Paolo Banchero è una prima scelta. Nel Draft Nba Orlando punta sull'italiano
L'ex Duke guiderà la ricostruzione dei Magic. Gli altri due grandi talenti, Chet Holmgren e Jabari Smith, si sono accasati rispettivamente a Oklahoma City e Houston
Un’altra Draft night è andata in archivio, con 60 giovani prospetti - per lo più provenienti dal basket collegiale americano - che hanno trovato una nuova squadra in Nba. E sedici anni dopo, la prima scelta assoluta è tornata a tingersi di azzurro: se nel 2006 era stato Andrea Bargnani, selezionato dai Raptors, questa volta l’onore - e, come la storia di Bargnani stesso insegna, l’onere - è toccato a Paolo Banchero.
Il talento italo-americano in uscita da Duke University inizierà la sua avventura in Nba vestendo la maglia degli Orlando Magic, squadra in piena fase di ricostruzione, in cui Paolo avrà il tempo e lo spazio per crescere e sviluppare il proprio potenziale. “Sono il miglior giocatore di questo Draft”, aveva assicurato nei giorni scorsi. “Penso di poter essere un grande leader, di poter portare il peso di essere una stella, di essere fatto per questo”. Chi deteneva la prima chiamata, evidentemente, era della stessa idea.
Per il debutto di Banchero con la maglia dei Magic dovremo aspettare poco: il prossimo 5 luglio, infatti, prenderà il via a Las Vegas la Summer League, in cui Orlando avrà il primo assaggio della propria nuova speranza per il futuro. Per la prima con la maglia della Nazionale italiana, invece, l’appuntamento è presumibilmente fissato all’estate 2023, come lo stesso Paolo ha confermato a Simone Sandri (Gazzetta dello Sport) poche ore prima del Draft: “Giocherò sicuramente in Nazionale, non quest’estate agli Europei ma la prossima. Garantito. E grazie ai tifosi italiani per il loro supporto in questa stagione".
Dopo Banchero sono stati selezionati anche Gabriele Procida e Matteo Spagnolo, una storica “tripletta” italiana. Scelti entrambi al secondo giro (rispettivamente alla 36 dai Pistons e alla 50 dai Timberwolves), i due hanno però davanti un percorso più lungo - e incerto - rispetto a quello di Banchero, con il possibile appuntamento con l’Nba che si presenterà dopo un altro anno almeno in Europa.
Dopo Banchero, gli altri due prospetti più attesi – Chet Holmgren e Jabari Smith – si sono accasati rispettivamente a Oklahoma City e Houston. Sarà il tempo, a questo punto, a dirci chi ha scommesso sul cavallo giusto, sul prospetto in grado di dare una svolta al futuro della franchigia. Quel che è certo è che servirà pazienza, trattandosi di ragazzi appena ventenni che spesso necessitano di tempo per ambientarsi e trovare una propria dimensione. Il Draft, del resto, è la scienza meno esatta – e proprio per questo più avvincente – del panorama Nba, con scout e dirigenti chiamati a prevedere il futuro di giovani talenti che il più delle volte non si sono ancora confrontati con giocatori professionisti.
Spendere le primissime chiamate per profili che non si riveleranno all’altezza, i cosiddetti bust, è l’incubo di ogni General Manager, ma è cosa tutt’altro che infrequente; così come capita di riuscire ad accaparrarsi delle future stelle con scelte al secondo giro (ovvero, tra la numero 31 e la 60), quelle che oltreoceano chiamano steal. Ed è così, per esempio, che i Kings hanno preferito Marvin Bagley a Luka Doncic nel 2018, i Cavaliers hanno sprecato una prima chiamata per Anthony Bennett nel 2013 e i Pistons hanno speso la numero 2 per Darko Milicic in un Draft ricco come non mai di talento come quello del 2003 (c’erano Carmelo Antony, Chris Bosh, Dwyane Wade oltre a LeBron James, prima scelta assoluta). D’altra parte, sono passati alla storia – dalla parte giusta – i recenti casi di Nikola Jokic, stella di Denver reduce da due titoli di Mvp consecutivi, pescato alla numero 41; due Hall of famer come Draymond Green e Manu Ginobili, rispettivamente draftati alla 36 e alla 57; o ancora, un due volte All-Star come Isaiah Thomas, addirittura alla 60, l’ultimissima chiamata. E del Draft 2022, cosa si dirà tra qualche anno?
Per Banchero, migliorare nella metà campo difensiva sarà determinante per raggiungere quelle aspettative legittimate dal suo talento offensivo e dall’essere scelto alla prima assoluta. Per Holmgren, lungo moderno con straordinario potenziale in difesa, i principali dubbi riguardano l’adattamento al livello fisico dell’Nba. Per Smith, infine, che sulla carta è il miglior tiratore di questo Draft, le incognite hanno principalmente a che fare con la sua capacità di costruire vantaggi dal palleggio, qualità necessaria per essere una stella in questa lega. Quello che c’era scritto sugli scouting report, però, dopo la notte del Draft conta poco. Ora sarà il campo a parlare.
Intanto, in ogni caso, quello che per Banchero era “più di un sogno” è diventato realtà: “Speravo di poter arrivare in Nba, ma non mi sarei mai immaginato di diventare la prima scelta assoluta. Per questo mi sono emozionato così tanto. Questo è uno dei momenti più belli della mia vita.”