Marcell Jacobs è tornato d'oro
Agli Europei di Monaco di Baviera il velocista italiano ha vinto i 100 metri eguagliando il record della competizione: 9"95
I maligni, e ce ne sono tanti, dicevano che dopo le Olimpiadi di Tokyo 2020 avrebbe dovuto considerare la brillante idea di ritirarsi. Così, d’emblée, senza pensare al domani, anche perché il domani non poteva essere meglio del presente. Anche perché il presente era una medaglia d’oro nei cento metri. Marcell Jacobs non ha sentito i maligni e ha continuato a correre.
E a vedere come era iniziata ad andare, i maligni ci godevano un po’, perché dicevano, i maligni ovviamente, che vincere un oro olimpico correndo 9”80 era evento più unico che raro, che 9”80 è nemmeno tempo da entrare tra i primi dieci di sempre. Che Usain Bolt a Londra 2012 fece 9”63, dicono i maligni, che poi sono tutti dei gran esperti, a tal punto da dimenticare che quello sì è stato un evento più unico che raro: oro olimpico con record del mondo, tra le altre cose ancora imbattuto. Parecchio più umano il Bolt oro a Rio 2016: 9”81, tutto sommato un signor tempo per vincere un’Olimpiade, dicevano allora. Con Bolt però i maligni erano pochi.
Marcell Jacobs s’è ritrovato un plotone di ditini pronti a essere puntati contro di lui. E non solo quelli dei maligni. Perché vabbé i meeting, vabbé la Diamond League, vabbé pure i Mondiali di Eugene, però almeno gli Europei…
Gli Europei nell’atletica sono sempre quella roba lì, quel vabbé che viene dopo tutto, come fossero una robetta, una cosa di poco conto. XX ha vinto un Europeo. E vabbé. Si sente fare spesso così, anzi quasi sempre così. Che tanto si sa com’è, sono gli americani, da sempre, e i caraibici, da meno, quelli bravi nell’atletica di velocità.
Gli Europei invece li si considera poco, convinti come si è che i bravi siano gli altri, solo gli altri, che poi è così, almeno a vedere i medaglieri complessivi di Olimpiadi e Mondiali dove gli Stati Uniti sono primi con distanze siderali: tipo centinaia di medaglie a parecchie decine e con l’Italia ancora più lontana.
Gli Europei però si devono correre, perché una medaglia agli Europei è pur sempre una medaglia, magari più piccola, continentale e non mondiale, ma vuoi mettere quanto è meglio essere il più veloce d’Europa rispetto a non essere il più veloce di niente?
Marcell Jacobs c’è mica stato dietro a sentire i vabbé e le lamentele degli sportivi da divano italiani che vorrebbero solo il mondo e a velocità sostenuta. Aveva altro da fare, c’aveva da correre e pure veloce, perché se sui vabbé e sui pianti di miseria non si è soffermato a sentirli, ai ditini puntati voleva fare a meno, che va a finire sempre che un ditino puntato finisce in un occhio e non ci si vede più.
E così ha corso forte, parecchio forte, sotto i 10 secondi, che sono un po’ il primo discrimine tra i bravi e i bravini. Ha corso in 9”95 in finale, che è anche il record degli Europei (eguagliato), che è soprattutto una medaglia d’oro che fa un sacco bene, nonostante, ha detto lui, che gli si era un po’ indurito il polpaccio per una contrattura. C’ha sempre qualcosa questo Jacobs, ma almeno questo lo ha fatto correre, .
Marcell Jacobs ha detto, parecchio soddisfatto di sé, che questo è un nuovo inizio e che ora l’obbiettivo sono i prossimi Mondiali.
I maligni e i ditini pronti a puntarsi su di lui lo seguiranno ancora. Per ora si sono presi una pausa, anche perché sono gli Europei, mica i Mondiali o le Olimpiadi, e se la staffetta andrà bene non sarà solo merito suo e se andrà male non sarà solo demerito suo.
Ora Marcell Jacobs pensa a sposarsi. Per un po’ i cento metri potranno aspettare, come hanno aspettato dal 1978, dagli Europei di Praga. C’era Pietro Mennea in pista.
Il foglio sportivo - il ritratto di bonanza