(foto Ansa)

l'intervista

"Il campionato italiano sta crescendo. Vincere di nuovo non sarà facile". Parla Ettore Messina (Olimpia Milano)

Umberto Zapelloni

Il presidente e allenatore della squadra milanese alla vigilia della nuova stagione del basket italiano, che potrebbe regalare a Olimpia lo scudetto della terza stella. "Tutte le altre squadre si sono rinforzate, ma non ci accontenteremo di giocare bene"

Da noi tutti si aspettano lo scudetto e le Final Four di Eurolega. Non sono io a dirlo, ma se con la maglia dell’Olimpia raccontassi che mi accontenterei di giocare bene, tutti scoppierebbero a ridere”. Ettore Messina comincia così la sua quarta stagione da presidente e allenatore dell’Olimpia Milano griffata Armani. Obbligati a vincere. Non può essere altrimenti anche perché il prossimo sarebbe lo scudetto della terza stella. “Vincere però non è così semplice. In Italia si sono rinforzate tutte, in Europa pure e faccio fatica a indicare i nomi delle 10 squadre che non arriveranno ai playoff di Eurolega”. La concorrenza in Europa è tostissima. “Ma guardate che anche in Italia si potrebbe perdere ad ogni trasferta, il campionato sta crescendo anno dopo anno, arrivano giocatori importanti, fisicamente più grossi. Sta diventando una Lega più fisica, quando sono tornato ho trovato una lega piccola fisicamente con guardie che giocavano ali, ali che giocavano ali grandi, ali grandi che giocavano pivot… adesso ci sono giocatori più nel ruolo. Stiamo diventando sempre più europei. Bologna a parte, Reggio Emilia ha potenziato l’organico, Brescia ha una squadra diversa ma più profonda, Tortona sarà ancora lì, Venezia ha rifatto la squadra, Sassari è sempre difficile da affrontare”. Lui però si è attrezzato. Ha preso Stefano Tonut da Venezia, Brandon Davies da Barcellona, Mitrou-Long da Brescia, Billy Baron dallo Zenit, Kevin Pangos dal Cska, Deshaun Thomas dal Bayern, aspettando che la Fiba liberi Johannes Voigtmann. “Questa potrebbe essere la squadra più forte che ho da quando sono a Milano. Certamente è la più profonda. Abbiamo più atletismo e più capacità realizzativa”.

 

È un’Olimpia che offre alla nazionale di Pozzecco sei giocatori. “Per noi è una grande soddisfazione avere sei giocatori dell'Olimpia in nazionale. Tra l’altro con noi nella serie finale Melli e Datome hanno lasciato il segno. E quest’anno con Stefano aggiungiamo una pedina importante. Nello stesso tempo oltre alla soddisfazione c’è la preoccupazione degli infortuni. Io lo ripeto da un anno e mezzo. Se non si siedono attorno a un tavolo e mettendo da parte personalità forti pensano al bene dello sport e non a quello dei rispettivi campionati continueremo con questi problemi. La frequenza degli infortuni ormai è un dato di fatto. Non è più una casualità. Ormai i giocatori sono sempre stanchi, non perché non abbiano voglia, ma perché giocano sempre tra campionati, coppe, nazionali. Forse sono freschi solo all’inizio”.

Tra gli uomini di punta della nazionale del Poz c’è anche un antico scarto di Milano e della nostra Serie A, Simone Fontecchio. Per esplodere è dovuto andare in Germania dove ha trovato minuti da protagonista, punti e quindi fiducia nei suoi mezzi. “Non mi aspettavo una sua esplosione così. Evidentemente aveva dentro di sé il talento, ma non aveva la fiducia per esprimerlo. Adesso gioca benissimo. È andato all’estero all’Alba e si è trovato. Una cosa che è successa anche con altri da Melli a Spissu e che ci deve far riflettere. Mi ci metto anch’io perché anch’io non l’ho aiutato nell’estate del 2019, non l’avevo capito e quando era qui gli ho consigliato di andare via per giocare di più perché qui non avrei avuto minuti da dargli con Brooks, Vlado… Forse avrei dovuto capirlo prima e dargli più spazio...”.

 

Da ex ct azzurro, da ex capo allenatore dell’attuale c.t. Messina non ha consigli da dare. “Purtroppo perdendo Gallinari perdiamo un giocatore importante. Quando gioca la Nazionale c’è sempre la speranza, la voglia e il sogno che faccia molto bene. Vedo bene la Slovenia, la Serbia giocherà per una medaglia. Francia e Grecia sono le altre due candidate. La Spagna, leggendo quello che dice Sergio è un po’ in difficoltà”. Nomina Scariolo e torna in mente la rissa verbale che ha accompagnato la finale scudetto contro la Virtus. “Non c’è stata acredine, ma solo maleducazione. Vi sfido a trovare anche solo una dichiarazione di Milano tra giocatori, allenatore e dirigenti contro Bologna. Abbiamo avuto una forte rivalità, ma da parte nostra nessuna acredine. C’è chi pensa che fino a che si gioca ci si può dire di ogni cosa, poi finita la partita ci si stringe la mano. Faccio un po’ fatica a pensarlo. Come diceva un mio amico io come memoria sono a metà strada tra un elefante e un carabiniere”. Gli avversari sono avvisati. Ma forse non ce n’era bisogno.

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