Il saluto a Alejandro Valverde e Vincenzo Nibali all'ultima Vuelta (Foto Ansa) 

Coppa Agostoni. Valverde e Nibali non sono ancora pronti a diventare mercanti di ricordi

Giovanni Battistuzzi

Sjoerd Bax ha vinto la classica lombarda, primo appuntamento del Trittico lombardo (con Tre Valli Varesine e Coppa Bernocchi). I due quasi ex, manca poco, sono stati protagonisti

Si sono ritrovati là davanti perché c’era in fondo nient’altro di meglio da fare. E lì davanti, verso Lissone, arrivo della Coppa Agostoni, dal 1996 sottotitolata Giro delle Brianze, hanno cercato di allontanare quella paura, chissà quanto dannata, di sentirsi come un mobile a Lissone, esposto, immobile, passato. I Mercanti di liquore cantavano che “poi ci siamo travestiti da soldati di ventura / per cercare di scalare questa ripida pianura”. Alejandro Valverde e Vincenzo Nibali al liquore hanno preferito la bicicletta, a fare i soldati forse c’hanno mai pensato, da corridori si trasformeranno al massimo in mercanti di ricordi. Non manca molto, poche settimane ancora e sarà addio.

   

    

Alla Coppa Agostoni (primo appuntamento del Trittico lombardo con Tre Valli Varesine e Coppa Bernocchi) si sono ritrovati lì davanti in fuga da tutti, all’inseguimento di nessuno, forse solo di un’ultima gioia, che è mai finita davvero sino al momento nel quale è finita davvero, lo striscione d’arrivo dell’ultima corsa. L’ultima corsa ci sarà, ma non oggi. Forse l’ultima vittoria invece è stata già messa in palmares: per l’Embatido il 27 febbraio al Gran Camiño, classifica generale (il giorno prima aveva fatto sua la terza tappa); per lo Squalo si torna al primo ottobre del 2021, doppia, tappa e classifica generale al Giro di Sicilia.

 

A Lissone Sjoerd Bax ha ottenuto la sua prima vittoria da professionista, almeno tra quelle classificate 1. (le più importanti), a ventisei anni, al primo anno da professionista, almeno in una squadra che non sia continental. Ha vinto in volata, rimontando Alejandro Valverde, secondo. Era partito lungo, lunghissimo, allo sprint lo spagnolo. Sono mica errori da Valverde questi, che poi ha mica sbagliato davvero don Alejandro, s’è messo dietro tutti gli altri, è Bax che ha recuperato, l’ha superato, ha fatto sì di avere la ragione del più forte.

 

Ce l’hanno avuta spesso Alejandro Valverde e Vincenzo Nibali in questi anni la ragione dei più forti. Fa parecchio strano sapere che tra poco non ci saranno più in gruppo. Va così però il ciclismo, prima o poi tocca smettere di spillare il numero di gara sulla maglietta, ci si trasforma in ricordo, si lascia spazio ad altri uomini a pedali che a loro volta lasceranno spazi ad altri. Funziona così. E in tutto questo rimescolamento, nemmeno troppo veloce, di facce e pedalate si continua a non stancarsi delle biciclette, il ciclismo evita di trasformarsi in un mobile da esposizione.

 

Assieme ad Alejandro Valverde e Vincenzo Nibali, in fuga verso Lissone, c’erano pure Domenico Pozzovivo e Rigoberto Uran, anche loro inesauribili pedalatori, parte di quell’anello di congiunzione tra il cosa è stato e il cosa sarà.

 

Toccherà ad Andrea Piccolo (oggi terzo), a Davide Formolo, a Guillaume Martin, a Enric Mas, oltre a Sjoerd Bax, gli altri della in avanscoperta a farci fregare della nostalgia per due grandi protagonisti che salutano. C’è mica bisogno della nostalgia, solo della consapevolezza di aver visto pedalare due signori corridori. Anche ora, che le gambe fanno più fatica di un tempo, e che anche la Coppa Agostoni è andata e manca sempre meno agli addii.