Chi è Artem Severyukhin, il pilota russo che ha fatto il saluto nazista sul podio
Il ragazzo non potrà più gareggiare nel nostro paese. Luca De Donno, promotore delle Serie WSK, ci spiega perché il giovane russo stava correndo con licenza italiana e per quali motivi tutti i maggiori talenti del kart vengono a correre in Italia
Artem Severyukhin, il quindicenne russo che domenica scorsa, a Portimao, si è presentato sul podio ridendo, salutando con il braccio teso, facendo il saluto nazista mentre risuonava l’Inno di Mameli, non potrà più gareggiare in Italia. Severyukhin correva con la licenza italiana per un team svedese, il Ward Racing, che ha immediatamente preso le distanze, licenziandolo. "È stato un gesto stupido. Ha detto di essere molto dispiaciuto, ma abbiamo deciso di terminare questa mattina il rapporto di lavoro con lui".
Martedì 12 aprile è arrivato anche il ritiro della licenza da parte dell’Aci Sport. La Giunta sportiva dell'Automobile club d'Italia ha definito il gesto "inqualificabile e inaccettabile" e "ha deciso il ritiro immediato della licenza sportiva" e deferito il ragazzo "alla Giustizia sportiva affinché possa valutare la definizione di ulteriori sanzioni che rientrano nella propria sfera di competenza". Di fatto per Artem si tratta di una secca interruzione della carriera.
Luca De Donno, promotore delle Serie WSK e anche della Formula 4 Italian Championship, che da anni vede Artem nei paddock nelle maggiori piste italiane, lo ha definito "un professionista dei kart". Vincente, tra i più forti kartisti della sua generazione, Artem avrebbe tentato il grande salto nel mondo delle monoposto.
"Non ero presente - racconta ancora De Donno - appena ho visto le immagini sono rimasto senza parole. Artem è un ragazzo timido, uno dei primi quattro, cinque piloti della categoria". Dopo quel gesto stupido e inqualificabile, Severyukhin ha postato un video di scuse su Instagram. "Non ho mai supportato nazismo o fascismo, li considero tra i crimini più violenti contro l'umanità. Chiedo scusa a tutti, non volevo offendere nessuno", ha detto. Ma ormai indietro non si torna. Anche la Federazione Italiana dell’Automobile (FIA) ha condannato il comportamento del pilota e ha aperto un’inchiesta.
De Donno ha raccontato di aver assistito, lo scorso 6 marzo, ha un gesto che "ci ha dato serenità: ci ha fatto pensare che lo sport, l’ambiente dello sport è sano". Oleksandr Bondarev, ucraino, e Kirill Dzitiev, russo, si sono ritrovati sul podio dopo la gara Wsk Super Master sul circuito di La Conca, a Muro Leccese. Primo e terzo. La guerra era iniziata da pochi giorni, ma il mondo aveva già cominciato a fare la conta, a dividere buoni e cattivi, quelli che stanno nel giusto e gli altri. Lo sport però è andato oltre. Il russo Kirill aveva tenuto il casco di Oleksandr mentre il giovane amico si metteva la bandiera ucraina sulle spalle. Un piccolo gesto, ma carico di fair play. Immagini che fanno da contraltare all’episodio di Severyukhin.
Perché il giovane russo stava correndo con licenza italiana?
Il mondo del kart italiano è primo al mondo. Solo nel 2021 i piloti che arrivano da ogni parte del pianeta sono stati 355. De Donno spiega che ai suoi eventi partecipano ragazzi da oltre 50 Paesi, il 35 per cento di loro arriva dalla Russia e dall’Ucraina. La guerra ha cambiato anche questo. Ma il richiamo dal mondo-kart in Italia è fortissimo. Per i costruttori, tutti di primissimo livello: dalla Tony Kart alla Birel Art (c’è anche il figlio di Jean Todt), ma anche la Crg, la Parolin, la Tbkart. E poi le piste. Almeno 8 sono di livello internazionale. Una nuova di zecca in Franciacorta, che ospiterà il campionato europeo. Una tappa dell’Europeo anche a Cremona, sede di un’altra pista di qualità. E poi Castelletto di Braduzzo, ma anche Sarno, che quest’anno ha in programma i Mondiali. La già citata pista La Conca di Muro leccese. Molti ragazzi arrivano in Italia con la speranza di coltivare il sogno del motore. Cominciando proprio dai kart. Vale specialmente per i giovanissimi, che hanno tra i 9 e i 12 anni, la categoria Mini. Oltre 100 piloti al via a ogni gara, l’80 per cento di loro arriva da fuori Italia. Una buona fetta proprio dalla Russia. Ci sono anche ragioni economiche non secondarie. Per affrontare una stagione di altissimo livello e guardare al futuro servono anche 300mila euro. Ma certo i nomi che dal kart sono partiti fanno pensare in grande. Molti dei piloti di F1 provengono dal kart: Verstappen, Leclerc, Albon e Russell dal 2009 al 2013 hanno avuto le maggiori esperienze coi kart proprio in Italia. Che, almeno per questo, resta sempre il Paese dei sogni.