Il Foglio sportivo
“Più Sport e meno social”. Intervista a Vito Cozzoli
“Puntiamo ad avere un’Italia più attiva e più sana. Partendo dalla scuola”, dice l'ad di Sport e Salute. "Abbiamo intercettato una voglia di sport visto e praticato, ma resta necessaria un’opera di promozione a tappeto per avere un paese più attivo e più sano”
Sport e Salute all’inizio sembrava il nome di un centro benessere. Oggi l’azienda diretta da Vito Cozzoli comincia a esser vista come un qualcosa che lavora davvero per mettere in pratica quello che racconta con il suo nome. Sport e salute stanno bene insieme, ormai lo hanno capito un po’ tutti. Ma se l’Italia è ancora uno dei Paesi più sedentari d’Europa, se gli italiani continuano a preferire il divano alla corsetta, il lavoro da fare resta tanto. Comincia con i giovani, ma continua con gli Over 60 perché lo sport fa bene a tutte le età se praticato nel modo giusto.
“Bisogna avere degli obbiettivi: aumentare la pratica sportiva anche a fronte di eventi negativi come il calo demografico in Italia. Penso all’intossicazione da social che non giova (alle persone coinvolte), ai ragazzi troppo attaccati ai cellulari, ma non giova neppure al paese, in possiamo rischiare un declino dell’attività fisica che necessariamente poi si riflette sullo sport di alto livello, sulle medaglie. Siamo fieri e orgogliosi dei risultati raggiunti dallo sport di alto livello: i successi del 2021 non sono casuali. Per questo è necessario uno sforzo di tutti e un gioco di squadra”, il messaggio di Cozzoli, amministratore delegato in scadenza nella prossima primavera (“Ma voglio rimanere, voglio continuare il lavoro perché ci stiamo appassionando”) è chiaro. E (per una volta) non va contro il Coni. Anzi.
È difficile convincere gli italiani ad alzarsi da divano?
“I primi due anni sono stati difficili perché in piena pandemia ci siamo trovati a promuovere lo sport senza che si potesse fare sport. È stato complicato anche perché abbiano dovuto posizionare Sport e Salute tra gli altri stakeholders sportivi e fare capire la nostra missione. Abbiamo intercettato una voglia di sport visto e praticato, ma resta necessaria un’opera di promozione a tappeto per avere un paese più attivo e più sano”.
Soddisfatto dei risultati?
“Siamo scesi in campo sia sotto il profilo industriale che sotto quello sociale. Abbiamo organizzato 19 eventi sportivi al Foro Italico dove mai se ne erano fatti tanti in un anno. Sono stati traino di sviluppo economico, di turismo, di promozione dello sport di base. Hanno avvicinato tanti allo sport. Penso agli Internazionali di Tennis: record di spettatori, record d’incasso, ma nella prima settimana abbiamo portato 27mila bambini delle scuole al campo e magari non avevamo mai visto una racchetta e poi anche 11 mila allievi delle scuole tennis”.
La medaglia d’oro secondo il sottosegretario Vezzali è il lavoro con la scuola.
“L’anima sociale si è declinata nella scuola. C’è stato un cambio di paradigma. Non abbiamo messo in campo solo risorse, ma anche idee. Erano sei le federazioni coinvolte quando noi siamo arrivati, oggi sono trenta. Abbiamo coinvolto le società sportive di base. La scuola deve essere un volano di sport a livello territoriale”.
Dalla scuola alle periferie il passo è breve.
“Ai progetti sociali teniamo molto. Il progetto quartieri ci ha consentito di portare lo sport nelle periferie del Paese, dallo Zen di Palermo al Casilino a Roma dove abbiamo finanziato i progetti delle associazioni con un futuristico Sky Park sportivo sul tetto di un centro commerciale. I progetti Inclusione hanno portato lo sport da Matera a Torino, da Ponticelli a Napoli in tante realtà italiane. Progetti prodotti dalle società sportive di base che sono la ricchezza e l’ossatura civile e sociale del paese”.
In mancanza di palestre avete lavorato con la fantasia.
“Abbiamo voluto cogliere la domanda di Sport Outdoor che gli italiani hanno manifestato durante la pandemia che ha anche moltiplicato e diversificato l’offerta sportiva sul territorio. Siamo partiti dal campo numero 2 del Foro Italico e abbiamo messo a budget risorse per quaranta installazioni. A Sport nei parchi hanno aderito 1.681 comuni e oggi abbiamo già messo a terra 480 isole per fare sport. Ci siamo inventati spazi outdoor e indoor, a Napoli abbiamo trasformato due cortili in palestre scolastiche. Accanto alle risorse ci vogliono le idee. Le risorse oggi ci sono con i 700 milioni del Pnrr, i 300 milioni delle palestre scolastiche, con Sport e Periferie per i Comuni con meno di 50 mila abitanti. Noi vogliamo avere risultati immediati e gli spazi non convenzionali consentono a bambini e ragazzi di fare sport immediatamente”.
