L'addestramento di Heung-min Son
L'attaccante coreano del Tottenham è stato il miglior marcatore della Premier League (con Salah). Era da anni tra i più decisivi in campionato, ma, per un motivo o per l'altro, nessuno l'ha mai reclamizzato
Non è facile emergere in Premier League. Specie se giochi accanto a Harry Kane, il figlio d’Inghilterra più forte della sua generazione. Specie se la tua squadra è il Tottenham, a secco di trofei da 14 anni. Specie se sei asiatico e vieni dalla Corea del Sud, dove al calcio si preferiscono baseball e taekwondo. Eppure, se quest’anno nel campionato più seguito al mondo ha brillato una stella, quella è Heung-min Son. Il coreano ha vinto la scarpa d’oro (premio assegnato al capocannoniere) a parimerito con il ben più reclamizzato Mohamed Salah. Tutto grazie ai suoi 23 gol senza rigori – l’egiziano ne ha trasformati 5 – e a 12 marcature nelle ultime 10 partite giocate, numeri che gli hanno permesso di rimontare uno svantaggio sul giocatore del Liverpool che solo un mese fa sembrava incolmabile. È anche grazie ai suoi gol (arricchiti da 9 assist, 5 dei quali per il “gemello” Kane) che il Tottenham di Antonio Conte si è qualificato alla prossima Champions League.
Il traguardo appena raggiunto potrebbe accendere i riflettori su un ragazzo sì poco pubblicizzato, ma che da anni è tra i più decisivi del campionato e tra i migliori al mondo nel suo ruolo. Son si muove da attaccante esterno (da seconda punta da quando Conte allena gli Spurs) e fa della velocità e dello scatto bruciante il suo marchio di fabbrica. Dotato di un gran tiro e un ottimo senso della posizione, calcia perfettamente sia con il destro, sia con il sinistro. Merito, parole sue, degli allenamenti sotto la guida di papà Woong-jung Son, ex calciatore e suo primo mentore. In Corea del Sud, questi sottoponeva il piccolo Heung-min e suo fratello Heung-yun a sedute di tecnica e tattica di almeno sei ore al giorno, per tutta la settimana. Un addestramento tanto rigido quanto importante per forgiare talento e carattere di suo figlio, che si è affidato alla guida del padre anche quando nel 2008 è sbarcato in Europa nelle giovanili dell’Amburgo. Il ragazzo si mette in mostra per la sua applicazione e le sue doti tecniche e, nel 2013, arriva il trasferimento al Bayer Leverkusen. Squadra diversa, stessa determinazione. Roger Schmidt, suo allenatore alle aspirine, racconta che Son si fermava sempre dopo gli allenamenti a provare i tiri con il padre, con entrambi i piedi.
Nel 2015, il Tottenham, alla ricerca di un profilo che sostituisse il partente Aaron Lennon (un giocatore tra i più importanti del club, ma in fase calante e ormai ai margini della rosa) decide di investire 30 milioni di euro sul ragazzo di Chuncheon. Dall’ala londinese Son eredita il numero 7 e il ruolo, ma l’impatto con la Premier League è arduo: solo 28 presenze e 4 gol, con difficoltà di adattamento in una stagione dove il Tottenham si contende il titolo con il Leicester di Claudio Ranieri. Poi, di anno in anno, un miglioramento costante, con sempre almeno 10 gol segnati e un’intesa sempre più salda con Harry Kane, con cui diventa la coppia gol più prolifica della storia della lega.
La sua carriera, però, rischia di subire un brusco stop. In quanto cittadino sudcoreano, Son è tenuto a svolgere 22 mesi di leva obbligatoria entro i 28 anni di età. Unica possibilità di esenzione: vincere un trofeo con la sua nazionale. Ci prova prima ai mondiali del 2018, ma l’eliminazione ai gironi avvicina lo spettro del servizio militare per lui e i suoi compagni, accolti in patria di ritorno dalla Russia con lanci di uova. Si arriva quindi alla prima data spartiacque del percorso di Son, il 1 settembre 2018. Grazie alla vittoria in finale contro il Giappone, la nazionale di calcio under23 della Corea del Sud vince i giochi asiatici (Son partecipa come fuori quota). La leva viene scongiurata: per adempiere i suoi doveri in patria basteranno tre settimane di addestramento militare, incombenza cui Son adempie durante il primo lockdown evitando in questo modo di saltare partite di campionato.
Il 7 dicembre 2019 è la seconda data spartiacque della sua carriera. Gli Spurs ospitano il Burnley nel loro nuovo, faraonico impianto da un miliardo di sterline, il Tottenham Hotspur Stadium. Al 32° minuto, sul 2-0 per i padroni di casa, il coreano recupera palla a ridosso della sua area di rigore e inizia la sua corsa. Uno, due, tre, sette avversari alle sue spalle e un tocco morbido sul palo lontano a beffare Pope per il 3-0. Il gol gli vale la vittoria del Puskas Award, il premio che la Fifa assegna ogni anno alla rete più bella della stagione basandosi sui voti espressi su internet dai tifosi.
Ora, grazie alla doppietta nel 5-0 contro il Norwich, la scarpa d’oro. Un titolo sì individuale, ma vinto grazie al supporto di tutti i suoi compagni, che dopo il 3-0 hanno fatto di tutto per permettergli di arrivare a questo obiettivo con due reti nei minuti finali. Sebbene il legame tra Son e gli Spurs sia ben saldo e il suo contratto scadrà nel 2025, ora il mondo sembra essersi finalmente accorto che il sudcoreano non è solo simpatico, ma anche molto, molto forte. Con ogni probabilità, quest’estate una big busserà alla porta del presidente Daniel Levy per cercare di accaparrarselo. L’offerta, però, dovrà essere irrinunciabile: la bottega di Hotspur Way non ha mai fatto sconti a nessuno.