Foto  LaPresse

gran calma #3

Alla Serie A serve l'autunno (e al Napoli non serve Cristiano Ronaldo)

Enrico Veronese

Sei in testa al campionato e nessuno a punteggio pieno, mentre in fondo alla classifica si inizia a capire che dopo una promozione sarebbe meglio non cambiare troppo. Una cosa è sicura però: la Juventus non è questa

Una settimana fa erano in tre a guidare la classifica della Serie A, ora sono in sei. È saltata l'Inter, Napoli e Roma pareggiando hanno mantenuto la vetta, raggiunte da Atalanta, Lazio, Milan e Torino. Cremonese e Monza, ultime a zero punti, sono le uniche squadre che sinora hanno sempre perso.

 

I risultati della terza giornata di Serie A

Monza – Udinese 1-2

Lazio – Inter 3-1

Juventus – Roma 1-1

Cremonese – Torino 1-2

Milan – Bologna 2-0

Spezia – Sassuolo 2-2

Hellas Verona – Atalanta 0-1

Salernitana – Sampdoria 4-0

 

Perché non dobbiamo inventarci niente, fa tutto il campionato

La Serie A pare si diverta a dare motivo di esistere alla presente rubrica. Ovvero smentire ogni settimana quanto scritto in quella precedente, e invitare a valutare le cose con flemmatico distacco: sette giorni fa venivano celebrati i quattro zero a zero, oggi i gol traboccano. Se l’Inter era un rullo contro lo Spezia, alla prima difficoltà grossa si squaglia. Il Napoli dei nove gol in due partite s’inceppa del tutto a Firenze, e via così. Non suonino tautologiche queste righe, né autoassolutorie o comunque giustificative: nessuna squadra viaggia a punteggio pieno, segno che la confusione sotto il cielo è tanta e quindi il momento è ottimo. C’è attesa di qualcosa, di autunno, in questi mesi premondiali: poi comincerà un altro campionato, alla spicciolata si uniscono nuovi protagonisti (Belotti c’è, Paredes forse ci sarà), e l’ammucchiata provvisoria in vetta è giocoforza destinata a dipanarsi. Per ora, il sentimento di precarietà non abbandona: ora più che mai, coi giudizi, gran calma.

  

Perché il Napoli sbaglierebbe ad acquistare Cristiano Ronaldo

Non è il primo clean sheet dell’attacco a ridimensionare gli uomini di Spalletti. Certo, la Fiorentina è avversario di altro livello, ma al Franchi la palla non è entrata solo per congiunture astrali, e comunque la strada tracciata nel grande cambiamento estivo ha superato molto velocemente lo scotto della coesione, mostrandosi come un tutto credibile e con margini di miglioramento. Ecco perché il ventilato avvicendamento tra il giovane e straripante Osimhen e il 37enne Cristiano Ronaldo va rubricato come fanta-fantacalcio e niente più, anzi dovrebbe essere la società stessa a stracciarne l’ipotesi: il portoghese è atleta che stravolge l’assetto di una squadra condizionandolo a suo vantaggio, proprio il contrario dell’equilibrio armonico trovato dal tecnico toscano. Se poi a muovere i vertici azzurri è la paura di perdere un campione “a zero”, beh questa mania nel calcio contemporaneo andrebbe tolta di testa il prima possibile. Fermo restando che si parla di un altro fuoriclasse assoluto, e tuttora integro: quindi, come sempre, gran calma.

 

Perché se sei neopromossa e devi salvarti è meglio ripartire dal blocco-promozione

Della pirotecnica campagna estiva del Monza - peraltro non ancora conclusa, con ipotesi suggestive di sfondo - è stato dato conto in corso d’opera. Ma il diavolo sopra la spalla, tòpos ben noto alla proprietà, suggeriva che l’assetto della promozione non era proprio da buttare nel nuovo contesto: così, dopo i primi ceffoni, Stroppa è ricorso alle energie collaudate, valorizzando il blocco che già conosceva a dispetto dell’upgrade danaroso. Dieci italiani su 11 in campo, unico forestiero il capitano Carlos Augusto: se anche l’Udinese ha fatto bottino pieno in Brianza, non vuol dire che la “nuova” strada non sia in effetti quella giusta. Ora sta all’ex fantasista di Milan e Lazio mettere in salvo la propria panchina e perseverare nel blocco, unica garanzia per le neopromosse di sempre. Magari con l’avvertenza di non disperdere il talento di Pessina, che è prezioso per tutta la disciplina. Si incaricherà il prossimo turno di rendere già obsoleto questo discorso? Gran calma

  

Perché, se il dominio granata a Torino è effimero, non è scontato che svanisca

Con il controesodo, speravano i milioni di tifosi bianconeri, anche la versione balneare della Juve avrebbe lasciato il passo all’operosa compagine assestata di ogni autunno. E invece, dopo le reti bianche di Marassi, la Juve Beach Party non va oltre il pari interno contro una Roma volitiva e sorniona: Vlahović e Abraham rianimano il ricordo di Bettega e Pruzzo, mentre il Toro slavo e cattivo abbatte la Cremonese dopo il Monza, presagio di una Lega con le ruote a terra. Quindi i titoloni per i granata capolista, e alle zebre che succede? Semplice, sono una squadra di Allegri: non (si) diverte giocando a calcio, non schiera mai due volte di fila la stessa formazione, mortifica come uno yo-yo i suoi giovani migliori. Eppure basterebbe fare il contrario di quanto appena esposto per capovolgere la situazione: lo si è visto col Sassuolo alla prima giornata, lanciando a briglia sciolta l’eterna classe di Ángel di María. E tutto lascia pensare che, col rientro dell’argentino (e poi di Chiesa) molte difficoltà saranno appianate: perciò gran calma, e Miretti titolare.

   

Perché le doti di Sabiri potranno risollevare la Sampdoria quasi da sole

Povero Marinaio, malmenato quattro volte a Salerno. Molli e mai in partita, i blucerchiati non hanno opposto resistenza a un’avversaria costruita per salvarsi presto: sotto accusa lo strano 4-1-4-1 imposto da Giampaolo senza avere gli elementi, alcuni dei quali apparentemente inidonei al seggio sicuro in serie A. Ma è sufficiente, come nel gioco del quindici, cambiare lo schema di gioco - anche mantenendo circa gli stessi interpreti - per dare un volto sensato a chi ora sta stentando: ripartire dal trequartista e due punte, con Djuricić ad armare Caputo e Sabiri (e magari sfruttare il rientrante Gabbiadini quale variante tattica), dovrebbe tornare facile per dna all’allenatore abruzzese. Soprattutto al fine non mortificare i creativi, relegandoli in zone di campo meno battute: il marocchino di Germania, soprattutto, ha mostrato di non essere quello abulico dell’Arechi o delle punizioni mandate in secondo anello. Per tornare a fare la differenza occorre riprogrammare il suo “canale” con il decoder: ci vorrà tempo, e forse un nuovo allenatore. Anche per questo, gran calma.

Di più su questi argomenti: