Mondiali di pallavolo. La missione possibile dell'Italia
Ai quarti di finale della Coppa del mondo gli Azzurri giocheranno, mercoledì 7 settembre, contro la Francia, campionessa olimpica. La Nazionale ha dimostrato di avere talento, anche se manca di esperienza
È iniziata la fase a eliminazione diretta del Mondiale di pallavolo maschile. Si è iniziato cioè a fare sul serio. La Polonia ha superato la Tunisia e affronterà ai quarti gli Stati Uniti, che hanno sorprendentemente faticato contro la Turchia, già sconfitta dall'Italia ai gironi. Christenson e co., davanti 2-0, si sono spenti nel terzo e quarto set, consentendo la rimonta della Turchia fino al pareggio, e c'è voluto il tie break agli americani per vincere la partita. Difficoltà inattese per una delle nazionali candidate alla vittoria finale – con percentuali minori a quelle polacche e francesi, va detto – ma comunque comprensibili a questo punto del torneo.
L'Italia ha fatto il suo dovere e ha superato Cuba per 3 set a 1 (25-21, 21-25, 26-24, 25-18) nella sua prima partita da dentro e fuori a questi Mondiali. La formazione di De Giorgi si presentava come terza del ranking stilato dopo la conclusione della fase ai gironi – sarebbe stata prima in realtà, ma i primi due posti erano riservati a Polonia e Slovenia, paesi ospitanti, per un regolamento piuttosto criticato – e il sorteggio che ne è seguito l'ha posta in una parte di tabellone che già a prima vista si presentava insidiosa, e lo è stata, e che si potrà rivelare proibitiva contro la Francia, campionessa olimpica in carica, ai quarti. Eppure il Giappone l'impresa l'ha sfiorata contro i Blues, costringendo la formazione di Giani a un quinto set combattutissimo.
Gli azzurri sono stati bravi e fortunati a regolare Cuba, e sono sembrati un po' tirati, soprattutto nella prima parte del match. Il primo set ha visto molti errori da parte dei cubani, che avrebbero lasciato spazio ad un allungo deciso dell'Italia se avesse espresso, appunto, un gioco più sciolto. Nella seconda frazione Cuba ha sbagliato meno e ha sfruttato al massimo la propria potenza di fuoco, prima con Herrera – nuovo opposto di Perugia, saranno contenti – e poi con Simon, centrale esperto che quando più contava è salito in cattedra e ha chiuso il set, 1 a 1. Terzo set equilibrato. Herrera è rimasto il pericolo numero uno con attacchi che sfioravano i 130 chilometri orari, mentre noi siamo stati bravi a muro – ed è una costante, pare, di questo mondiale – e a resistere quando c'era da resistere; si veda lo scambio sul 10-9 per Cuba: Balaso difende su Yant, poi su Herrera, la palla successiva viene affidata di nuovo all'opposto che sbaglia e andiamo sul 10 pari. Chiudiamo sul 26-24, 2-1 Italia. La quarta frazione inizia male, subito sotto di 4 punti. Gli azzurri sono frettolosi, come ha fatto notare lo stesso De Giorgi. “Andiamo più veloci della partita” ha detto ai suoi durante un time out, invocando la calma e il ragionamento. Recuperiamo, Cuba si ferma a 12, noi allunghiamo e chiudiamo la partita sul 25-18.
L'Italia c'è e inevitabilmente è temuta a questo punto del torneo. Quello a Cuba è stato il primo set concesso agli avversari del Mondiale, che per ora ha visto gli azzurri crescere di partita in partita. È stata ordinata e attenta anche nei momenti in cui sembrava essere meno in partita di un avversario più spregiudicato ma autore, come si diceva, di molti errori in momenti delicatissimi della partita, che hanno inevitabilmente sorriso agli azzurri.
Per ora il giudizio non può che essere positivo con qualche accenno di entusiasmo, ma noi “dall'interno” possiamo essere più realisti, o se vogliamo pessimisti, per scaramanzia (che c'è anche se la si nega), ma anche per cercare di essere obiettivi.
È stata una partita che ha lasciato due certezze, oltre a quelle che abbiamo già detto: l'esperienza che manca a molti azzurri, come lo stesso Yuri Romanò ha detto al Foglio alla vigilia del Mondiale, che può essere decisiva in certi momenti delle partite e che ieri forse ha frenato Michieletto e Lavia (9 e 11 punti rispettivamente) non brillanti quanto in altre serate; e l'esperienza che invece c'è in giocatori come Anzani e Giannelli – paradosso, visto che il palleggiatore di Perugia e capitano azzurro ha “solo” 26 anni –, quest'ultimo bravissimo a capire su chi fare affidamento nei momenti in cui si poteva scappare e in quelli in cui bisognava stare a stretto contatto all'avversario.
L'Italia è una nazionale talentuosa, anche se non avventata, compatta, anche se talvolta corre il rischio di compassarsi, e, da quel che si è visto sabato, anche brava a sopperire a qualche mancanza e a variare quando necessario. La differenza d'ora in avanti, oltre alla difficoltà, sarà il tempo che verrà concesso per capire i momenti della partita: Cuba è stata talmente spavalda che si è frenata da sola, la Francia non lo sarà e il tempo a disposizione per riprendersi da eventuali brutti colpi sarà sempre meno. Gli azzurri l'avranno capito.