a londra
Sinner batte Alcaraz a Wimbledon ed entra nel presente del tennis
L'altoatesino non vinceva contro un top ten in un torneo dello slam da due anni. Perché quella di oggi è una partita spartiacque per la sua carriera
Mai nelle 134 edizioni precedenti, la domenica tra la prima e la seconda settimana si era giocato a Wimbledon. La tradizione imponeva il riposo, ossequiato con rigoroso rito sacro all'All England club. Ci hanno pensato i diritti televisivi, le esigenze di marketing, a infrangere un altro pezzo di storia. Si sono persino visti sfilare i grandi campioni del passato e del presente (c'era anche un elegantissimo Roger Federer) per i cento anni del campo centrale. Eppertanto Jannik Sinner non poteva scegliere giorno migliore per vincere la più importante partita della sua giovane carriera. Dopo 3 ore e 35 minuti di un match che giustamente Elena Pero in commento ha definito di "un'intensità quasi insopportabile", ha abbracciato Carlos Alcaraz con aria vagamente sollevata. Quattro set che agli appassionati di tennis hanno ricordato la nascita di rivalità altisonanti: non faremo nomi, ma tant'è, gli esempi sono quelli lì. E possono impaurire.
Sinner non batteva un top 10 in un torneo del grande slam dall'ottobre 2020. Erroneamente una grafica curata dalla regia britannica ricordava come si fosse spinto oltre gli ottavi di un major in una sola occasione. Parigi 2020, sconfitta onorevole con Nadal. Ma dimenticavano che l'incontro che ha fatto scattare un click nella mente dell'altoatesino è stato il quarto di finale di quest'anno agli Australian Open. Ci era arrivato, alla quinta partita, concedendo le briciole agi avversari. Aveva aspettative altissime, voleva prendersi il mondo. Morale: il greco Tsitsipas l'ha preso a pallate. E da quel giorno nulla è stato più lo stesso.
La separazione con Riccardo Piatti, il lavoro con Simone Vagnozzi e adesso Darren Cahill, avevano come precisco scopo quello di arrivare a infrangere un tabù: battere i primi dieci nella classifica mondiale. Andare oltre i propri limiti. I risultati non è che si fossero visti granché, complice anche un fisico gracilino in larghi tratti di questa stagione. Sinner sembrava un giocatore-cantiere, involtolato in un processo di costruzione ancora a lungo periodo. Il miglior match lo aveva giocato a Montecarlo, sempre ai quarti di finale, contro Alexander Zverev. Ma aveva perso al tie-break del terzo set. Come nel match di round robin a Torino contro Danil Medveded, a novembre scorso. Sembrava una condanna.
Ecco perché il successo contro Alcaraz è uno spartiacque. Il campioncino di Murcia aveva dimostrato di essersi spinto già oltre Sinner, aveva vinto tornei più importanti, lo aveva già battuto nell'unico confronto a livello Atp. Settimana dopo settimana affastellava suggestioni di strapotere fisico. Quando s'è visto il sorteggio ci si è detti: al massimo arriviamo agli ottavi di finale, Alcaraz è troppo forte.
E invece no. Anche grazie a una risposta che per i primi due set e mezzo ha ricordato quella di Novak Djokovic, modalità muro, un servizio solido, la partita ha preso una piega che nemmeno Sinner si aspettava. Due set a zero dopo poco più di un'ora di gioco. All'inizio del terzo set l'italiano ha avuto tre palle break per chiudere la pratica. Ma lo spagnolo si è salvato e tutti e due hanno tenuto i propri turni di servizio. Ha fatto capolino l'imbuto tie-break. Con Alcaraz che si porta sul 6-3 e Sinner che annulla con un dritto a più di 150 chilometri orari. Ribalta la situazione e va a servire per il match. Ma fallisce una, poi anche la seconda occasione. Il terzo set è andato.
A quel punto la domenica potrebbe avvelenarsi da un momento all'altro. Basterebbe che Sinner perdesse il servizio all'inizio del quarto set e la famosa teoria del piano inclinato prenderebbe il sopravvento. Sbagliato: tiene botta a fatica. Rimane sempre in testa nel punteggio. E nel quarto game Alcaraz torna a sparacchiare. Il resto sono altri quattro match point annullati, che negli scettici per natura fanno intravedere un disegno malefico, prima di chiudere con un dritto incrociato sulla riga. Sinner braccia al cielo.
Prima di Wimbledon non aveva mai vinto una partita sull'erba. La settimana scorsa da numero due del seeding aveva perso al primo turno del torneo di Eastbourne. Dopo il ritiro di Berrettini per Covid avevamo le mani tra i capelli. Non sapevamo che un'eterna promessa stava per sbocciare. E da giocatore in costruzione diventare un piccolo campioncino. Se anche la strada dovesse essergli sbarrata da Djokovic, non importa. Sinner oggi ha lasciato il futuro ed è entrato nel presente del tennis. Per restarci.