corsa all'oro
La prima volta di Yeman Crippa
Agli Europei di atletica di Monaco di Baviera, Yeman Crippa ha vinto l'oro nei 10.000 metri
Non sono pochi quelli che domenica sera si sono chiesti: ma come è la prima volta? Era la prima volta per davvero. Yemaneberhan Crippa una medaglia d’oro non l’aveva mai vinta, almeno tra i grandi, che tra U20 e U23 di successi ne sono arrivati e pure parecchi. È arrivata sui 10.000 metri piani, la distanza più lunga in pista, e non nei 5.000 metri, ossia in quella specialità che l’avevamo visto correre le prime volte e nella quale avevamo pensato “questo ci regalerà grandi soddisfazioni”. Erano gli Europei di Amsterdam, era il 2016, una vita fa.
Sei anni nell’atletica sono parecchio tempo, sono soprattutto un tempo sfasato, che l’atletica ragiona a quattro, quelli che separano un’Olimpiade e l’altra. Yeman Crippa ai Giochi olimpici Parigi avrà 27 anni e la consapevolezza di aver vinto un oro, almeno un oro, in quella che è diventata la sua corsa.
Basta mica essere giovani per correre i diecimila, “serve soprattutto la testa giusta, quella che ti fa girare le gambe al meglio e per più tempo. E la testa giusta ti viene quando ti viene, spesso in avanti con il tempo”, raccontò Fernando Mamede, l’ultimo europeo a detenere il record del mondo sui diecimila. Era il 1984.
Da Haile Gebrselassie in poi – da metà degli anni Novanta quindi – tutto ciò non sembra più vero. Il passaggio dagli under ai migliori è repentino e soprattutto veloce: o si vince subito oppure non si vince più. L’ultimo esempio è Joshua Cheptegei, l’ugandese che a 21 anni era già quasi imbattibile.
Ma non tutto scorre veloce nell’atletica. In questa disciplina, fortunatamente, esiste ancora un minimo di calma, l’opportunità di rimediare intoppi infelici, di attendere e capire che non tutti sono strepitosi a vent’anni. Non avessero concesso tempo a Mo Farah, l’atletica si sarebbe persa un atleta strepitoso. Eppure tempo è stato concesso, o forse se l’è preso e basta, chissà.
Come del tempo se l’è preso Yeman Crippa, il giusto, il suo, quello dei suoi venticinque anni veloci e di corsa, che si sono fatti d’oro a Monaco di Baviera al termine di un gara parecchio strana, parecchio di gruppo e un po’ a inseguire il tentativo di colpo gobbo di Zerei Kbrom Mezngi. Colpo gobbo che poteva arrivare, non fosse stato per quella rincorsa disperata e rapidissima, violenta e irrefrenabile di Yeman Crippa. “Forse ho atteso un po’ troppo per provare ad andare a riprendere Mazngi mi tiro le orecchie. Ma marcavo Gressier e mi ha fatto un po’ perdere di vista il norvegese. Poi le gambe c’erano e nel rettilineo finale, trascinato dal tifo, mi sono proprio gasato. Ho anche fatto vedere i muscoli come Marcell, ma io non li ho. Avevo tanta voglia di prendere questa medaglia: è una liberazione”, ha detto dopo la gara.
“Doveva finire così sono contentissimo: questo oro vale i tanti conquistati nelle categorie giovanili messi insieme. Ora faccio parte anche io del club”, ha aggiunto. E doveva finire davvero così, perché quella domanda ce la dovevamo fare: ma davvero è la prima volta? Ora non la faremo più, aspetteremo la prossima.