Il fascino calcistico di Gattuso (che va ad allenare il Valencia)
Amato e stimato da compagni, tifosi e calciatori. Molti di loro sarebbero anche pronti a fare i bagagli e prendere il primo volo, pur di seguirlo. Nonostante i risultati in panchina non siano all'altezza dei suoi trascorsi in campo
“Vattene allora, ma chi ti piglia?”. Lo avevamo lasciato così Gennaro Gattuso, a Firenze, dopo il duro confronto con Joseph Commisso, figlio di Rocco, che spezzò un incantesimo durato appena 21 giorni. Oggi, è pronto a ripartire da Valencia. Dopo il deludente nono posto in classifica, il club spagnolo ha scelto di interrompere la collaborazione con Pepe Bordalás, affidandosi alla voglia di rivincita del tecnico calabrese. “Ringhio”, sarà così il terzo allenatore italiano nella storia del club spagnolo. Prima di lui Claudio Ranieri e Cesare Prandelli.
Comincia così l’ennesima sfida per Gattuso. Lui, calabrese doc, che da ragazzino sognava solo di fare il pescatore a Schiavonea. Poi, a un tratto la passione per il pallone. Un sentimento vero, che lo ha portato lontano dalla sua Calabria. Amato e stimato dalla sua gente, da compagni, tifosi e calciatori compresi. Molti di loro a dire la verità sarebbero anche pronti a fare i bagagli e prendere il primo volo, pur di seguirlo. Romagnoli, Bakayoko, Mertens, i giocatori che da sempre con Gattuso, hanno un feeling particolare. Chissà, il proprietario dei “murcielagos”, Peter Lim, ha promesso una rosa competitiva, secondo le sue richieste.
Nonostante Gattuso da calciatore abbia vinto tutto da protagonista, da allenatore però mostra ancora una fragilità figlia di un calcio dove se non segni un gol in più del tuo avversario, l’intero lavoro viene messo in discussione. Non c’è tempo per sperimentare, conta solo vincere.
A oggi, i successi in panchina sono pochi, un esonero a Palermo, quello di Creta, un’esperienza a Pisa, un quarto posto sfiorato sulla panchina del Milan, un quinto amaro e inaspettato piazzamento a Napoli, all’ultima giornata del campionato 2020-2021. Gattuso nonostante un carattere forte e determinato, non è mai riuscito a fare qualcosa di grande. Quel tanto atteso salto di qualità, nelle vesti di allenatore, lo abbiamo a tratti intravisto, ma non è stato sufficiente, ad oggi, per convincere i più scettici. “Io sono un allenatore ambizioso e voglio giocatori forti e funzionali alla squadra che alleno. Le critiche? Anche quando ho iniziato a giocare mi davano dello scarso”, ha dichiarato con la sincerità di sempre. Una grande dote non lo ha mai abbandonato: la grinta. Così come in passato da calciatore, non usciva dal campo neanche dopo la rottura del crociato, finendo e vincendo la partita, oggi da allenatore, non si lascia intimorire dalle perplessità intorno al suo arrivo in Spagna. Dopo mesi di riflessioni, è pronto a rimettersi in gioco, in Liga, con la squadra più giovane del campionato.