Il Foglio sportivo – that win the best
Cantona e Vettel, una strana alleanza “circolare”
A chi interessa davvero Italia-Inghilterra di Nations League se tra poco scatta il Mondiale?
Non vorrete mica che commenti Italia-Inghilterra, vero? Non lo farò, anche perché l’articolo l’ho dovuto consegnare prima dell’inizio della partita, e nonostante le forti dosi di brandy che assumo non sono ancora arrivato ad avere sbronze divinatorie. A Londra poi questi sono i giorni di Roger Federer, che saluta il tennis nella città più bella del mondo, ha detto addio giocando in doppio con Nadal dando a chi di tennis deve scrivere materiale sentimentale e retorico in abbondanza per i prossimi cinque anni (e sempre viva Murray, l’infiltrato perfetto che gode dell’aggettivo “Fab” da anni perché giornalisticamente funzionava meglio così).
Detto questo, il torneo serio quest’anno è il Mondiale, mica la Nations League, Italia-Inghilterra di ieri sera valeva come un’amichevole di quartiere, quindi se abbiamo vinto noi, bene, se abbiamo perso o pareggiato, chissenefrega. Tanto abbiamo già vinto nelle scorse due settimane: vedere il mondo commosso per la morte della Regina, incarnazione perfetta del “Dio, patria, famiglia” (ma essendo inglese e non romanesco vi piace), vale più di dieci Nations League. Il torneo serio è il Mondiale, ho scritto poco fa, anche se devo ammettere che non riesco a dare del tutto torto a Eric Cantona, banalmente definito “mai banale anche fuori dal campo” in tre quarti degli articoli dei giornali italiani che ho letto sulle sue dichiarazioni: l’ex numero 7 del Manchester United ha detto che non guarderà la Coppa del mondo dato che si gioca soltanto per interessi economici (ma va?) in un paese che non c’entra niente con il calcio, dove per costruire gli stadi è morta un sacco di gente. Stadi che sono “un’aberrazione ecologica”, ha aggiunto, forse facendo correre un brivido di piacere sulla schiena di Sebastian Vettel.
Il pilota di Formula 1 è entrato nella sempre più folta schiera dei vip paraculi che pensano di cambiare il mondo indossando magliette arcobaleno e parlando male dei combustibili fossili mentre gareggiano in paesi dove gli omosessuali vengono uccisi sgasando sulle automobili più veloci del mondo. “La F1 va veloce in pista, ma è ancora troppo lenta su temi come femminismo, ambientalismo e diritti Lgbt. Tutti noi possiamo fare di più”, ha detto a una delle nuove maestre del pensiero italiano, Francesca Michielin, tirando un pippone allucinante sulla mancanza di pilote (o pilotesse?) e sull’inquinamento eccessivo che le auto di Formula 1 producono, invocando come un Di Battista qualunque “l’economia circolare”.
Poi è probabilmente salito su un jet per tornare a casa, in Germania. Germania da cui arrivano notizie che ci ricordano che la realtà è spesso più forte della propaganda: dopo la finale del Mondiale di calcio femminile persa in estate contro l’Inghilterra, il movimento delle ragazze pallonare tedesco è in crisi. Ci sono il 40 per cento di squadre in meno rispetto a dodici anni fa e soprattutto le partite della Bundesliga femminile sono viste mediamente da meno di mille persone. Io capisco il marketing e la retorica sulla parità, ma se alla gente frega meno di niente vedere ventidue donne che corrono dietro a un pallone, e si deve ogni volta sperare che un qualche evento interplanetario tiri la volata e crei l’entusiasmo, non sarebbe meglio mettersi il cuore in pace, continuare a fare giocare tutte le ragazze che vogliono, ma almeno smetterla di venderci le loro partite come se fossero la stessa cosa di quelle maschili?