il foglio sportivo - il ritratto di bonanza
Jannik Sinner e il coraggio di avere paura
Il tennista altoatesino dopo il ritiro al Roland Garros non ha saputo spiegare le ragioni del suo fisico fragile. Da lui ci si aspettava il successo a prescindere dai fatti. Lasciamolo crescere, lasciamolo vivere
Lo sguardo basso, le parole che scivolano con fatica. L’accento altoatesino che si indurisce ogni istante che passa. È il momento di spiegare un infortunio abbastanza misterioso e Jannik Sinner, felpa con cappuccio dentro la quale vorrebbe sparire, cerca di organizzare delle risposte plausibili sul suo ritiro contro Rublev. Solo che non le ha, non le può conoscere. A un certo punto gli scappa una frase, “ognuno ha un punto debole, il mio è il fisico”. Lo dice con la voce che si spezza, raggomitolato dentro le spalle e all’improvviso diventa piccolo, piccolissimo, ancora più piccolo della sua giovane età. Viene in mente il Sinner bambino, quello con i capelli fulvi a cascata sulla schiena. I bambini hanno paura di molte cose, soprattutto del buio. Jannik ha paura del buio? Era questa la domanda da fare che però nessuno gli ha rivolto. Avrebbe potuto raccontare cose interessanti.
Il tennis è un viaggio costante dentro al buio, una prova esistenziale di forza e di resistenza contro la paura. Martina Trevisan lo ha conosciuto quel buio e ha smesso di mangiare e poi di giocare prima di ritrovare la luce. Ashleigh Barty si è ritirata a soli 25 anni, in vetta al mondo, per paura di ricadere nel buco nero della depressione che l’aveva fatta scomparire qualche anno prima. La lista sarebbe ancora lunga, ma fermiamoci qui. Jannik ha solo un problema a un ginocchio, anche se in precedenza ha dovuto fronteggiare altri guai. Ma il buio prende forma davanti a lui, colpendolo nel fisico, ed è ingiusto non porci la questione dell’indulgenza, lasciando che il ragazzo di San Candido possa serenamente guarire senza il peso di un qualsiasi giudizio.
È cresciuto in fretta, gli hanno appiccicato addosso l’etichetta di predestinato e come tale gli hanno attribuito il successo a prescindere dai fatti. Chi legge, e ha un minimo di coscienza, è perfettamente in grado di capire quanto sia difficile la vita nel momento in cui tutti, ma proprio tutti, si aspettano qualcosa da te. Qualcosa di molto importante, come una vittoria, anzi una collana infinita di vittorie. Jannik non è diverso da noi, non è diverso dagli altri, non è diverso da nessuno. Jannik Sinner è figlio di quel vento che ogni tanto solleva il talento e lo porta davanti ai nostri occhi. È un dono, di cui possiamo attribuirci addirittura un merito, vantandoci del fatto che è italiano proprio come noi. Ma lasciamolo crescere, lasciamolo vivere, lasciamo che trovi persino il coraggio di avere nel suoi intimo un po’ di paura.