Il Foglio sportivo
Parte la Serie A, l'inutilità di un pronostico a Ferragosto
Il Milan resta giovane, Inter e Juve puntano sull’usato sicuro. Mou ci riprova. Napoli tutto da scoprire. Il Mondiale in Qatar dividerà in due fasi il campionato
L’inevitabile grigliata di Ferragosto deve muovere da due premesse. Primo: è un po’ inutile fare pronostici per un campionato spezzato in due tronconi dal Mondiale autunnale e spalmato da agosto a giugno, record di durata nella storia della serie A. Secondo: è un po’ inutile fare pronostici a venti giorni dalla fine del mercato, con molte squadre che al primo pareggio in casa si getteranno sullo shopping isterico e compulsivo. Prendiamo per esempio il Napoli: al momento in cui scriviamo, gli mancano ancora tre o quattro titolari e non è chiaro nemmeno chi sarà il portiere. È una griglia di partenza più da MotoGP che da Formula1, con le prime posizioni pronte a essere stravolte già alla prima curva. Detto ciò...
4) Il desiderio della Juventus di bruciare le tappe e tornare a vincere allestendo un instant-team pieno di carte d’identità da “ora o mai più” (Di Maria 34, Pogba 29, Kostic 29, prossimamente Paredes 28 e Depay 28?) si scontra con latitanze societarie che si trascinano ormai da tre anni. Manca ancora una figura di raccordo tra la società e l’allenatore il quale, a una settimana dalla prima giornata, per veder esaudite le proprie richieste (“almeno quattro rinforzi”) è stato costretto ad affidarle al suo portavoce Giovanni Galeone sulla Gazzetta.
È pacifico che lo spogliatoio non abbia bisogno di alberi maestri alla Ibrahimovic, ma l’uscita di scena di Chiellini può aprire un vuoto di leadership difficilmente colmabile da Bonucci, sul quale lo stesso Allegri ha riserve da tempi non sospetti. Ad ogni modo, a prescindere dall’impianto di gioco (che ancora non si vede), i valori assoluti sono inattaccabili e impongono alla Juve di scendere in campo per vincere ogni partita. Tanto che passateci la battuta: con Pogba, Bonucci, Szczesny, Di Maria, Alex Sandro la Juventus è una delle grandi favorite per la Champions League 2015-16.
3) L’impressione non molto confortante è che la società Inter sia ostaggio delle illeggibili intenzioni della proprietà, con Inzaghi che non ha né la forza né la voglia di fare piazzate alla Conte e dovrebbe più che altro preoccuparsi di trovare alternative al copione sperimentato nel 2021-22, efficacissimo ma ormai prevedibile. Le ristrettezze economiche non hanno limitato un mercato paradossale, in cui è finalmente arrivata carne fresca a centrocampo e l’occasione Lukaku è stata colta con eccezionale brillantezza, ma è rimasta gravemente sguarnita la fascia sinistra, giardino del miglior giocatore dello scorso campionato, nel frattempo trasferitosi al Tottenham.
Due grossi problemi tecnici: l’assenza di un difensore centrale più affidabile del declinante De Vrij e l’annunciato ballottaggio tra Handanovic e Onana, due portieri che insieme non valgono la controparte milanista. In un ambiente in cui si respira la sgradevole sensazione di vivere alla giornata con la spada di Damocle del mercato in uscita, un avvio convincente (Lecce-Spezia-Lazio-Cremonese) potrebbe spazzare un po’ di nuvole prima del derby del 3 settembre.
2) Roma. In sei mesi Mourinho ha piazzato l’ennesimo numero da fuoriclasse nella specialità in cui tutto il mondo gli riconosce la supremazia: installare la mentalità vincente e creare un ambiente dove qualunque terminazione nervosa (lo spogliatoio, la comunicazione, i tifosi) è pervasa di elettricità positiva – impresa ancor più difficile in una città come Roma alle prese con una decadenza cronica. Per evitare che l’euforia degradi rapidamente in ansia, da adesso Mou è chiamato a fare l’allenatore: sperando che Dybala e Wijnaldum si mettano subito in moto, dovrà trovare il sistema giusto per far coesistere tatticamente tutte le sue stelle (e l'anno scorso, per trovare la quadra e la squadra, ci ha messo sei mesi) e gestire una rosa da 25 giocatori in maniera meno rude e più inclusiva – ogni riferimento a Zaniolo (se rimarrà) è puramente voluto. Stare lontani dalle tossine di una Champions così compressa, che non mancherà di chiedere il conto alle Magnifiche Quattro, potrebbe essere un vantaggio: arrivare alla pausa in linea-scudetto è un obiettivo ambizioso ma non fantascientifico.
1) L’esperimento condotto a Milanello ormai da due anni provoca brividi di ammirazione e paura insieme. Consapevole delle esigenze di bilancio (che però a quanto pare ha solo il Milan), Paolo Maldini, unico Indispensabile dell’area tecnica, ha deciso di puntare le Indie navigando verso ovest e i fatti gli hanno dato ragione. Così il ricorso massiccio al mercato è diventata solo una delle tante opzioni, nemmeno la principale, malgrado i social-mugugni dei tifosi: e se avessimo già tutto ciò che ci serve, e se il Piolismo non avesse limiti, e se i titolari di 22-23-24 anni migliorassero ancora? Il precampionato a mille all’ora, agevolato da avversari morbidi e da una preparazione light (ma del resto a novembre si ferma tutto), autorizza scenari grandiosi anche in prospettiva Champions.
Oggi l'ambiente Milan è naturalmente portato ad aspettarsi il massimo da tutti, siano anche Adli, Pobega o il gioiellino De Ketelaere che chiunque ha paragonato a Kakà con un entusiasmo sinceramente imprudente. Ecco allora dove può cascare l'asino: abbandonare inconsciamente la ferocia agonistica sfoggiata in primavera, piacersi troppo, incartarsi per troppa grandeur (del resto è una squadra molto francese). In queste intercapedini della psiche, tipiche di chi raggiunge un grande risultato in anticipo sulle tabelle di marcia, può provare a infilarsi già oggi l’Udinese, che l’anno scorso è stata la squadra che ha messo più in difficoltà i campioni d’Italia.