Il proprietario di Rojadirecta rischia il carcere. Ma intanto continua a gonfie vele
L'accusa ha chiesto quattro anni per lo spagnolo Igor Seoane Miñán, che ha guadagnato milioni dalla piattaforma di straming sportivo illegale. "Noi siamo solo intermediari", risponde lui. Che già nel 2010 sconfisse Google
Ai milioni di utenti che se ne servono e da cui guadagna milioni, Rojadirecta si presenta con una immagine italiana: l’inconfondibile pelata di Pierluigi Collina, vestito da arbitro e con il cartellino rosso in mano. Ma il sito è in realtà spagnolo, e dopo che hanno cercato invano di farlo smettere in mezzo mondo è in Spagna che stanno cercando di dare un colpo risolutivo a una piattaforma di streaming il cui linking di eventi sportivi fa da anni una concorrenza spietata ai siti “legali”. Più precisamente a La Coruña: in quella Galizia di cui Igor Seoane Miñán, il fondatore di Rojadirecta, è originario, anche se è tifoso del Barcellona, e l’idea gli venne appunto per seguire le partite della squadra catalana in un periodo in cui la frequenza all’Università gli creava problemi con gli orari. In Galizia Igor ha comunque sempre mantenuto la sede fiscale della sua società Puerto 80 Projects: a Arteixo, cittadina di 30.000 abitanti che ha dato i natali anche a Zara, altro noto colosso spagnolo.
Lui ha sempre spiegato che non fa niente di illegale. “Rojadirecta svolge solo il ruolo di intermediario. Sono gli utenti a segnalare i link per guardare le partite. Non abbiamo alcun rapporto di tipo commerciale con nessuno, ma ci limitiamo a gestire la parte tecnica del sito”. Comunque ci guadagna: sia con la pubblicità, sia con commissioni per deviare il traffico verso i portali di scommesse sportive. Atti giudiziari hanno dimostrato un reddito di oltre 11 milioni di euro in uno dei conti della società.
Per il Juzgado de Instrucción número 1 di La Coruña Rojadirecta ha “ottenuto dei profitti e causato dei danni di speciale importanza economica” attraverso una violazione della proprietà intellettuale bella e buona. Ha dunque aperto un giudizio contro Igor, la sua società, quattro suoi collaboratori e un altro soggetto accusato di reato di agevolazione dell’accesso ai servizi radiotelevisivi senza l’autorizzazione del provider. La data di inizio delle udienze deve ancora essere fissata, ma per intanto dovranno pagare una cauzione di quattro milioni di euro: per evitare il sequestro dei beni, dopo che già il giudice ha ordinato il congelamento di diversi conti bancari della società. Si sa già che il pubblico ministero nella sua accusa chiederà una pena detentiva di quattro anni per Igor, di 2 anni e 3 mesi per i restanti imputati e la cessazione dell’attività dei siti web indicati. Ai fornitori di servizi è stato ordinato di sospendere la trasmissione, l’hosting dei dati, l’accesso alle reti di telecomunicazioni e la fornitura di qualsiasi servizio che consenta di violare contenuti di proprietà intellettuale protetti.
Nato il primo gennaio 1984, Igor Seoane Miñan frequentò il Collegio Obradoiro Coruna, che è una delle scuole private più esclusive della Spagna. Si dimostrò subito un genio dell’informatica capace di creare giochi e siti e di dare lezione ai colleghi, ma anche un allievo difficilissimo da gestire, proprio per quel suo ostentare che ne sapeva più degli insegnanti. I genitori lo mandarono allora a studiare in Catalogna, e lì nel 2005 lanciò Rojadirecta. In seguito andò a studiare in Irlanda e in Finlandia, apprendendo varie lingue. Oltre allo spagnolo parla infatti inglese, portoghese, francese e italiano. Sempre più convinti che il brillante rampollo sia però pure una mina vagante, i genitori hanno poi cercato di farlo tornare al paese, per occuparsi delle aziende di famiglia. Ma pure dalla Galizia Igor ha continuato a gestire la sua “trovata” a distanza.
Né Rojadirecta è la sola causa per cui sia finito in tribunale. Nel 2010, ad esempio, dopo quattro anni di udienze sconfisse Google, che lo aveva citato in giudizio per cercare di recuperare il dominio google.es, da lui registrato. Prisa, Mediaset, Canal Plus hanno tentato di farlo oscurare, senza riuscirci. Nel 2011 lo stesso Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti chiuse Rojadirecta.org “per aver riprodotto o distribuito materiale protetto da copyright senza autorizzazione”, ma già nel 2012 era stato costretto a restituirglielo. Nel 2016 Igor fu arrestato e rilasciato con l’obbligo di comparire in tribunale ogni mese e con conti bancari bloccati in attesa del completamento delle indagini. Adesso il cerchio si stringe, in teoria. Ma comunque Rojadirecta continua a lavorare a gonfie vele.
Il Foglio sportivo