Pechino 2022
Le Olimpiadi delle micronazioni
Se per uno stato con meno di mezzo milione di abitanti è già difficile raggiungere risultati nei Giochi olimpici estivi, figurarsi in quelli invernali. Eppure a volte anche i piccoli esultano
Dietro alla più famosa delle frasi attribuite al barone Pierre de Coubertin, c’è tutta la filosofia dello sport. Tra pro e contro. Già dal contesto. Contrariamente a quanto si pensa comunemente, “l’importante non è vincere, ma partecipare” è un’affermazione che nasce all’interno del commiato tenutosi alla fine del programma atletico dei Giochi di Londra, il 24 luglio 1908. Parole decontestualizzate che si sono comunque affermate negli anni tanto da diventare il motto ufficioso dei giochi olimpici.
Tra la politica dei grandi e le gioie dei piccoli
Le Olimpiadi moderne non sono mai state solo una manifestazione sportiva: rappresentano al meglio tanto l’affermazione della politica quanto la propria superiorità personale e nazionale. Ospitare i giochi olimpici, estivi o invernali, è diventata una sfida nella sfida, la sola assegnazione dietro a questa cerimonia muove la diplomazia al pari di un trattato di pace.
In questo turbinio di eventi, per alcuni le Olimpiadi sono ancora un’occasione di sola partecipazione. Come è possibile in una manifestazione sempre più votata alla propria commercializzazione?
Basti pensare alla complessità del nostro mondo. Poche grandi potenze, tanti protagonisti e… i piccoli stati. Figli di storie a volte che si perdono nei secoli, chi rappresenta le piccole nazioni ancora vive lo spirito decoubertiniano. Si legga, per esempio, la spontanea gioia dei ventenni Anna Torsani e Matteo Gatti, due sconosciuti ai più, che hanno condiviso insieme l’onore di portare la bandiera di San Marino. “È stato emozionate – racconta Anna – e soprattutto un onore poter rappresentare la nostra Repubblica. A rendere tutto ancor più bello, il fatto di poter tenere la bandiera insieme a Matteo. Siamo come fratelli”. “È stato bellissimo – aggiunge Gatti – Al momento dell’ingresso abbiamo avuto la percezione di avere gli occhi di tutto il mondo puntati addosso. È un’emozione inspiegabile che ci accompagnerà per tutta la vita”. Anche i commenti ai risultati sono assolutamente diversi. Se in Italia stiamo festeggiando un imprevedibile (e bellissimo) oro nel curling, il comitato olimpico sammarinese gioisce del 47° posto di Anna Torsani nello slalom speciale.
Il perché è facile capirlo. Se per una micronazione già è difficile raggiungere risultati nelle olimpiadi estive – dove proprio San Marino lo scorso realizzò un triplo successo, registrando sia la sua prima medaglia (tre alla fine, ndr) che l’ha portato a essere sia lo stato più piccolo al mondo a poter vantare una medaglia olimpica sia quello con più medaglie olimpiche pro-capite – figurarsi in quelle invernali.
Gran parte dei piccoli stati non hanno grande montagne, eccezion fatta per Liechtenstein e Andorra, gli impianti per gli sport invernali sono di solito costosi e, tranne il caso giamaicano, sono difficili da mantenere tra i Caraibi e le isole del Pacifico, dove abbondano le micronazioni.
Per questo l’elenco dei 91 comitati olimpici presenti a Pechino 2022 (qui trovate il calendario con tutti gli appuntamenti) riesce a regalare emozioni a luoghi che a volte sono più distanti dalla neve, perdonateci la facile battuta, della stessa capitale cinese.
La truppa delle micronazioni
In Cina, tra le rappresentanze con meno di mezzo milione di abitanti, sono presenti, in rigoroso ordine crescente di abitanti, i comitati olimpici del Principato di Monaco, San Marino, Liechtenstein, Andorra, Samoa Americane, Isole Vergini Americane, Islanda e Malta. Una piccola ma combattiva rappresentanza.
Il Liechtenstein è una vera potenza in questo campo: pur non avendo mai conquistato medaglie nelle olimpiadi estive, infatti, ne vanta ben 10 in quelle invernali. Oltre al bronzo vinto nel 2018, il principato ha conquistato ben due ori e due argenti nel 1980, a Lake Placid, quando chiuse addirittura al sesto posto nel medagliere generale con il doppio delle medaglie italiane, grazie al talento della campionessa Hanni Wenzel che si aggiudicò due ori, nello slalom speciale e nel gigante, più l'argento nella discesa libera. Se il Principato di Monaco è presenza costante tra i cinque cerchi invernali dal 1984, Andorra e San Marino (che ha saltato le edizioni 1980 e 1998) lo sono dal 1976. L'Islanda, grazie alla sua posizione geografica, partecipa da sempre ma è ancora sorprendentemente a zero medaglie invernali conquistate. Stesso risultato per Malta che almeno vive nel tepore del Mar Mediterraneo, tanto da aver scoperto il fascino olimpico sotto zero solo nel 2014, a Soci. Un’ultima battuta per le Samoa Americane e le Isole Vergini americane che quest’anno sono tornate a essere presenti con un protagonista a testa nello skeleton. Insomma, non serve avere la neve per sognare di sciare davanti a tutto il mondo.