L'exploit di Ferrieri Caputi, il primo arbitro donna d'Italia ai tempi del primo premier donna d'Italia
Maria Sole Ferrieri Caputi è e soprattutto sarà, un ottimo arbitro. Ma bisogna riconoscere anche che gode innegabilmente di un vento a favore mediatico e istituzionale. Occhio ai giochetti retorici per santificare le minoranze a prescindere, isolandole in una teca di vetro per paura che poi si moltiplichino e mettano davvero in discussione lo status quo
Arbitrando Sassuolo-Salernitana, Maria Sole Ferrieri Caputi è diventata la terza donna arbitro di una partita di massima serie nei top 5 campionati europei, dopo la tedesca Bibiana Steinhaus e la francese Stéphanie Frappart. Ha dovuto sperimentare l'anticamera della serie B per appena tre giornate (Cittadella-SPAL l'anno scorso, Modena-Frosinone e Brescia-Perugia quest'anno) prima di debuttare in serie A. Per rimanere sui colleghi che lei ha indicato come suoi modelli, nel 1991-92 Collina ce ne aveva messe sei, mentre nel 2003-04 il corregionale Gianluca Rocchi (oggi designatore) addirittura 19. Ad Alfredo Trentalange, il suo attuale presidente, ne erano servite 15. Riportiamo queste fredde cifre ovviamente non per dare della raccomandata a Ferrieri Caputi, ben consapevoli che la calunnia è un venticello; ma per sottolineare quanto sia notevole il suo exploit, che si presta a una doppia interpretazione. La prima è che Ferrieri Caputi è, e soprattutto sarà, un ottimo arbitro. La seconda è che gode innegabilmente di un vento a favore mediatico e istituzionale – aprendo la puntata della Domenica Sportiva di cui era ospite ieri sera, i conduttori hanno subito evocato il paragone con Giorgia Meloni primo premier donna della storia italiana – che però, nel lungo periodo, potrebbe finire per nuocerle. Secondo noi sono valide entrambe le interpretazioni.
Sulla sua prima direzione di gara sono piovuti elogi bipartisan sicuramente meritati. Rocchi le aveva riservato la partita più morbida del turno, tra due squadre per il momento a metà classifica, nello stadio con il più basso fattore-campo di tutta la serie A, là dove la tifoseria ospite sovrasta spesso e volentieri quella di casa. Ciononostante, finché ha avuto contenuti agonistici (a occhio e croce fino al 4-0), Sassuolo-Salernitana è stata una partita più veloce della media, tra due squadre abituate a giocare in verticale, il che notoriamente costringe gli arbitri a spendere molte più energie. Ferrieri Caputi non solo ha assecondato il corso degli eventi ma anzi l'ha esaltato, evitando di spezzettare odiosamente il gioco: il primo fallo è stato fischiato dopo ben tredici minuti, e diverse volte si è messa in luce per una brillante applicazione della norma del vantaggio. Contemporaneamente, in altri stadi, non avvenivano le stesse cose: nei minuti finali di Lecce-Cremonese abbiamo visto l'arbitro Marinelli impedire al Lecce di battere velocemente una punizione a centrocampo essenzialmente per nessun motivo, se non l'umano desiderio di preservare il pareggio che stava bene a tutti e soprattutto a lui. Perciò non si dica che Sassuolo-Salernitana era una partita facile: in serie A esistono numerosi esempi, da Pairetto a Maresca, di arbitri che riuscirebbero a trasformare in una chiassosa assemblea di condominio anche la messa di Natale.
Poi, però, a un certo punto, Maria Sole Ferrieri Caputi ha preso una decisione discutibile. Il rigore fischiato al Sassuolo al 37' del primo tempo, per un colpo d'anca molto veniale di Maggiore su Ceide, è di quelli che fanno storcere il naso. Non è inventato, ma è assai fiscale. Il commento in presa diretta di Luca Marelli, ex arbitro oggi moviolista su DAZN, è stato molto cauto ma non tartufesco: è un “rigorino”, ha detto, di quelli che non piace veder fischiati al suo designatore. Soprattutto – aggiungiamo noi – è stata una decisione in aperta controtendenza rispetto al metro “all'inglese” mantenuto con efficacia per tutto il primo tempo: i giocatori della Salernitana hanno protestato a lungo, prima di mettersi l'anima in pace dopo la conferma del VAR che non aveva margine per sovvertire la decisione di campo. Niente di drammatico, ci mancherebbe: è un'abituale domenica di un arbitro italiano, è prassi comune vivisezionare qualsiasi fischio più o meno ambiguo. Quando Ferrieri Caputi passerà a dirigere le grandi classiche, sperimenterà la sensazione ancora più vividamente. Però, però, però.
