Willkommen Sudtirol. Manuel Fischnaller racconta la promozione in Serie B
A Bolzano e dintorni il calcio si è riuscito a ricavare uno spazio tra le discipline invernali: "Ci è voluto tempo per ritagliare spazio e interesse attorno al pallone". Così i sudtirolesi sono riusciti a conquistare la Cadetteria tra pochissimi gol subiti, miglior difesa d'Europa, e azionariato popolare
Quando Manuel Fischnaller iniziò a giocare nel Fussball Club Südtirol, 14 anni fa, “fino alla sera prima non si sapeva nemmeno dove ci saremmo allenati l’indomani: c’era un solo campo da spartirci, dalle selezioni giovanili alla prima squadra”. E oggi? “Oggi le strutture sono la nostra forza. Centro sportivo all’ultimo grido, stadio Druso rimesso a nuovo. E siamo in Serie B”, dice Manuel Fischnaller al Foglio. Da domenica, al termine di una cavalcata trionfale. Willkommen Sudtirol – la dieresi sulla ü, sia per pigrizia o convenzione, nelle cronache nazionali si dissolve –, il primo club dell’intero Trentino-Alto Adige a raggiungere la cadetteria nell’èra dei campionati a girone unico. “Dopo innumerevoli tentativi”, la soddisfazione dell’attaccante. “Perché questo piccolo miracolo parte da lontano. Senza eguali in Italia”.
Fischnaller, 31 anni da compiere, non è l’unico sudtirolese doc in rosa. “Siamo sette, tutti cresciuti qui”. Né vanta la militanza più longeva. “Tait c’è ininterrottamente dal 2014, il capitano Fink addirittura dal 2006: questo traguardo è soprattutto loro”. Ma è il solo ad avere ampi termini di paragone: una parentesi nella Primavera della Juventus, “insieme a Immobile abbiamo vinto il Torneo di Viareggio”, poi le avventure fra i grandi. Reggina in Serie B, Alessandria e Catanzaro in C. “Ho viaggiato per mettermi alla prova, capire, lasciare il segno”. E dietrofront. Il figliol prodigo che ritorna all’ovile. Una, due, tre volte. “L’ultima due anni e mezzo fa”, ora sono 209 presenze e 49 reti, da top scorer nella storia del Sudtirol. “E intanto il progetto cresceva, un passo dopo l’altro”.
Doverosa menzione di campo. “È stata un’annata dura, piena di sacrifici, senza sosta”, continua Fischnaller. “Nel girone di ritorno ho visto i miei compagni più della mia famiglia. Però ne è uscito un capolavoro collettivo”. 90 punti, 27 vittorie, appena 9 gol subiti: la miglior difesa d’Europa si erge a Bolzano. “Merito di un sistema di gioco compatto. Esaltato da una retroguardia impeccabile e dalle parate del nostro portiere”, Giacomo Poluzzi, riflessi decisivi anche contro il Padova nello scontro diretto della penultima giornata. “Ha prevalso l’atmosfera incredibile attorno a noi. E poi: avete mai visto una squadra espressione di un intero territorio?”.
Perché il Sudtirol da diversi anni ormai ha sede legale nel capoluogo. Ma fu fondato nel 1974 a Bressanone, che rimase quartier generale anche dopo la prima stagione fra i professionisti nel 2000. Nel tempo i biancorossi hanno disputato le loro gare casalinghe a Termeno, si sono allenati a Varna. “E proveniamo da tutta la comunità autonoma: io e Davì da Bolzano, Fink da Renon, Tait da Salorno”. Valle dopo valle, di paese in paese. “A Bolzano si trova anche la nostra tifoseria organizzata, sempre più calda”, in 600 domenica a Trieste per l’appuntamento con la storia. “Ma gli spalti del Druso sono un crocevia di sperdute località montane: la cosa che nelle ultime settimane mi ha impressionato di più è che in tutta la regione si è parlato solo di Sudtirol”. E si va ancora avanti. “Ieri stavo prendendo il caffè al bar. A un tratto si avvicina un anziano signore vestito di tutto punto, alla nostra maniera: tracht, bretelle”, manca solo la piuma sul cappello. “Perfino lui mi sorride. E mi fa: ‘complimenti, Fisch’. È un affetto che travalica lingue e costumi”.
O sport. “Questa società ha dovuto affrontare due difficoltà principali”, spiega Manuel. “In primis la concorrenza con le discipline invernali”. Lo stesso Fischnaller è omonimo di Dominik, bronzo olimpico in slittino a Pechino 2022, e di Roland, snowboarder: da quelle parti, il calciatore non è il più famoso dei tre. “Bolzano è anche una roccaforte dell’hockey su ghiaccio: ci è voluto tempo per ritagliare spazio e interesse attorno al pallone”. Ma la perseveranza ha pagato. “L’altra faccenda era la doppia anima italiana e tirolese. Rischiava di essere fonte d’attrito, invece il Sudtirol è diventato un laboratorio di integrazione sociale: ormai si festeggia insieme, senza barriere”. O quasi. “Ogni tanto in spogliatoio, a me, Tait e Fink viene spontaneo parlare in dialetto tedesco: qualche nostro compagno fa finta di prendersela. ‘Italiano, prego!’. La questione linguistica si scioglie negli scherzi”.
Ma l’ingrediente segreto del club è fra i tavoli del cda. “Il Sudtirol si fa strada grazie all’azionariato popolare”, come in Germania. Una trentina di soci detiene le quote di maggioranza, il resto è aperto alle adesioni dei cittadini comuni. “Decentrare il potere unisce ancora di più: il rischio di fallimento è minimo perché suddiviso fra la comunità, senza la variabile dei superinvestitori”. Esempio. Lo scorso novembre, dopo 13 anni, Walter Baumgartner ha ceduto la carica di presidente a Gerhard Comper, direttore amministrativo della Forst. “Nuove risorse, ma nessuna frizione: Baumgartner continua a essere un socio di rilievo. E che la birra investisse nel Sudtirol, lo sapevamo anche prima”. Prosit. “A livello gestionale e partecipativo non esistono squadre simili. Cerchiamo di combinare l’efficienza mitteleuropea con l’entusiasmo italiano. E il bello arriva adesso”. Parma, Spal, una fra Cagliari e Genoa: Fischnaller guida il grand tour. “Chissà che mangiate in baita, dopo partite del genere. La Serie B già di per sé fa venire i brividi. Ma rappresentare sul campo la bellezza delle nostre dolomiti, è qualcosa di inimmaginabile”. Località preferita? “Alpe di Siusi, massiccio dello Sciliar. Da lassù si abbraccia tutto il Sudtirol”. In alto nel cielo, in alto nel calcio.