Pechino 2022
Lo skeleton è stato creato per combattere la noia
Fu per questo motivo che Caspar Badrutt rivoluzionò il mondo delle slitte. Era lo sport di St. Moritz e dei ricchi britannici in vacanza, ora è una delle discipline più apprezzate dei Giochi olimpici invernali
Fu per combattere la noia che Caspar Badrutt, un albergatore di Sankt Moritz, decise di cambiare per sempre il mondo delle slitte.
Era inverno, e come ogni inverno in riva al St. Moritzersee c’era solo da guardare il riflesso dello Julier, quei giorni che il cielo lo permetteva, ed erano pochi. Il paese si animava solo con la bella stagione, ché tanto i ricchi signori d’Inghilterra e Scozia solo allora si muovevano per respirare aria buona. Per prendere freddo, dicevano, andavano benissimo i loro paesi. Si capacitava mica Caspar Badrutt che nessuno raggiungesse St. Moritz quando la neve copriva tutto e il lago era una macchia blu in un mare di bianco, al massimo azzurro spento quando ghiacciava totalmente. Stupidi britannici, pensava in quei giorni. Tanto lo sapevano tutti che lì ci finivano solo loro, che in fondo quelle zone erano roba loro.
Ai britannici piacevano le passeggiate, le mangiate in riva al lago, i bagni freschi e le dormitine pomeridiane a mollo nell’acqua calda delle terme. Portavano un sacco di soldi, ma solo quando la stagione era bella. Perché d’inverno sci e ciaspole li annoiavano parecchio.
Serviva un modo per emozionarli, serviva dare loro qualcosa di nuovo, che li entusiasmasse, che fosse solo per loro, unica al mondo. In fondo, in fondo Badrutt era convinto di una cosa: sono snob questi britannici.
E serviva soprattutto per evitare di perdere la scommessa che aveva fatto l’anno prima con alcuni dei suoi migliori, in quanto spendaccioni, clienti. Aveva detto loro di scendere anche d’inverno e che avrebbe pensato lui a tutto. E per allettarli aveva promesso loro che gli avrebbe offerto il soggiorno se non si fossero divertiti, in caso contrario avrebbero pagato la metà e raccontato a tutti i loro amici della loro esperienza svizzera.
L’idea giusta gli venne un giorno di settembre nel vedere un ragazzino scendere la montagna disteso prono su di un tronco con la testa in avanti. Perché non farlo anche su di una slitta? Anzi, perché non inventarsi un nuovo tipo di slitta per dare ai signorotti britannici qualcosa di mai provato prima?
Fu così che a quella mezza dozzina di ricconi d’Oltremanica, Caspar Badrutt, offrì in dote un pezzo di ferro finemente lavorato, con un cuscinetto di velluto per non farli freddare la pancia, due lamine da slitta saldate sotto e un messaggio in una busta: “Siete pronti a vedere il ghiaccio scorrere sotto di voi, talmente vicino da poterlo baciare?”.
Il giorno dopo li portò nella parte più alta del paese, bloccò tutte le strade, innalzò nelle curve più insidiose paraboliche di neve e diede il via a una discesa che sino ad allora nessuno aveva mai neppure osato immaginare.
Fu un successo. I signorotti britannici furono talmente soddisfatti che cambiarono il nome a quell’arnese sul quale si erano distesi: St.Moritzschlitten non andava bene, doveva avere un nome degno dell’effetto che faceva. Diventò per tutti skeleton.
Era il 1871. Ci vollero quattordici anni per toglierlo dalle strade di St. Moritz e creargli una pista tutta per lui. Una ventina prima che gran parte del Cantone dei Grigioni si appassionasse a questa disciplina. Oltre un secolo prima che tutto il mondo se lo ritrovasse davanti: solo ai Giochi olimpici di Salt Lake City lo skeleton tornò a essere disciplina olimpica (qui il programma di Pechino 2022). Mancava dal 1948, dall’edizione che proprio St. Moritz aveva ospitato.