Però tutta la domenica, anzi tutto il weekend a partire dalla designazione del giovedì mattina, è stata circondata dall'aura dell'evento storico. L'AIA ha concesso a Ferrieri Caputi di intervenire in diretta alla Domenica Sportiva, cosa che a memoria non accadeva dai tempi della celebre comparsata di Concetto Lo Bello dopo uno Juve-Milan del 1972 per scusarsi accanto a Bruno Pizzul di un abbaglio commesso nel pomeriggio. Siti e giornali si sono gettati a capofitto su una di quelle Novità di cui le nostre redazioni, soffocate dall'aria viziata, hanno bisogno ogni dieci minuti: che lavoro fa, che liceo ha frequentato, e poi ha il fidanzato? Quattro giorni di frullatore su un accadimento di cui tutti gli addetti ai lavori – soprattutto gli allenatori – hanno tentato di ridurre la portata: non c'è bisogno di farla passare come una cosa eclatante, ha detto per esempio il sassuolese Dionisi, è semplicemente la normalità. Ogni anno debutta in serie A circa una decina di arbitri diversi: questo cherchez la femme un po' morboso, dove si parla di donne solo per riempirle di balocchi e dolciumi, è il segno più subdolo del maschilismo di cui è permeata la cultura calcistica italiana. Un'analisi a senso unico in cui sparisce non solo l'errore ma anche il semplice dibattito, la sfumatura di complessità che rende più vera e concreta qualunque esperienza: e così non si cresce mai, anzi si corre il rischio di prendere sul serio ogni salamelecco. “Gli insulti mi fanno male, ma la melassa mi soffoca”, confessò Enzo Bearzot alla fine del Mondiale 1982, al momento dei bilanci.
In questo racconto anti-critico dello sport dove tutti gli allenatori sono bravissimi, tutte le partite sono stupende e tutte le sconfitte sono colpa della sfortuna e degli infortuni, le donne sono i soggetti più a rischio. Lo scorso giugno simili toni furono usati riguardo al pessimo Europeo della Nazionale di calcio femminile, finita ultima nel girone dietro Francia, Belgio e Islanda. Non potendo cavarsela col solito sbrigativo “brave lo stesso” che denota soprattutto scarso interesse verso l'approfondimento di un qualsiasi evento sportivo, molti commentatori si limitarono a spargere fumo sulla spedizione, desiderosi soprattutto che dell'Europeo femminile si smettesse di parlare il prima possibile. La cortina fumogena ha sortito l'effetto paradossale di glissare sui veri motivi del fallimento a cominciare dalle colpe del ct Milena Bertolini, prima responsabile del flop eppure ancora saldamente in carica, come del resto è accaduto al suo collega della Nazionale maschile – ecco la vera parità dei sessi!
Il tono eccessivamente mieloso nasconde il pregiudizio: per essere una donna, in fondo, se l'è cavata benone. Anzi, molto meglio di tutti quei maschi pasticcioni che ci intossicano le domeniche! Invece quanto servirebbe – e quanto servirà – a Maria Sole Ferrieri Caputi una critica adulta e consapevole, naturalmente non becera né tantomeno sessista, nulla che assecondi il bestiame da stadio; una critica che tratti tutti i tesserati da adulti, che non li tratti come fenomeni da baraccone solo perché sono donne, che non perda tempo ad alimentare la stucchevole questione arbitro/arbitra/arbitrə (“Risolvetela voi, a me non interessa”, ha risposto con buonsenso lei). Una critica che parifichi davvero, abolendo i trattamenti di favore, le carinerie vellutate di ipocrisia, i giochetti retorici per santificare le minoranze a prescindere, isolandole in una teca di vetro per paura che poi si moltiplichino e mettano davvero in discussione lo status quo. E in fondo è un modo molto subdolo di tenere le donne al proprio posto, abbassarle al livello di scolarette emozionate anche quando sono a tutti gli effetti delle professioniste, anche questo chiamarle col nome di battesimo, Maria Sole eri emozionata?, Maria Sole ti hanno insultata?, Maria Sole sei stata brava! – e sì che Maria Sole di cognomi ne ha persino due.