Olive #4
Il calcio démodé di Tommaso Baldanzi può diventare avanguardia
Ciò che stupisce del giocatore dell'Empoli non è la giovane età o le sue capacità calcistiche, ma il fatto che sembra provenire da un altro tempo
·Il 24 giugno del 2022, mentre i ragazzi della Francia under 19 escono dalla Mol Aréna di Dunajská Streda, Slovacchia, felici per aver battuto i pari età dell'Italia per 4-1, il commissario tecnico francese, Landry Chauvin, dopo un cordiale saluto al ct italiano Carmine Nunziata, si ferma a pochi passi dalle tribune e si mette a chiaccherare e a sorridere con un uomo ben vestito. In quel momento, a pochi metri dall'allenatore, passa il numero diciotto degli Azzurri. Chauvin lo guarda, lo indica al suo interlocutore e con la mano fa il gesto che in Italia equivale al giudizio-espressione tanta roba, e che quasi sicuramente anche in Francia equivale al giudizio-espressione tanta roba. Anche perché, il giorno dopo, colui che chiacchierava con il ct Landry Chauvin scrive che "l'Italia under 19 ha perso, ma deve comunque essere fiduciosa per il futuro, perché, come ha sottileato Chauvin, ha in campo almeno due futuri campioni". E Chauvin non aveva in mente Giuseppe Ambrosino e Cristian Volpato che avevano messo in difficoltà più volte la difesa transalpina, ma Fabio Miretti (che era entrato al settantesimo e per ora gioca - quasi - titolare alla Juventus) e soprattutto Tommaso Baldanzi, che aveva combinato poco in campo, "ma ha il modo di toccare il pallone e vedere lo sviluppo dell'azione dei grandi giocatori", disse il Chauvin al giornalista.
È mica uno sprovveduto Landry Chauvin. Allo Stade Rennes continuano ancora a ringraziarlo per quello che ha fatto tra il 2015 e il 2019 per il settore giovanile: era un punto debole, si è trasformato in una continua risorsa di talenti. Gli ultimis sono Adrien Truffert, Warmed Omari, Lesley Ugochukwu, giovani già seguiti da mezza Europa. E poi ci sono Eduardo Camavinga, preso un anno fa dal Real Madrid per 31 milioni, Mathys Tel, comprato dal Bayer per 20 milioni, e Brandon Soppy, ora all'Atalanta; tutti ragazzi selezionati giovanissimi, inseriti nella nuova "Accademy" creata da Chauvin e poi diventati importanti sia in campo, sia nei conti del club. Non soprende che un osservatore dello Stade Rennes abbia passato, l'anno scorso, parecchi pomeriggi a Empoli a osservare proprio Tommaso Baldanzi giocare.
Tommaso Baldanzi non è andato allo Stade Rennes, non è rimasto nella Primavera del club, è stato promosso in prima squadra e, alle prime difficoltà del titolare, Nedim Bajrami (l'anno scorso parecchio efficace), l'allenatore dell'Empoli, Paolo Zanetti, lo ha messo in campo. C'ha mica paura di mettere in campo i ragazzini uno come Paolo Zanetti, l'hanno preso per questo a Empoli, perché sa che un giovane è meglio che sbagli in campo, giocando, che faccia tutto giusto fuori, in panchina.
Nella scorsa stagione aveva giocato diciassette minuti in Serie A. Nelle prime due partite di questa è rimasto in panchina, poi Zanetti lo ha piazzato dietro le due punte contro il Lecce. Aveva giocato bene, una prestazione perfettibile, ma comunque soddisfacente, abbastanza almeno per essere riproposto. Con il Verona, mercoledì, ha segnato dopo ventisei minuti, primo gol in Seire A. Per una mezz’ora abbondante ha giocato alla grande, poi si è fatto male.
Il numero 35 dell’Empoli ha diciannove anni. Ci sono giocatori più giovani che sono scesi in campo, parecchi altri di grande talento.
Ciò che stupisce di Tommaso Baldanzi non è la giovane età o le sue capacità calcistiche, ma il fatto che sembra provenire da un altro tempo. È piccolo e secco, ma non è il solo, non è velocissimo, eppure sta sempre un passo avanti agli altri. C’è poca gente in giro che ha la capacità di smarcarsi, di fare un passo prima, quello che poi a volte determina la buona riuscita di un’azione, come lui.
Disse Aldo Maldera a proposito di Gianni Rivera, che “Gianni non era il migliore al mondo per tocco, per tiro, per dribbling. Era però il migliore al mondo per capacità di anticipare i pensieri altrui. Noi giocatori normali ragionavamo a venti all’ora, lui a cento. E questo fa la differenza più di tutto il resto”.
Sono rari i giocatori capaci di questo. Tommaso Baldanzi ha tutto il tempo per dimostrare che non è così, oppure continuare a far vedere che lui le cose le osserva prima e che Landry Chauvin s’era mica sbagliato a stupirsi, al di là della partita per niente strepitosa che aveva giocato contro la Francia, delle sue capacità.
Quel che è certo è che Tommaso Baldanzi è un calciatore di quelli che non ne fanno più, parecchio démodé rispetto all’andazzo del calcio contemporaneo. Il démodé però ora si chiama vintage, e tutto sembra più accattivante. Ed è accattivante pure Tommaso Baldanzi e il suo calcio che sembra arrivare da un’altra epoca. A volte però il moderno, supera il contemporaneo, e si trasforma in avanguardia e tanti saluti a tutto il resto.
Olive è la rubrica di Giovanni Battistuzzi sui (non per forza) protagonisti della Serie A. Nella prima puntata si è parlato di Khvicha Kvaratskhelia, nella seconda di Emil Audero, nella terza di Boulaye Dia.
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