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Il Foglio sportivo

Nicolai e Cottafava, la nuova coppia del beach volley sulla sabbia del Mondiale di Roma

Pierfrancesco Catucci

Dopo l'argento olimpico con Daniele Lupo il campione ha cambiato compagno: “È stato un po’ come ricominciare da zero, ma mi ha dato una carica incredibile". La rassegna iridata si chiuderà il 19

C’è una frase che Paolo Nicolai ripete da sempre: “Bisogna imparare a trattare la vittoria e la sconfitta allo stesso modo”. È il suo mantra, la filosofia che gli permette di non lasciarsi distrarre dal risultato in sé ed essere sempre pronto a riconcentrarsi sulla partita successiva. Anche dopo aver vinto il primo argento olimpico della storia del beach volley italiano a Rio 2016. Anche dopo aver conquistato (un po’ a sorpresa per tutti, domenica scorsa in Lettonia) il primo torneo di una nuova era sportiva appena al sesto appuntamento con il nuovo compagno Samuele Cottafava, dopo 11 anni – una vita nel mondo del beach volley – con Daniele Lupo.

 

Ma il Paolo Nicolai che si è presentato al Mondiale cominciato ieri e che si chiuderà il 19 giugno sui campi del Foro Italico di Roma, è una versione ancora più evoluta di uno dei più forti giocatori italiani della disciplina. A maggio dello scorso anno è diventato papà di Anna e da quel momento tutto è cambiato. Ha sentito l’esigenza di rivoluzionare anche la sua vita sportiva, ha chiuso la splendida avventura con Lupo e ha abbracciato un nuovo percorso con Cottafava (10 anni più giovane), Simone Di Tommaso come allenatore e una nuova base operativa a Pescara, per essere più vicino alla sua Ortona. “È stato un po’ come ricominciare da zero – racconta l’aviere scelto del centro sportivo dell’Aeronautica Militare – ma mi ha dato una carica incredibile. Fino a un anno fa, per esempio, non avrei mai pensato di provare soddisfazione per aver superato il turno di qualifiche di un torneo (il beach volley ha molto in comune con il tennis nella struttura dei tornei, ndr). Alla base, però, c’è tutta l’esperienza accumulata in questi 15 anni di beach volley e una consapevolezza diversa del vero valore delle cose”.

   

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In questo, la famiglia (completata dalla moglie Sara e da sua figlia Sofia, oltre alla piccola Anna) e la paternità hanno avuto un ruolo determinante: “Diventare padre mi ha aiutato a guardare le cose da una prospettiva diversa. È come quando, per osservare bene un fenomeno, allontani il punto di vista. Ho imparato a dare il giusto valore alle cose e, in questo senso, anche alle vittorie e alle sconfitte, oltre che agli inevitabili momenti di difficoltà che caratterizzano un percorso sportivo”.

 

E allora è facile pensare che il suo ruolo in questa nuova coppia con Cottafava sia quello di accompagnare la crescita di uno degli astri emergenti del beach volley di casa nostra. Ma non è così e su questo Nicolai non transige: “In questo sport, una coppia può funzionare solo se entrambi i giocatori sono sullo stesso livello. Bisogna rispettarsi a vicenda e giocare insieme, l’uno per l’altro, sempre. Prima di cominciare questa avventura, io e Samuele abbiamo parlato e abbiamo chiarito proprio questo aspetto. Gli ho detto che se si aspettava di trovare in me una ‘chioccia’, si sbagliava. Io sarei stato un compagno di squadra leale con cui confrontarsi alla pari e trovare insieme le soluzioni. E lui ha accettato”. A tal punto che, nelle dinamiche interne al team, si è deciso che il capitano della squadra sarebbe stato proprio Cottafava. Assume, dunque, un contorno leggermente diverso l’immagine di Nicolai che invita il compagno di squadra incredulo (alla prima vittoria in carriera di un torneo equiparabile a uno Slam del tennis) a sollevare il trofeo appena vinto in Lettonia, mentre gli organizzatori lo avevano comprensibilmente porto a lui. “Samuele è il capitano ed è giusto che fosse il capitano a sollevare il trofeo” taglia corto Nicolai che non ammetterà mai la componente romantica del gesto sulla quale, invece, chi lo segue da sempre, non ha dubbi.

 

La Lettonia, però, ormai è in archivio, ma è innegabile che abbia acceso ulteriori riflettori sulla coppia azzurra. “Siamo consapevoli di questo, ma sappiamo anche che siamo all’inizio del nostro percorso insieme. È chiaro che vogliamo fare bene, siamo a un Mondiale, per giunta in Italia, ma dobbiamo restare concentrati su quello che siamo e sulla strada da percorrere. Il livello è altissimo e il beach volley è uno sport in cui due palloni possono cambiare la storia di un torneo: a Jurmala siamo stati a un passo dal non qualificarci in tabellone e a un passo dal perdere la finale 2-0, ma poi le cose sono andate in un altro modo. È il bello del nostro sport”. Solo due palloni. Perché la vera differenza sta nella capacità di ognuno di trattare vittoria e sconfitta esattamente allo stesso modo.

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