Il calcio di Nori
Che emozione questo (nuovo) Parma di Pandev
Sono bastati 25 minuti al macedone per segnare e prendersi il Tardini: con lui in campo i gialloblu hanno ribaltato l'uno a zero del primo tempo segnando quattro gol al Pordenone. Come non succedeva da tempo. Ma resta aperto un interrogativo: dove può arrivare la squadra di Iachini?
Sabato 12 febbraio, prima di partire per andare a vedere Parma Pordenone, ho scritto una pagina di un romanzo che sto scrivendo e che si intitola L’amore è una banana. Parlava di una ragazza di 18 anni, la figlia del protagonista, che lui chiama Daguntàj, che significa, in dialetto parmigiano, ‘Dacci un taglio’, perché quando lei era piccola, che piangeva, di notte, lui si alzava da letto e la prendeva in braccio e le diceva, piano, «Daguntàj, Daguntàj, Daguntàj», e glielo cantava, anche, sulle note di Fra Martino campanaro: "Dag-un-taj, Dag-un-taj, Dag-un-taj, Dag-un-taj, Dagun, Daguntaj, Dagun, Daguntaj, Daguntaj" e Daguntàj era stata una delle prime parole che lei, Daguntàj, aveva imparato a dire, e lei, Daguntàj, dentro il romanzo, era nella sua stanza che guardava, su youtube, degli estratti di vecchie edizioni di X factor da tutto il mondo, non la gara: le audizioni.
Le piacevano moltissimo, quei tre minuti in cui ti giochi la vita, in cui capisci se sei brava o non sei brava. Le piacevano i secondi di silenzio che seguivano un’esibizione di una ragazza magari di 15 anni, più giovane di lei, quel momento di assoluto silenzio, stupefatto, di un pubblico che tutto si aspettava tranne quella meraviglia, e le piaceva la tempesta che si scatenava dopo, e il fragore degli applausi, e la ragazza, o il ragazzo, che si mettevano una mano davanti alla bocca come per dire «Ma dai? Ma è per me, questa roba?» e le piacevano, quando c’erano, i parenti, e dei parenti le piacevano in particolare le lacrime, vedere uno che piangeva di felicità per la felicità di un altro era una cosa che la faceva star bene, a Daguntàj, c’era forse soltanto una cosa, che le piaceva di più. Dormire, le piaceva moltissimo, ma questo non c’entra con la partita Parma Frosinone, mentre mi sembra che un po’, con le partite del Parma di questo periodo, c’entrino X Factor e le audizioni.
Il Parma è una squadra che, negli ultimi due anni è stata fatta e rifatta più volte, spendendo un sacco di soldi, e di tempo, e cambiando quattro allenatori, Liverani, D’Aversa, Maresca e Iachini, per ciascuno dei quali è stato aperto un profilo, su Facebook, che si intitola Aggiornamenti quotidiani sull’esonero di (Liverani, D’Aversa, Maresca e Iachini). Il Parma di Iachini, in particolare, che è il Parma che ha giocato contro il Pordenone, ha fatto meno punti del Parma di Maresca, che era l’allenatore che aveva cominciato il campionato e che era stato cacciato per scarso rendimento, così come il Parma di D’Aversa, l’anno scorso, aveva fatto meno punti del parma di Liverani, che era stato cacciato per scarso rendimento, e aveva finito il campionato all’ultimo posto con venti punti, tre partite vinte su trentotto, peggiore risultato di tutti i tempi, per il Parma in serie A.
Adesso siamo poco oltre metà campionato, prima della partita con il Pordenone, ultimo in classifica, mancavano ancora 17 partite, e il Parma, delle 21 che aveva già giocato, ne aveva vinte solo 5, e a quella partita chiedeva, in sostanza, quello che chiede una ragazza di 15 anni alle audizioni di X Factor: "Chi sono io?". Erano arrivati, a gennaio, dei giocatori nuovi, Simy, Pandev, Bernabé, tra gli altri; "Con loro, cos’è il Parma?", mi chiedevo prima che cominciasse la partita, "È una squadra che può essere promossa in serie A, come si pensava all’inizio del campionato, o è una squadra che deve stare attenta a non retrocedere in serie C?"
E quando, dopo dodici minuti, gli avversari, al primo tiro in porta (Di Serio), hanno fatto gol, io ho pensato che Parma Pordenone era il primo di una lunga serie di scontri salvezza, che la posta in palio, per il Parma, quest’anno, era mantenere la serie B e poi, l’anno prossimo, chissà. E quando è finito il primo tempo, 1 a 0 per loro, sul tabellino delle statistiche c’era scritto: "Parma, tiri in porta: 0". Un dato abituale, oramai. Dopo, nell’intervallo, è entrato Goran Pandev, attaccante macedone di 38 anni. Pandev ha giocato 25 minuti, ha fatto un gol, ha propiziato il secondo, ha visto segnare il terzo ed è stato sostituito perché si è fatto male. Il Parma nel secondo tempo ha fatto 20 tiri e 4 gol. 4 a 1 per noi. Era così tanto tempo che non succedeva. Mia figlia, quando son tornato a casa, si è accorta subito che il Parma aveva vinto: lei preferisce quando il Parma perde, perché quando il Parma vince sono insopportabile, secondo lei. Poco male: martedì c’è la prossima partita, a Cremona con la seconda in classifica, la Cremonese ennesima audizione che ci dovrebbe dire cos’è, questo Parma di Iachini. Che emozione.