Il Foglio sportivo
Numeri e segreti della BoboTv
Piace ai giovani, richiama i grandi come Guardiola. E batte la televisione
L’ultima puntata della BoboTv stagione 2021-2022, in onda la sera di lunedì 30 maggio, è durata tre ore e cinque minuti. Ben oltre il tempo medio di un talk calcistico trasmesso sulla cosiddetta tv: reggono il confronto solo certe maratone di Pierluigi Pardo, di quelle con venticinque ospiti. Teneva banco il dibattito sulla finale di Champions League Real Madrid-Liverpool, condotto con toni non dissimili da un’arena politica di Rete4: Antonio Cassano sosteneva che trattavasi di gran culo, Bobo Vieri esaltava il cinismo del Madrid e proclamava che nel calcio conta solo metterla dentro, Lele Adani con piglio e barba da vecchio saggio del Fantabosco mediava tra le due posizioni e approdava hegelianamente alla Sintesi. Ciononostante ogni tre minuti, come azionato da una qualche leva automatica, lo stesso Adani se la prendeva con la “gente che viene pagata per fare i complimenti e non per fare analisi” e si compiaceva di non essere servo (non si capiva bene di chi). Nicola Ventola era infine un mite elemento d’arredo che però non mancava di buonsenso, come spesso accade a tutti coloro che non alzano mai la voce.
L’hanno vista in oltre 300 mila persone (tra diretta e differita), più o meno quanti una settimana prima avevano assistito all’ultima puntata di TikiTaka su Italia 1 (354 mila spettatori l’ascolto medio). È difficile comparare i dati di due mezzi così diversi, ma serve a rendere l’idea. Del resto “Christianvieriofficial”, l’account Twitch che ospita le prodezze dei nostri eroi, vanta – al momento in cui scriviamo – 483.883 affiliati: 25esimo canale italiano per numero di iscritti secondo i dati di TwitchTracker, per abissale distacco il più seguito tra quelli che parlano di calcio. Nel mondo è al quarto posto, dietro solo agli spagnoli che impazziscono per Twitch.
Dalla BoboTv non sta nascendo un nuovo modo di fare informazione sportiva né tantomeno un nuovo giornalismo, termine che ormai andrebbe pronunciato con virginale pudore, a bassa voce, come si fa con le parole che fanno arrossire. Queste non sono nemmeno lontanamente le intenzioni del padrone di casa, ben più appassionato alla ricaduta economica di tutta la baracca: iniziata come un divertissement tra quarantenni per sfuggire alla noia del lockdown, la BoboTv si è presto messa sotto l’ombrello di valide agenzie di comunicazione (Futura Management, Hellodì) che l’hanno trasformata, vivaddio, in Prodotto. Quest’estate, per esempio, il cosiddetto BoboTv Show ha fatto il giro delle località di mare – Jesolo, Viareggio, Civitanova eccetera – e ha proposto agli adepti un’insalata di padel e altre cose di gran moda presso i bomber, parola che è quasi il perfetto anagramma di boomer.
Questo è il quadro da vicino. Serve fare dieci passi indietro, osservando da lontano le disquisizioni ombelicali che ne riempiono il palinsesto, per notare in controluce il problema del giornalismo sportivo di oggi: è vecchio, vecchio in modo drammatico. Non che Bobo e i suoi amici siano alfieri della Generazione Z: il più giovane della cricca è Cassano che ha compiuto 40 anni due settimane fa, anche se per elasticità mentale e postura (gli mancano solo la familiare di Peroni e il frittatone di cipolle) ne dimostra almeno dieci in più. Si pone orgogliosamente come lo sportivo da divano che guarda tutto e spesso ne sproloquia: le sue gaffe su tennis e Nba sono diventate oggetto di acclamati meme. Nemmeno lo sviluppo dei vari argomenti è granché rivoluzionario: il dibattito è spesso ozioso, ripetitivo, in gran parte fondato su una pappardella di luoghi comuni che vengono ripetuti ogni cinque minuti. Forse è così che bisogna fare, dacché il BoboBar è pieno di avventori mordi & fuggi che in qualunque momento devono subito riconoscere il tono della discussione.
Il livello medio dei commenti in chat non è esattamente la Setta dei Poeti Estinti dell’Attimo Fuggente: quasi tutti sperimentano soprattutto la vertigine social di poter essere parte integrante della baraonda, invece che esserne spettatori passivi come in tv. Ma il disprezzo con cui molti liquidano la BoboTv, trattandola come un bar dello sport che non ha niente di diverso dal becerume di una Telelombardia, s’incaglia su alcuni fatti oggettivi: per esempio, perché a una settimana dalla finale di Champions 2021 Pep Guardiola ha accettato di chiacchierare con loro, invece che con i soliti giornalisti? Perché quattro ex calciatori di mezza età, guitti finché si vuole ma tutti di rango internazionale, con presenze in Champions e Nazionale, mettono meno in difficoltà, capiscono meglio il calcio e rappresentano una comfort zone più solida di tantissimi giornalisti – insomma, sono più credibili.
La BoboTv balla la propria Vita da Bomber sulle macerie dei grandi media tradizionali, i quali – tra le altre cose – faticano a proporre una voce credibile sotto i quarant'anni che non sia stato un ex calciatore (per esempio, l’ottimo Parolo di Dazn). Il Club di Sky è un circolo di compiaciuti ultracinquantenni, mentre Rai e Mediaset sono semplicemente territori sconosciuti al pubblico giovane, che guarda i primi sei tasti del telecomando come Matthew McConaughey scrutava il gargantuesco buco nero di Interstellar.
È un altro colpo d’accetta sulla crisi e sulla distanza ormai siderale tra le parti: invece che fermarsi alle classiche interviste posate in cui le partite sono tutte difficili e i nuovi compagni tutti favolosi, il pallone di oggi rotola sui social e molto spesso in prima persona. Il neo-portiere del Monza Alessio Cragno ha raccontato nei dettagli la propria balbuzie a “Cronache di Spogliatoio” con uno spazio che nessun altro è mai riuscito (o ha mai voluto) concedergli, ostacolato anche dalla pigrizia di tanti uffici stampa che si limitano al compitino portato avanti per anni invece che aprire le finestre. A margine: Cronache di Spogliatoio ha un milione di follower su Instagram, ma Instagram è in crisi e questo suggerirà un’ulteriore futura migrazione (è assai probabile che ci stiano già pensando). Il panorama è in continuo ed eterno movimento.
Insomma la BoboTv – che al momento gode di ottima salute – non è la cura ma il sintomo, un sintomo da valutare con estrema attenzione. Si potrebbe definirlo un esperimento pionieristico che verrà per forza migliorato: dal progresso tecnologico (che si muove con ritmi da velocista giamaicano), dall’arrivo di nuovi creator in grado di intercettare con maggior precisione lo spirito del tempo e di portare due parole che, ironia della sorte, sulla bocca di Cassano sono diventate un vessillo della dilagante Bobomania: qualità, raffinatezza. Il luogo comune che va per la maggiore – i giovani non seguono più il calcio – è facile da rovesciare: il calcio non fa nulla per essere seguito dai giovani, i quali per seguirlo sono persino disposti ad accontentarsi di quattro barbogi di successo che mandano in frantumi il boomerometro. Aspettiamo fiduciosi l’evoluzione della specie, che arriverà. Sbaglieremo? Amen.
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