Lo strano arresto in Russia della cestista americana Brittney Griner
La superstar del basket Usa (e icona Lgbtq) è stata incarcerata a Mosca all’alba dell’invasione. Il jolly pescato da Putin per rispondere alle sanzioni?
Sono storie da grande schermo, in un futuro lontano. E segnano il passo dei tempi: dal celeberrimo scambio di agenti segreti tra America e Unione sovietica, sospesi fra le due Germanie – Il ponte delle spie, 2015 e 53 anni dopo i fatti –, ai diplomatici imprigionati dalla rivoluzione khomeinista – Argo, 2012 e 33. Fino a Brittney Griner, oggi, dramma in corso e niente fiction. Con un inedito punto di domanda: perché, fra tutti gli americani di stanza in Russia fino a un mese fa, il regime di Putin ha deciso di catturare proprio una giocatrice di basket?
A Washington, la questione è seguita con il massimo riserbo. Ci sono in ballo ritorsioni economiche, diplomatiche, militari. I russi, sotto pressione per le sanzioni, si aggrappano a ogni contromossa di potere contrattuale. Sul come e dove, il segretario di Stato Antony Blinken in questi giorni ha optato per il no comment. Ma è chiaro che l’affare Griner fa parte del quadro: “Un episodio che evidenzia le finalità di Mosca, attraverso arresti pretestuosi dei nostri concittadini. Stiamo cercando di fornirle il massimo dell’assistenza”. I fatti. Griner, 31 anni, è stata bloccata all’aeroporto Sheremetyevo il 17 febbraio, tre giorni prima dell’invasione dell’Ucraina: secondo le autorità locali, portava con sé una significativa quantità di olio di hashish. È stata incarcerata con l’accusa di traffico di stupefacenti, rischia fino a 10 anni di prigione. È ignoto dove sia detenuta. Ma nelle ultime ore la Cnn ha rilanciato una foto diffusa dalla tv di stato russa, in cui la sportiva appare visibilmente provata al momento dell’arresto.
Manca forse il frammento più importante: non si tratta di una semplice cestista professionista. L’Ekaterinburg, dove gioca dal 2014 alternandosi con i Phoenix Mercury in patria, sta all’Europa come i Los Angeles Lakers all’Nba. E Griner ha i colpi di un centro atipico come Nikola Jokic: 206 centimetri per 93 chili, tecnica da tiratrice e visione da playmaker. Ma l’aura di LeBron James. “Nessuna sul parquet può fare quello che fa lei”, ha ammesso perfino Nancy Liberman, la prima donna a giocare in una squadra professionistica maschile. In carriera Brittney ha vinto tutto: due ori olimpici, due Mondiali, quattro Euroleague, l’anello Wnba con tanto di sette presenze all’All-star game.
L'America è l’unico paese al mondo in cui le ragazze del basket hanno popolarità e appeal mediatico non lontano dagli uomini. Ma sul piano retributivo il gender gap è ancora ampio: nel 2022, il salario massimo di una giocatrice di Wnba è di 228mila dollari – per James, Curry e altre superstar maschili si entra nell’ordine delle decine di milioni – mentre in Europa, grazie a sostegni statali e corporativi, i contratti di prima fascia possono sforare il milione. Cinque volte tanto. Soprattutto in Russia, che fin dall’èra sovietica domina le gerarchie della pallacanestro femminile. Per questo Griner ha scelto di giocare lì. A suo carico, c’è un’ulteriore aggravante agli occhi di Mosca: Griner è dichiaratamente lesbica. La prima, nel mondo dello sport, a firmare un contratto di sponsorizzazione con Nike nel 2013. Da icona del movimento Lgbtq.
Identikit completo. Dell’ostaggio perfetto, o quanto meno del più grosso a portata di Russia. Il target cestistico, senza precedenti, ha sorpreso l’America. Ma non vuol dire che il profilo classico venga per questo accantonato: Trevor Reed, un ex Marine, è prigioniero a Mosca dal 2020 e sta scontando 9 anni di carcere per una presunta aggressione a pubblico ufficiale. L’ultima versione del ponte di Glienicke risale invece al 2016. Fu un’illusione: Nadezhda Sacvehnko, pilota ucraina, veniva scambiata per due agenti dell’intelligence militare russa e accolta da un bagno di folla a Kyiv. Si esultava per la fine della guerra nel Donbas. Nessuno, allora, ne avrebbe immaginato il seguito. Nessuno, oggi, sa cosa può succedere a Griner