Il Foglio sportivo
Il tennis va oltre Djokovic. A partire dagli Australian Open
Dopo i campionissimi, l’avvio di un’epoca senza superman preoccupa tutti. Questa edizione del torneo australiano sarà un assaggio del futuro che ci aspetta
"Gli Australian Open sono più importanti di ogni singolo giocatore. Sarà un torneo fantastico con o senza di lui”. Così ha risposto Rafa Nadal a chi gli ha chiedeva un pensiero su Novak Djokovic, espulso dall’Australia il giorno prima dell’inizio dello Slam per motivi di ordine pubblico. The show must go on, anche il tennis deve proseguire e abituarsi alla nostalgia e non farsene imprigionare. Gli Open sono cominciati e finiranno senza la testa di serie numero uno del tabellone (rimpiazzata dal lucky loser più famoso e fortunato del mondo, Salvatore Caruso, numero 146 del ranking), senza Roger Federer, assente fino a data da destinarsi, senza le due sorelle Williams per la prima volta dal 1997.
Questa edizione degli Open sarà un assaggio del futuro che ci aspetta, con il numero due del seeding Daniil Medvedev per la prima volta favorito per la conquista del trofeo. Dopo sessanta titoli Slam divisi per tre, i soliti tre a quota venti a testa, per la prima volta dopo dodici anni, il vincitore di questa edizione avrà un nome diverso da Federer, Djokovic e Wawrinka. Anche la posizione numero uno del mondo appare improvvisamente meno inarrivabile, una fortezza che mostra segni di cedimento e dunque appare attaccabile, un’altra novità rispetto al 2021 quando si pensava che per il tennista serbo non ci fosse altro posto nel mondo, o la posizione numero uno o niente. La vittoria a Melbourne Park, consegnerebbe al vincitore duemila punti e, nel caso in cui fosse Medvedev a vincere, a febbraio potrebbe scavalcare Novak Djokovic e diventare il nuovo numero uno del mondo. Anche in questo caso, per trovare un nome diverso bisognerebbe tornare indietro di diciotto anni esatti: gennaio 2004, quando Andy Roddick divenne l’ultimo numero uno prima dell’inizio di una nuova era, quella dei cannibali.
Dall’agosto del 1973 al 2004 ci sono stati 22 numeri uno diversi; mentre negli ultimi diciotto anni, il podio del tennis è stato spartito in questo modo: 356 settimane Djokovic, 310 settimane Federer, 209 settimane Nadal e una incursione di Andy Murray di 41 settimane. Il tennista serbo, che sta per festeggiare l’ottantaduesima settimana consecutiva in testa al ranking, al momento è stato costretto all’esilio in quanto No vax e se decide di non vaccinarsi potrebbe essere costretto ad abdicare e a porre fine definitivamente all’età d’oro del tennis. L’interregno spaventa? Sì. Dopo i campionissimi, l’avvio di un’epoca di campioni senza superlativi preoccupa tutti, tifosi e organizzatori, se è vero che Craig Tiley ha chiesto più volte rassicurazioni sulla possibilità di Djokovic di giocare in Australia senza vaccino ma con esenzione medica in quanto positivo al Covid-19 negli ultimi sei mesi. Preoccupa anche gli sponsor, abituati nello scorso decennio a fatturare milioni e milioni di dollari utilizzando i top player come brand.
Oggi come anni fa, l’unico tennista nella top ten degli atleti più pagati secondo la classifica di Forbes è Roger Federer, che in posizione numero 7 ha guadagnato 90 milioni in endorsement per il solo fatto di chiamarsi Federer, nonostante i soli 14 match giocati nel 2021. Gli altri nomi che compaiono nella classifica di Forbes sono Naomi Osaka (12), Serena Williams (28) e Novak Djokovic (46), nessuno dei quali è in campo a Melbourne, la campionessa in carica Naomi Osaka ha infatti perso a sorpresa contro la statunitense Amanda Anisimova. “Fa male al tennis l’assenza di Nole”, ha detto sinceramente Alexander Zverev, uno dei giocatori che più ha sofferto lo strapotere del triumvirato. Oggi il tedesco è il numero tre del mondo, campione olimpico a Tokyo 2020, vincitore delle Finals a Torino lo scorso novembre, ma continua a essere alla ricerca della consacrazione definitiva, il primo Slam.
Da che cosa sarà rimpiazzata la rivalità tra Federer e Nadal, rivalità talmente perfetta da meritare, come succede con le storie d’amore, una crasi, la Fedal, che proprio quest’anno, come ha fatto notare l’account Twitter @DialetticadelTennis diventa maggiorenne (la prima delle quaranta sfide tra i due si giocò nel 2004 a Miami, vinse lo spagnolo 6-3 6-3)? Chi prenderà il posto dello spagnolo, che ha portato ai massimi livelli l’atletismo, la forza muscolare e mentale, il concetto stesso di buttare l’anima dentro al campo? E chi, invece, arriverà a mettere fine alla malinconia di Federer, il suo talento e il suo carisma? È vero che Nadal è ancora in campo, ma è reduce da un infortunio che ha interrotto la scorsa stagione a metà, ha 35 anni e in Australia ha vinto soltanto una volta, nel 2009. Fa male al tennis forse, ma fa bene al futuro vedere nomi e volti nuovi approdare in tabellone, farsi largo nello spazio un tempo occupato dai giganti, sempre e solo loro, che meraviglia e però che monotonia.
“Quando parlo con persone che hanno imparato a giocare tennis negli ultimi diciotto mesi, mi rendo conto che nessuno di loro parla di quei tre”, ha scritto un giorno Caitlin Thompson. La fondatrice della rivista specializzata Racquet si è detta esasperata dall’enorme attenzione rivolta a Djokovic e dallo scarso interesse nei confronti del tennis giocato, come se non esistessero match degni di nota al di fuori di quei tre. E invece il tennis esiste e continuerà a esistere eccome, esiste per esempio la sfida tra Matteo Berrettini e Carlos Alcaraz, esistono le 4 ore e 10 minuti di partita giocati, 159 punti a testa, 51 vincenti a 39, un super tie break al quinto set che ha deciso il vincitore e lo sconfitto. Con questa vittoria l’azzurro, testa di serie numero 7, raggiunge gli ottavi di finale, dove affronterà Pablo Carreno Busta (testa di serie numero 19).
Nel tabellone senza campionissimi o con campionissimi acciaccati dall’anagrafe e dalle continue convalescenze, continuano la loro corsa Medvedev, Tsitsipas, Zverev, Shapovalov, Rublev, i nostri Sinner e Berrettini, lo stesso Nadal. Si sta arrivando a una democratizzazione del tennis, non più i Fab Three contro il resto del mondo, non più trofei dello Slam inavvicinabili a chiunque non si chiamasse come i soliti tre, nel tennis del futuro c’è spazio per tutti i top player. “Il mio tennis è finalmente pronto”, ha detto Daniil Medvedev dopo aver sconfitto Nick Kyrgios al secondo turno, dopo un’altra partita spettacolare vinta dal russo 6-2 al quarto set. Certo, è più facile per tutti essere pronti senza Djokovic, per il quale sarà sempre più difficile giocare da non vaccinato. Il tennis, ha ragione Nadal andrà avanti con o senza di lui, e se anche Djokovic dovesse tornare in campo da vaccinato, l’impressione è che la next gen non farà passi indietro, i campioni senza superlativi hanno voglia di futuro, hanno voglia di essere finalmente protagonisti.