dopo due anni di digiuno
Doppietta al Gp del Bahrain: è finita la traversata nel deserto della Ferrari in Formula 1
Leclerc perfetto: pole position, giro veloce e vittoria. Sainz approfitta dei guai in casa Red Bull per arrivare secondo. Già dal prossimo weekend in Arabia Saudita la rossa andrà in cerca di conferme
Aveva ragione Mattia Binotto quando diceva che non avrebbe firmato per il secondo posto. La traversata del deserto per la Ferrari è finita. Dopo 2 anni, 5 mesi, 26 giorni, 2 ore, 32 minuti e 2 secondi torna a calare una bandiera a scacchi davanti al muso di una rossa e a suonare l’inno di Mameli per una Ferrari prima e seconda sul podio. Era il 22 settembre 2019 e a Singapore aveva vinto Vettel davanti a Leclerc. Anche quella volta era notte, anche quella volta fu doppietta e nella notte del deserto del Bahrain è Charles Leclerc che apre la nuova era della Formula 1. Accanto a lui Carlos Sainz in quello che è un uno-due da KO per tutta la concorrenza.
Le due rosse chiudono il Gran Premio d’apertura in parata, un giro d’onore che oggi premia il lavoro di un team tante volte criticato ma capace di lavorare in silenzio e aspettare il proprio momento di gloria. Che poco prima delle 18 in Italia consente a migliaia di tifosi sparsi in tutto il mondo di gridare al cielo la propria gioia. Leclerc è stato perfetto: vittoria, giro veloce, pole position. Ha respinto due volte gli assalti di Verstappen quando la Red Bull del campione del mondo cercava di recuperare ai box quel che perdeva in pista. L’olandese è anche riuscito ai giri 17 e 18 a mettere il naso davanti grazie al DRS. Ma questa volta il principino monegasco aveva la macchina che per due anni aveva solo desiderato ma mai avuto. E a sorpasso rispondeva sempre con un controsorpasso. Tornando davanti e andando sempre via. Giusto una safety car avrebbe potuto rovinare tutto in casa Ferrari. E puntualmente ecco la Safety, giro 46 con Gasly al quale va a fuoco il motore. Gruppo ricompattato e tutto da rifare. Ma anche questa volta Charles è rimasto freddo, ha tenuto dietro Max ed è volato via imprendibile.
Negli ultimi due giri accade l’imponderabile per le Red Bull. Verstappen è costretto al ritiro per un problema alla ricarica delle batterie, Perez finisce in testacoda con l’auto che si spegne a poche curva dall’arrivo. Ne approfittano Carlos Sainz per prendersi il secondo posto e Lewis Hamilton per salire inaspettatamente sul podio. Applausi per la Ferrari, applausi per Mattia Binotto e tutto il team. E standing ovation per Leclerc e Sainz in una notte emiratina che i tifosi della rossa non potevano immaginare più bella. Gli altri? Malissimo la Red Bull, zero punti e tanti problemi in una gara che ha sbugiardato clamorosamente chi li aveva indicati come la squadra da battere. La Mercedes è ancora indietro. I vincitori degli ultimi 8 titoli costruttori sapevano di partire ad handicap. Quanto durerà questa fase di rodaggio forse se lo dicono tra di loro durante le riunioni tra ingegneri e Toto Wolff. La sensazione è che ci sia parecchio da recuperare, visti anche lenti nei pit stop e con una strategia sulle gomme quantomeno discutibile.
Il podio di Hamilton è un colpo di fortuna se paragonato ai disastri Red Bull. Ma la salita appare ancora lunga. Ci sono altre rivelazioni di inizio stagione, forse non ancora verdetti inappellabili ma siamo intorno al primo grado di giudizio. Mc Laren e Aston Martin hanno fatto tre passi indietro. Due scuderie in palese difficoltà, vedere Lando Norris nuotare in mezzo a pesci così piccoli è davvero frustrante. La Williams non ha approfittato del cambio di regolamento mentre decisamente meglio si sono comportate le Haas e le Alfa Romeo. In generale i motorizzati Ferrari hanno davvero voltato pagina e se la Casa Madre ora sa di poter lottare per il Mondale i clienti sanno di aver speso meglio degli anni scorsi la propria quota di budget. Appuntamento al prossimo week end in Arabia Saudita, prima occasione per cercare conferme in casa Ferrari e vedere a che punto stanno gli altri. Ma per una volta è la rossa a dettare il passo, come in tempi troppo lontani e per troppo tempo attesi.