Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA
Allegri e Inzaghi, due personalità a confronto
All'Inter al momento manca la leggerezza, ci vorrebbe e qualche sorriso in più come insegna l'allenatore della Juventus
Parlando di leggerezza, c’è cappello e Cappello. Quello di Charles Dickens e quello di Maccio Capatonda. Per lo scrittore, la maniera migliore per inseguire un cappello volato via con il vento, “…è quello di procedere con la stessa velocità dell’oggetto …sorridere come se la cosa fosse divertente”, mentre per il comico la disperazione di uomo per lo smarrimento del cappello, si spiega con un colpo di scena finale nel quale si capisce che il Cappello in questione altro non è che il nome del proprio cane, fuggito chissà dove. Humor inglese, geniale surrealtà nostrana, in entrambi i casi, leggerezza, ricerca e fascinazione del lato grottesco della vita.
Quanto è importante, utile per essere ancora più chiari, trasferire questo modo di pensare, anzi di essere, nel conseguimento di un’impresa? La domanda risulta retorica: moltissimo. Se Allegri è sopravvissuto a un inizio tragico, lo deve al suo modo di essere magnificamente lieve. Ha spiegato le brutte prestazioni, senza negarle ma riconducendole nell’ambito di ciò che accade nella vita. Si perde, si vince, si gioca bene e male. Insomma succede, anche nella terra bianconera del successo a ogni costo e in ogni momento. Sapeva, il nostro, che prima o poi il vento avrebbe cambiato direzione, riportando il cappello sopra la testa del padrone. Bisogna essere sufficientemente incoscienti per possedere la leggerezza, addobbando la sconfitta di fiori. Allegri è un incosciente di successo, qualcuno lo definisce fortunato, come il Gastone della saga di Topolino. Ma siamo sicuri che la fortuna non abbia occhi, orecchie, perfino un’anima sensibile? Altro che dea bendata! La fortuna ci vede benissimo, da lontano e da vicino, e riconosce le persone sulle quali posare la propria virtù. Una questione di facce, espressioni, animo.
In questi giorni Simone Inzaghi è l’immagine dell’incertezza, non sa più che fare e la squadra lo segue in questa corsa verso l’impalpabile. In campo Lautaro Martinez ha il viso di un guerriero senza frecce, e quando calcia la porta si sposta. All’Inter manca il sorriso, una sana dissennatezza che riporti questa squadra a volare. Sarà un momento, il fisico che non risponde, sarà la nostalgia di Lukaku, che tante volte, come Bud Spencer, si scrollava dalle spalle tanti nemici per fare piazza pulita nel saloon. Sarà anche tutto questo, ma la cosa che manca a questa squadra è soprattutto la leggerezza. Assecondare il cappello, nella sua caduta, e mentre tutti guardano per capire se è un fatto strano, oppure addirittura ridicolo, sorridere, trasformando quel piccolo incidente in un godibile momento di allegria.