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il foglio sportivo

Giovinazzi vuole folgorare Roma in Formula E

Umberto Zapelloni

“Per andare veloce con una monoposto elettrica, devo dimenticare tutto”, ci dice il pilota italiano della Dragon Penske

Forse preferirebbe essere a Melbourne a correre in Formula 1, ma non lo fa vedere. Antonio Giovinazzi è entrato perfettamente nella parte del padrone di casa dell’ePrix di Roma, il Mondiale per monoposto elettriche che per due giorni ronzerà sulle strade dell’Eur. Padrone di casa e testimonial di una formula che sta faticosamente cercando di trovare i suoi spazi  gareggiando nei centri delle città. Giovinazzi è un debuttante, è solo alla sua terza gara elettrica e deve ancora prendere confidenza con un modo di guidare diverso da quello a cui era abituato in Formula 1.  “È difficile arrivare qui e competere subito con piloti che sono molto forti e hanno tantissima esperienza. Il mio obiettivo non è quello di puntare subito al podio e vincere gare, lo so che è impossibile, ma punto a migliorare gara dopo gara, cosa già avvenuta a Città del Messico per esempio. Posso migliorare ancora e proverò a farlo anche qui a Roma”. Vedere la sua vecchia Alfa Romeo Sauber volare con Bottas e il cinese Zhou gli fa male. Chissà che cosa avrebbe fatto lui con un’auto finalmente all’altezza. Il premio “rododentro” dell’anno non glielo toglie nessuno.

 

Antonio però ha imparato a pensare positivo. A prendere quello che gli offre la vita e soprattutto a non mollare mai. La Dragon Penske è un po’ come la sua vecchia Alfa Sauber, una macchina lontana dal vertice, nonostante qui le scocche siano tutte made in Dallara e quindi identiche.

 

“Mi manca tanto girare in pista. Mi manca la velocità. Non è la stessa cosa aver fatto più di 700 chilometri al simulatore anche perché i simulatori della Formula E sono statici e servono soprattutto per imparare la pista e tutte le procedure.  Dire che sono pronto è un parolone, una parola grossa perché non voglio alimentare false aspettative per il weekend soprattutto per i miei tifosi del fan club che verranno a seguirmi in pista. Posso dire che i miglioramenti avvenuti tra la prima e la seconda gara sono stati molto importanti e che continuerò a lavorare in questo senso”. Due mesi di buco tra la gara messicana e il doppio appuntamento di Roma sono davvero troppi. Una delle assurdità di questa serie.  

  

EPA/Luis Licona 

  

Per fortuna ha potuto provare anche la nuova Ferrari al simulatore, almeno quello non è statico e un po’ di adrenalina arriva. “L’ho fatto soprattutto per me perché voglio essere pronto in caso mi chiamassero (Antonio è il terzo pilota della Scuderia nei weekend in cui non è in pista con le monoposto elettriche ndr.) Devo dire che mi aspettavo molta più differenza visto il cambio regolamentare, invece riesco a guidare come prima”.

 

Il problema è che una volta tornato sulla sua Formula E deve dimenticare ogni cosa: “Davvero il modo di guidare è diverso in tutto. Devo dimenticarmi tutto quello che ho imparato in anni nelle altre formule. Non parliamo poi della Formula 1. In frenata, nella gestione dell’energia, nel rumore perché guardate che guidare nel silenzio è davvero più strano di quanto uno creda. E poi devi saperti dosare. Se forzo in qualifica come facevo in Formula 1 per ottenere il tempo, qui finisco con l’andare più piano. Mi era capitato in Messico, dopo un primo giro che non era male per essere il primo, ho detto adesso forzo. Risultato? Sono andato più piano”. Antonio lo sussurra soltanto, ma lascia capire che in Formula E anche Hamilton, Verstappen e Leclerc farebbero fatica e non vincerebbero subito.

 

“Roma è uno dei circuiti più spettacolari. Un tracciato bello e difficile, tanti saliscendi, tante elevazioni, curve strette e veloci, un circuito che non perdona, ma sicuramente il più emozionante dell’intera stagione, l’ho provato tanto al simulatore e mi piace davvero. Anche gli altri piloti mi dicono che è difficile, ma è anche il più bello. Spero di divertirmi e di fare un altro passo avanti. Non so dire quando sarà davvero pronto, quando avrò la possibilità di sfruttare il potenziale della mia auto al 100 per cento”. È una scuola guida continua. Per fortuna adesso si comincia a correre con più regolarità. Dopo Roma ci sarà Montecarlo. Due gare di casa: “Roma è in Italia, dove sono nato e cresciuto e dove avrò sicuramente tanti tifosi. Montecarlo è il posto dove in questo momento vivo e dove dormirò durante la gara, comodamente a casa mia. E poi c’è Giacarta, quasi una terza gara di casa perché l’Indonesia è importante, da là arrivava il mio grande sponsor, lì ci ho vissuto quasi un anno, un paese che mi ha dato tanto e mi ha offerto la possibilità di andare avanti nella mia carriera”.

 

Il Mondiale di Formula E (trasmesso da Italia 1 e Sky Sport) è ancora un oggetto misterioso in Italia. Attira curiosità nella tappa romana, ma poi torna in un cassetto in attesa che Antonio abbia un guizzo o che finalmente scenda in pista una casa italiana, cosa che avverrà l’anno prossimo quando la Maserati  sarà della partita sfruttando anche la conoscenza del campionato della Ds Automobiles, cugina acquisita dopo la fusione con il Gruppo Psa, fornendo la Power Unit al team Venturi diretto da Suzie Wolff, la moglie di Toto.  Quasi una liaison dangereuse. 

Antonio sogna  di avere una nuova chance in Formula 1 (“Ho lasciato il lavoro a metà devo completare l’opera”, ripete sempre), ma se non dovessero aprirsi nuove porte non gli dispiacerebbe continuare in Formula E con Maserati (ma Di Grassi e Mortara, piloti Venturi non saranno facili da scalzare). Un pilota italiano con una casa italiana servirebbe molto a un campionato che l’anno prossimo, quando debutteranno le auto di nuova generazione, perderà  Audi, Mercedes e Bmw.

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