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Bella trovata passare da Putin al Qatar la Champions
Povero Medvedev numero 1 nel giorno in cui tutti odiano i russi. Intanto Conte prepara la fuga
Povero Daniil Medvedev, diventato il tennista numero 1 al mondo – 18 anni dopo che ci sono stati sempre quei quattro là – nel giorno in cui il suo paese invade l’Ucraina e i russi stanno sulle palle a mezzo mondo. Chi se la sente di festeggiarlo, adesso? Dopo il numero 1 no vax, ecco il numero 1 invasore, proprio nelle ore in cui lo sport prende posizione contro la guerra con diverse iniziative che serviranno a poco, ma soprattutto spostando la finale di Champions League da San Pietroburgo a Parigi (da Putin al Qatar, mi sembra un passo avanti in effetti).
Spero solo che ai vertici dell’Atp non sieda un Beppe Sala del tennis a cui venga in mente di dire a Medvedev di dissociarsi ufficialmente da Putin o perderà il lavoro (il Beppe Sala vero due ore dopo l’inizio della guerra ha pensato bene di dire al direttore russo della Scala di prendere posizione contro il suo paese, o di tornare a fare suonare orchestre al suo paese). Chi non festeggia proprio un bel niente è Antonio Conte, che invece di perdere il controllo della situazione e di se stesso alla fine del secondo anno in una squadra, come da tradizione, ha già detto di tutto al Tottenham dopo quattro mesi. Siamo abituati alla schizofrenia contiana. Il capelluto allenatore pugliese passa da “questo è il miglior gruppo che abbia mai allenato” a “siete un branco di seghe, me ne vado” con la stessa velocità con cui i giornalisti sportivi passano da “puzzone sopravvalutato” a “genio del calcio” per Massimiliano Allegri.
Questa volta però sembra esserci un disagio più profondo in Conte: il suo Tottenham ha perso partite impossibili da perdere e ha vinto l’unica che si poteva perdere, quella fuori casa contro il Manchester City – con il solito meraviglioso teatrino dell’esultanza in mezzo al pubblico che ogni volta fa incazzare i puristi della sportività (cheers, Antonio). Il fatto è che certe sceneggiate funzionano in Italia, ma in Inghilterra il calcio è una cosa seria. Passare il tempo a piangere, a urlare “io non gioco più”, a essere il centro dell’attenzione sempre con qualsiasi cosa si dica dopo un po’ stanca. Leggo che i retroscenisti sportivi, tra un tweet e l’altro di geopolitca e virologia, già dicono che Conte sta preparando il terreno per la fuga, destinazione Manchester United, Paris-Saint-Germain o addirittura Juventus. Io appoggio la mia bionda sul tavolo e mi dedico a lei, che certe cose vengono evidentemente meglio se scritte da sbronzi.
E a proposito di personaggi ingombranti, mi tocca alzare la pinta dal tavolo e brindare a Jamie Carragher, il quale ha detto una sacrosanta verità sullo United: avere preso Cristiano Ronaldo la scorsa estate è stato un grosso errore, ma sarebbe un errore ancora più grosso confermarlo per la prossima stagione. Il fatto è che il ragazzo portoghese non è più quello che risolve le partite da solo (non è più in Serie A, dove anche uno zoppo può fare la differenza), ma resta quello di cui tutti parlano. Se il Manchester vince, perde, pareggia, va in secondo piano: la discussione è quasi sempre e solo sulla prestazione di CR7. Per uno dei club più vincenti della storia del calcio non è accettabile essere un sotto-brand di un brand in declino. Comunque vada a finire sarà un bagno di sangue. Ma il primo che dovrebbe capirlo è proprio l’ex giocatore più forte del mondo.
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