Avete provato anche ad entrare nel futuro con app e start-up.
“Abbiamo promosso l’innovazione. Abbiamo voluto fare cose nuove. Penso all’app MySportSalute, una vetrina gratuita per tutti gli organismi sportivi, le società sportive, ma ovviamente anche per i praticanti con 77 mila impianti sportivi a disposizione. E poi penso a WeSportUp, all’acceleratore di Start Up innovative al Foro Italico. Un sogno che si è realizzato. Hanno aderito 595 Start Up e noi ne abbiamo selezionate 10 che saranno ospitate al Foro Italico e potranno essere finanziate dal nostro partner di Cassa Depositi e Prestiti”.
Quest’estate si spera lo sport non vada in vacanza. Progetti?
“Abbiamo un truck che gira l’Italia per promuovere lo sport e un corretto stile di vita. Vogliamo portare lo sport nei centri anziani e abbiamo cominciato a farlo in collaborazione con la Regione Lazio. A settembre partirà il progetto sullo sport in carcere tra i minori. Anche gli 80 milioni che grazie al sottosegretario Vezzali mettiamo a disposizione degli organismi sportivi in questi giorni sono rivolti all’aumento della pratica sportiva, servono per promuovere progetti per bambini e adolescenti, ma anche per gli Over 65 e i soggetti fragili, progetti scolastici, progetti per sviluppare le attività motorie di base, progetti per la formazione”.
Torniamo alla scuola. Quale il prossimo passo?
“Punteremo sempre di più sulla scuola e sui corretti stili di vita. Abbiamo appena approvato un progetto che prevede il rafforzamento di Sport e Salute nella scuola primaria e nella secondaria di primo grado. Vorremmo coinvolgere 2 milioni di bambini, già nello scorso anno scolastico abbiamo coinvolto un milione e 700 mila ragazzi, il 60% della popolazione scolastica. E quest’anno le novità saranno l’educazione alimentare e lo sport nei parchi dell’infanzia, l’apertura di playground nelle scuole senza palestra. Penso ad attività multisport per avvicinare i bambini a più discipline”.
In parole povere che cosa è Sport e Salute?
“Un soggetto che vuole lavorare per promuovere il Diritto allo Sport nel nostro Paese, vogliamo far crescere lo sport, vogliamo portare lo sport ovunque e a tutti con azioni concrete sfruttando anche strumenti nuovi. Mai nella storia sono arrivati tanti soldi allo sport italiano, questo dimostra che la riforma funziona, quest’anno ci saranno 400 milioni a disposizione degli organismi sportivi con i quali noi lavoriamo per far crescere lo sport”.
L’obbiettivo è di aumentare i praticanti?
“Noi vogliamo far crescere i praticanti e lo facciamo anche con i grandi eventi perché devono lasciare un’impronta nel tempo, devono avviare allo sport i nuovi atleti. Quando finisce un evento e si spengono le luci sui campioni bisogna far sì che l’appassionato diventi un praticante. Abbiamo messo accanto a sport tradizionali anche delle novità come Padel e Skate che piacciono ai giovani. È stata una scommessa vinta. Guardiamo anche al futuro cogliendo anche i trend degli sport emergenti con linguaggi nuovi. Anche il tour dello Stadio Olimpico è stato lanciato per appassionare allo sport”.
Come vanno i rapporti con le federazioni?
“Il rapporto con le federazioni sta crescendo moltissimo. Hanno capito che noi vogliamo lavorare, cooperare, operare a loro supporto e questo lo realizziamo lavorando insieme ai grandi eventi, ma soprattutto con i grandi progetti che condividiamo per la pratica di base”.
E quello con il Coni? Avete smesso di farvi i dispetti con Malagò?
“Il rapporto con il Coni è basato su una leale cooperazione oggi l’ambito è definito noi ci occupiamo dello sport di base, dello sport di tutti e per tutti, per la crescita dei praticanti. Il Coni si dedica allo sport di alto livello e alle Olimpiadi e i risultati dello scorso anno, così emozionanti, dimostrano che la riforma funziona, che il cerchio si è chiuso e può diventare virtuoso dal praticante al campione. L’assetto oggi è consolidato e il mondo sportivo credo abbia capito che deve cogliere le opportunità del cambiamento per essere adeguato alle sfide del futuro”.
Se con il nuovo governo a qualcuno venisse l’idea di rifare tutto?
"Si deve guardare avanti e non indietro. Il sistema ha bisogno di stabilità. Si sta consolidando. Il binomio Coni-Sport e Salute può dare frutti veri anche perché l’allargamento della pratica sportiva significa anche produzione di campioni, valorizzazione dell’eccellenza. Non dobbiamo lavorare su due binari paralleli, ma produrre sempre maggiori sinergie che penso siano auspicate da tutto il mondo sportivo. Dobbiamo giocare di squadra. Tutto lo sport italiano deve essere unito per far crescere il movimento”.