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Pechino 2022

Storico Curling. La prima volta di Amos Mosaner e Stefania Constantini

Giuseppe Pastore

Hanno sbaragliato la concorrenza chiudendo a punteggio pieno il lungo girone eliminatorio (dieci squadre, tutte contro tutte) e dominato la semifinale con la Svezia. L'Italia del curling conquisterà la sua prima medaglia olimpica

Nelle più acute vette d'estasi dei pomeriggi freddi e ventosi di un'Olimpiade Invernale – da tv, smartphone, computer o quello che volete – ci si sente come il colonnello Aureliano Buendia, il protagonista di “Cent'anni di solitudine” condotto da bambino da suo padre “a conoscere il ghiaccio”. La scoperta del ghiaccio su cui zampillano storie e prodezze dello sport italiano è un esercizio abituale ogni quattro anni; ma se della formidabile Arianna Fontana, giunta alla decima medaglia olimpica in carriera nello short track, ormai sappiamo già tutto, la storia del mese arriva da uno sport che fino a tre giorni fa non era mai emersa dal novero dei passatempi strampalati, a cui guardiamo con superficialità e snobismo degni di peggior causa.

Perché poi scopriamo che il curling è una disciplina ultra-televisiva, con gli atleti microfonati e perciò svelati nel segreto del loro sforzo sia fisico (una pietra da curling pesa tra i 17 e i 19 chili) sia mentale, con una strategia da decidere e cambiare in corsa, incalzati dallo stress e dallo scorrere del cronometro. E scopriamo che è persino spettacolare, nell'armonia degli scivolamenti su ghiaccio e nell'intensità degli sguardi, molto più di certi western invernali con cui negli anni Settanta gli autori più sofisticati cercavano di smorzare e raffreddare l'epica del genere. Invece nel curling il ghiaccio incendia il contesto agonistico, il giallo e il rosso delle stone spiccano sul bianco totale del campo di gara e l'azzurro – scopriamo con gioia in queste ore, senza il minimo preavviso – è il colore più caldo del mondo.

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Amos Mosaner da Trento, 26 anni, e Stefania Constantini da Cortina, 22 anni, sono entrati nella storia dello sport italiano: hanno sbaragliato la concorrenza chiudendo a punteggio pieno il lungo girone eliminatorio (dieci squadre, tutte contro tutte) e dominando la semifinale con l'ostica Svezia che ha alzato bandiera bianca prima ancora di disputare l'ultimo degli otto end, che tanto la rimonta era già aritmeticamente impossibile. Domani andranno per l'oro contro la Norvegia, ma intanto sono già sul podio: diventano quindi appena tre le discipline in cui non abbiamo mai vinto medaglie ai Giochi Invernali – l'hockey su ghiaccio, il freestyle e il salto con gli sci.

 

Impressiona soprattutto la modalità da rullo compressore che Constantini e Mosaner hanno impostato fin dalla prima partita, un passo ben poco usuale per lo sport italiano, abituato a proporre storie di sofferenza, di astuzia, di resilienza ma quasi mai di dominio. Impressiona lo sguardo da cinema di Stefania Constantini mentre si prende ripetutamente la responsabilità di aprire e chiudere ogni end di ogni partita, spesso con colpi stupefacenti come quelli da quattro o cinque punti nella partita contro la Svezia vinta ieri nel round robin. Dopo ognuno di questi capolavori sorride timida ma contenta, serrando i pugni per contenere l'emozione quando il pensiero, tra un tiro e l'altro, scappa verso ciò che sta combinando insieme al suo partner-in-crime. Tutta insieme, questa sconcertante tirannia nel curling al suo contesto più alto è una sorpresa violenta così come l'emozione che ha spezzato la concentrazione ferrea di Amos e Stefania solo alla fine, quando sono scoppiati in lacrime di fronte ai parenti collegati su Zoom. È questo il lato più affascinante della variante mista di una disciplina in cui, fatalmente, da profani riusciamo a cogliere solo una piccola parte del gioco di strategia che strizza l'occhio agli scacchi più che alle bocce: l'equilibrio sottile tra l'uomo e la donna, il gioco delle parti in commedia, la parola sgradevole che può sfuggire al vertice della tensione, il guidare e farsi guidare, il semplice urlo, la battaglia dei sessi che diventa battaglia dei sassi.

Per emozione non potremo mai paragonare il 7 febbraio 2022 per emozione al 1° agosto 2021, quando in quaranta minuti Gianmarco Tamberi e Marcell Jacobs ci portarono sportivamente sulla Luna. Ma in un'ora scarsa, tra il sorpasso geniale di Arianna Fontana sull'olandese Schulting al penultimo giro della finale dei 500 metri di short track e il colpo dell'8-1 di Stefania Constantini che ha spazzato via quel poco che restava della Svezia, qualcosa di nuovo è riuscito a scalfire il nostro inveterato cinismo come uno scalpello sul ghiaccio. Essere maturi significa aver conservato la serietà dei bambini quando giocano, osservava Nietzsche. Anche la meraviglia davanti a una bella sorpresa, aggiungiamo noi.

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