Il foglio sportivo - that win the best
La Nations League esiste soltanto per Mancini
Perché l’Uefa ha la necessità di inventare altre coppe inutili? Ce ne sono già abbastanza
La Nations League non esiste, e per fortuna è finito questo strazio. Si riproporrà, come una sheperd’s pie cucinata male la mattina dopo, a settembre. Ma almeno allora saranno già ricominciati i campionati, avrò ordinato abbastanza birra e soprattutto mancherà poco all’inizio del Mondiale in Qatar, che vincerà l’Inghilterra. La Nations League non esiste, e alla fine non è stato nemmeno un test particolarmente probante: i giocatori erano stanchi, e fondamentalmente non fregava niente a nessuno. L’intoccabile Roberto Mancini ha però tirato un brutto scherzo ai giornalisti appecoronati: dopo l’eliminazione dal Mondiale e l’umiliazione di Wembley contro i campesinos argentini, le lingue delle redazioni sportive italiane avevano ricominciato a roteare sulle terga del commissario tecnico come se niente fosse successo. Era bastato un assist di Gnonto per far gridare al miracolo, la convocazione di Gatti per fare urlare alla lungimiranza profetica del ct, il dito rotto di Donnarumma per fare scrivere paginate di elogio all’attaccamento per la maglia azzurra.
Le cinque pere della Germania hanno costretto molti ad ammettere a se stessi che forse avevano esagerato, e che prendersela ora con Mancini per avere messo in campo una squadra di scappati di casa dopo averla invocata per giorni al grido di “nuovo ciclo!”, forse non sarebbe stato credibile. Ma poiché Mancini ha anche un discreto culo, in suo soccorso è arrivato Gigio Donnarumma, che non pago di avere preso gol da qualunque tedesco passasse dalle sue parti, tifosi sugli spalti compresi, ha risposto scazzato alla giornalista della Rai che gli aveva fatto notare che quella di quel giorno non era la prima papera che gli capitava di fare.
Due giorni di elogi del coraggio di Alla (curiosamente fatti dai colleghi che domande del genere non le hanno quasi mai fatte in vita loro, ma si sa che siamo tutti scomodi col microfono degli altri), e altrettanti di attacchi e critiche a Donnarumma, manco avesse picchiato la giornalista, con il solito carico di paternalismo palloso tipico dei commentatori che pensano di saperla lunga e avere la lezione di vita in tasca. Sì, lo so cosa state pensando: non è che le quattro pere dell’Ungheria all’Inghilterra fossero tanto meglio, e devo confessare che ho sofferto. Ero convinto che inginocchiarsi contro il razzismo prima del fischio di inizio e indossare la fascia arcobaleno ci avrebbe messo dalla parte dei buoni e quindi fatto vincere contro i cattivi razzisti omofobi ungheresi. E invece. Non sarà la Uefa a farmi riconciliare con il calcio, però.
Leggo che Ceferin e compagni proseguono nel loro piano di distruzione di massa inventando altri inutili tornei con l’obiettivo non dichiarato ma ormai palese di farci venire la nausea: Supercoppa europea tra le vincenti di Europa e Conference League (il trofeo è di plastica?) e “Torneo d’apertura” negli Stati Uniti tra vincitrice della Champions e altre tre grandi squadre non ben identificate. Marketing, vendita del prodotto, fuffa, ripetizione ossessiva dell’identico, distacco dalla realtà. E sceicchi, cinesi e americani che investono. Mi trovate al pub, ma non venite a cercarmi.
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