Inizia il Mondiale di pallavolo maschile. Yuri Romanò ci racconta le ambizioni degli Azzurri
"Siamo una squadra che si può giocare le sue carte tranquillamente, e anche se siamo giovani possiamo fare un buon percorso". E su Zaytsev: "Non vivo con l'ansia di doverlo sostituire o dover essere come lui"
Inizia il campionato mondiale di pallavolo maschile – la Nazionale italiana sabato debutterà nel torneo contro il Canada – ed è tempo di pronostici individuali, cioè di quel momento in cui si guarda la situazione da fuori, si analizzano le squadre e si cerca di ipotizzare chi abbia più possibilità di vincere, magari scommettendo con se stessi. Poi dalla percentuale che si attribuirà alla propria nazionale si toglierà un buon 10 per cento dovuto alla speranzosa euforia da tifoso che induce a pensare “non succede, ma se succede…”, perché se non si sperasse in bene, non avrebbe nemmeno senso guardare le partite in questo tipo di competizione.
L'Italia ci arriva da campione d'Europa, ma guarda le altre contendenti al titolo da un gradino più in basso, come ha mostrato la fase finale della Vnl che si è appena disputata nello stivale e che ha visto gli azzurri subire due 3-0 netti. Sconfitte che dicono sì che c'è qualcosa da migliorare, ma anche che le partite a quel livello le si gioca.
I 14 giocatori scelti da De Giorgi sono i centrali Anzani, Galassi, Mosca, e Russo; i liberi Balaso e Scanferla; i palleggiatori Giannelli – il capitano – e Sbertoli; gli schiacciatori Bottolo, Lavia, Michieletto e Recine; e gli opposti Pinali e Romanò.
Alla vigilia della competizione che si terrà in Slovenia e Polonia – si sarebbe dovuta tenere in Russia, ma è stata spostata e la nazionale di Mosca esclusa – il Foglio ha fatto qualche domanda a Yuri Romanò, classe 1997, per capire gli umori e le ambizioni degli azzurri. Il nuovo opposto di Gas Sales Bluenergy Volley Piacenza ci ha detto: “È una competizione molto tosta. Ci sono un sacco di formazioni fortissime ed è l'appuntamento principale per ogni nazionale, quindi arriveranno tutte al top. Speriamo di arrivarci anche noi”.
È piuttosto facile fare i nomi delle favorite, e quando gli chiediamo quali siano le formazioni più temibili non ha molti dubbi: “La Francia, dopo aver vinto le Olimpiadi, quest'anno è in forma e vuole vincere l'unico trofeo che ancora le manca, poi nelle fasi importanti – come una Real Madrid della pallavolo, aggiungiamo noi – si trasforma, diventa ancora più forte; la Polonia, anche perché giocherà in casa. Sicuramente avranno carica, ma forse subiranno anche una maggiore pressione, e può essere un vantaggio per chi li affronta. Ma in ogni caso sono fortissimi. Queste due mi sembrano le favorite. C'è anche Brasile che secondo me non ha fatto una grande Vnl verso la fine, ma è una squadra ottima; e gli Stati Uniti – ovviamente – che abbiamo incontrato di recente. La Slovenia... È tosta”. E l'Italia? “Noi siamo una squadra che si può giocare le sue carte tranquillamente, e anche se siamo giovani, abbiamo dimostrato l'anno scorso all'Europeo – vinto a sorpresa – ma anche in Vnl, che possiamo fare un buon percorso. Alla fine bisognerà vedere nei momenti decisivi cosa saremo capaci di fare”.
E i momenti decisivi arriveranno molto presto a questo Mondiale, subito dopo il girone da tre partite c'è la fase ad eliminazione diretta con gli ottavi. “Quella forse, è la differenza maggiore rispetto all'Europeo dell'anno scorso – dice Romanò – che ovviamente aumenta la difficoltà. Però sono anche partite più belle da giocare”.
Dopo la delusione della Nations league giocata in casa, comunque conclusa con il quarto posto, miglior risultato per l'Italia nella competizione, l'altro fatto di cui si è parlato nelle scorse settimane è stata l'esclusione dai 14 di Ivan Zaytsev e la sua decisione di lasciare il raduno di Cavalese. La decisione di De Giorgi a molti è sembrata un azzardo perché un giocatore come lo zar poteva far comodo se la squadra non avesse girato come dovuto, ma rientra comunque nel ricambio generazionale post olimpiade. Yuri Romanò è l'opposto titolare di questa formazione – almeno ad oggi – e gli abbiamo chiesto cos'è cambiato quest'anno nel suo modo di affrontare partite a questi livelli, e se incide il peso dell'eredità di Zaytsev. “Sono consapevole che sia un'eredità importante, ma non vivo con l'ansia di doverlo sostituire o dover essere come lui. Quest'anno mi sono abituato a giocare queste partite, l'anno scorso non avevo mai giocato in A1 ed erano le prime volte che vedevo, da dentro, una pallavolo di altissimo livello. Mi ha aiutato allenarmi e giocare ogni settimana con i campioni che ci sono in Superlega, anche se ho giocato poco. Diciamo che so più cosa aspettarmi, sono più abituato al livello, e ho fatto, anche se poca, esperienza” ci dice. E aggiunge: “Quella mi dà un po' più di consapevolezza rispetto all'anno scorso che era più un 'vediamo come va'”. È andata piuttosto bene alla fine, gli facciamo notare, e lui scherza: “Sì, essere inconsapevole ti lascia sereno. Ora sai come può andare e hai una preoccupazione in più. Forse era meglio un anno fa”.
Il gruppo è la forza di questa squadra, è evidente. Ma non perché, essendo uno sport di squadra, è una costante da rendere sempre esplicita, quanto piuttosto perché la giovane età di questi giganti in maglia azzurra permette di sfruttarne al massimo l'energia, la spregiudicatezza e la vivacità. C'è un gradino di differenza rispetto ad altre contendenti al titolo mondiale, ma sta agli azzurri fare il salto più alto degli altri per giocarsela alla pari. È possibile? Sì. Ce lo si aspetta? É meglio di no.