A 28 anni, il miglior giocatore delle ultime due edizioni di Eurolega ha sempre rifiutato l’Nba. Non per ideologia, ma per timore di bruciarsi: anche questo, nel vecchio continente, una volta sarebbe stato impossibile
5 secondi alla fine, possesso Efes. Vasilije Micic in palleggio, sprint per sfuggire al raddoppio di marcatura, ma Vezenkov, ala grande dell’Olympiakos, è ancora lì, la mano protesa a sbarrargli la strada da oltre l’arco. Difesa da manuale. Eppure il serbo fa di più: tripla in sospensione, canestro. Alla McGrady, Kobe, Curry. È il buzzer beater che una settimana fa valeva l’ultimo atto di Eurolega. Lì, Micic avrebbe trascinato lo squadrone di Istanbul al secondo trionfo consecutivo. Da Mvp delle Final four, per la seconda volta di fila. Impresa da pochi eletti. Prima di lui appena Kukoc, Spanoulis e Bodiroga: soltanto quest’ultimo e Micic non hanno mai giocato in Nba. Ma Vasilije, nuova stella del vecchio continente, è ancora in tempo. Anzi, si dice che abbia aspettato fin troppo. I Philadelphia 76ers l’avevano scelto col numero 52 nel draft già nel 2014. Gli Oklahoma City Thunder detengono i suoi diritti per un eventuale trasferimento in Nba sin dal 2020. E a osservarlo sul Bosforo, negli ultimi tempi è arrivato anche Pat Connelly, il vicepresidente dei Chicago Bulls. Eppure finora, la risposta di Micic è stata una sola: Europa.
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