Il Foglio sportivo - that win the best
Meno male che Haaland doveva fare fatica in Premier League...
Bernardeschi e Insigne sono i Calenda e Renzi del pompatissimo (dai procuratori) campionato americano
Finalmente è finito il calciomercato. Onestamente, non se ne poteva più. Quest’anno poi è stato lunghissimo, sfiancante, e soprattutto imbarazzante per chi come la Serie A era costretta ad accontentarsi degli avanzi o a chiedere in ginocchio ai club di Premier League di sopravvalutare qualche suo giocatore per fare quadrare i conti. Qui da noi c’è l’Arsenal a punteggio pieno, premessa perfetta per il più classico dei tonfi, un Liverpool non sempre lucidissimo (anche sul mercato, devono avere convinto Klopp a prendere Arthur in un post sbronza, non ci sono altre spiegazioni) e un Manchester United che da quando ha messo in panchina Harry Maguire ha ricominciato a vincere.
Oltre le aspettative Haaland: tanti che la sanno lunga dicevano che avrebbe avuto difficoltà ad ambientarsi subito nel campionato inglese, invece il biondo robot asessuato in quattro partite ha già segnato più gol di Petagna in tutta la carriera.
In Italia vedo che la Roma è prima in classifica, immagino ci siano già i caroselli in città e la gente che si butta nuda nella fontana di Trevi. La vera tragedia però è la chiusura di massa dei pub inglesi che si annuncia nei prossimi mesi a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia. Non c’è calcio senza pub (che poi, perché dovrebbero chiudere? Nel Settecento andavano a candele e nell'Ottocento con le lampade a petrolio), e un’eventualità del genere mi costringerebbe a fuggire. Dove? Non lo so, ma di sicuro non in Svizzera, la sola idea di incrociare Mario Balotelli mi inquieta: l’attaccante italiano resta inspiegabilmente uno di cui i giornali continuano a occuparsi sebbene abbia di fatto smesso di giocare un lustro fa. Potrebbe raggiungere gli altri italiani in Mls, per esempio.
Dopo il calcio femminile, il campionato americano è il passatempo più pompato da media e procuratori di bolliti. Il più furbo di tutti è Federico Bernardeschi, vincitore di un Europeo per caso, ricordato nei suoi anni juventini più per il suo modo di vestire e il matrimonio pacchiano che per gol e prestazioni memorabili, a Toronto si è calato subito nella parte hollywoodiana del personaggio semifamoso che gioca negli Stati Uniti: i social sono zeppi di sue esclamazioni in inglese da terza elementare alla fine delle partite, oltre che delle mirabolanti azioni sue, di Insigne e Criscito nella loro nuova vita calcistica.
Un osservatore disattento potrebbe persino pensare che stiano vincendo tutto, dì là dall’oceano, insegnando calcio agli ignoranti yankee come profeti del pallone. In realtà la loro squadra è undicesima nella Eastern Conference, magari andrà ai playoff ma non combinerà molto di più: praticamente Bernardeschi e Insigne sono i Calenda e Renzi della Mls.
Sabato c’è il derby di Liverpool, domenica United-Arsenal. Ah già, la prossima settimana comincia anche la Champions League, che vincerà un’inglese, segnatevelo, e i Reds verranno a vincere in casa del Napoli tanto per ricordare chi è che comanda in Europa, anche se a noi l’Europa fa schifo.