L'Allegri furioso
Quando all'allenatore saltano i nervi può succedere di tutto. È un’esplosione di ira funesta, rabbia incontrollata, furore inopportuno
Allegri piè pestato si è infuriato. Ancora una volta, come molte altre volte: l’Avvelenato si trasforma e perde le staffe. La notte di Coppa Italia ha lasciato strascichi, veleni e una piccola bugia. Espulso dall’arbitro Valeri, a pestone ancora caldo Allegri si era giustificato così: “È passato uno dell'Inter e mi ha dato una pedata. Ho reagito, l'arbitro mi ha visto e mi ha espulso giustamente”. Intanto: pestone fu, non pedata. L’uno dell’Inter è Mario Cecchi, collaboratore nello staff di Simone Inzaghi. Che dopo aver esultato per il gol del 4-2 di Perisic gli passa accanto e - involontariamente, così sembra da video che circola in rete - gli pesta un piede. Poi si scusa. Sarebbe servito il Var, altro che. Segue parapiglia, segue cartellino rosso, segue ricerca in archivio per avere conferma che quando a Max Allegri saltano i nervi e a quel punto è tutta un’esplosione di ira funesta, rabbia incontrollata, furore inopportuno.
Come quella volta del famoso cappotto volante, Carpi-Juventus del dicembre 2015. Scene da Incredibile Hulk, visione vietata ai minori e replicata qualche anno dopo contro la Spal, con una giacca roteante. L’uomo è fumantino: in questi anni ha litigato con Sacchi e svariati opinionisti in diretta televisiva, ha platealmente zittito Morata dopo un cambio mal digerito, ha accusato Spalletti di aver condizionato l’arbitro - e il collega gli ha risposto: “Per una volta che vinco mi fai la morale” - si è sfogato - dopo la sconfitta in Supercoppa a Doha nel 2016 - con Marotta e Paratici: “Li prenderei a calci nel c***”. Si riferiva ai suoi giocatori, chissà se sapeva che molti anni prima in casa dell’Inter un’affermazione del genere aveva infastidito Moratti ed era costata la panchina a Lippi. Di recente - dopo Juventus-Napoli di gennaio - al fischio finale è partita un’invettiva contro l’arbitro Sozza. "È un cogl****: diglielo, testa di ca*** deve recuperare dodici minuti, non cinque...".
A settembre 2021 - dopo un pareggio col Milan - era rientrato urlando negli spogliatoi: “E questi vogliono giocare nella Juve”. Ne ha per tutti, quando va in trance agonistica. E fa cose di cui magari dopo si pente. Come quando - era l’allenatore del Cagliari e giocava contro il Napoli - diede un calcio e allontanò un pallone che passava davanti alla panchina (voleva perdere tempo), ma si beccò una pallonata micidiale del Pocho Lavezzi. “Io normalmente sono un gentiluomo - disse Allegri - ma stavolta Lavezzi aveva ragione”.
Con Pippo Inzaghi finì a manate e spintoni, scena poco edificante davanti ai ragazzini del Milan e ai loro genitori. Accadde al campo Vismara, dove si allenano le giovanili rossonere. Max allenava la prima squadra, Pippo - che ha sempre tacitamente accusato l’altro di averlo costretto a smettere - guidava invece gli Allievi. Un giorno si incrociarono, Inzaghi manco lo salutò, l’Allegri offeso reagì: “Guardami in faccia se sei un uomo”, finì in rissa, dovettero dividerli a forza. L’Iracondo è fatto così, è un cavo ad alta tensione e quando il voltaggio è troppo alto lo spettacolo in replica è sempre quello: le conseguenze del livore.