo, è fuorviante e irrispettosa di chi nel settore lavora e cerca titoli e occasioni, suda scrivendo capitoli e coltiva sogni librari nel cassetto. Ma tra instant book e storie di estrema nicchia, non sempre è facile best seller, o libri che siano frutto effettivamente di indagine, interviste e lavoro sul campo, e non solo di ricerche online. “Stupisce invece vedere come, per altre discipline sportive, l'interesse sia minimo. In Italia abbiamo avuto un libro dedicato a Dybala pubblicato nell'estate del suo passaggio dal Palermo alla Juve, quando insomma ancora il professionista doveva affermarsi, mentre ancora nessuno ha tradotto la biografia di Stephen Curry. In altre paesi è diverso: la richiesta è più alta e quindi c'è più spinto dagli editori, oltre a libri ben più di qualità”. 

 

Sin dalle sue origini, la Libreria dello Sport ha cercato di dare voce al bello sport, inseguendo le storie e la qualità, sapendo strizzare l'occhio ai malati di statistiche (di almanacchi ce n'è per ogni palato) quanto a chi è in cerca di emozioni, senza dimenticarsi i manuali per addetti ai lavori ("ma anche quelli sono entrati in crisi: fino a qualche anno fa ne uscivano 2-3 al mese, ora sono più rari") oi testi per chi studia scienze motorie. 

Il negozio aprì negli anni Ottanta su iniziativa di Matteo Frascolla, che a Milano era conosciuto per l'impegno nella gestione degli impianti sportivi e nel Coni: non vi era nulla di simile all'epoca in città e in Italia, e a proseguire il lavoro fu il figlio Paolo, rimasto sino al 2019 alla guida della Libreria, che nel corso dei decenni ha avuto anche altri negozi in città italiane, come Torino e Genova. 

Già dagli anni Novanta, poi, l'attività si è sdoppiata anche in casa editrice, pubblicando più di 100 libri, alcuni dei quali diventati autentiche pietre miliari della narrativa sportiva. Black Jesus, di Federico Buffa, è una lettura imperdibile per chi ama il basket, assieme a Eleven rings di Phil Jackson. Tra i calciofili, basterebbe un titolo: La piramide rovesciata, di Jonathan Wilson, che ripercorre la storia del calcio attraverso l'evoluzione degli schemi e della tattica. “Ricevo una telefonata alla settimana di clienti che cercano quel libro, ormai esaurito”. Singolari anche le traduzioni di testi che bene hanno illuminato il fenomeno hooligans britannico, come “Non piacciamo, non ci importa” dedicato ai tifosi del Millwall. 

 

Il Covid purtroppo ha reso tutto più complesso. Anche perché la Libreria dello Sport, oltre che un nome e un negozio, è stato anzitutto un luogo: scaffali dove perdersi alla ricerca di chissà quale volume, fascini di coppe britanniche da assaporare su almanacchi e guide, battute e consigli da scambiare con chi c 'era in negozio. E campioni da incontri: da qui sono passati una marea di sportivi e giornalisti, e le presentazioni dei volumi erano gremite in passato. “L'evento che più richiamò persone fu il lancio di un libro sul wrestling, qualche anno fa: c'erano legati di ragazzi, mai avrei lo immaginato. Uno degli ultimi eventi fu, invece, la presentazione del libro sui 120 anni del Milan, anch'esso molto affollato”. Era prima del Covid: un'epoca fa, parrebbe, anche se sono passati solo due anni. 

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