pedalare con lentezza
Eroica 2022. Come si porta la pancia in bicicletta
Viaggio tra sterrati e ristori, maglie in lana che tirano sul ventre e soste lungo il percorso per scoprire che è meglio andare lenti quando si è in sella
Arriva sempre il momento nel quale ci si chiede perché si continui a mettersi in sella a una bicicletta e uscire ore a pedalare. Che tanto si sa che sono caldo e levatacce d'estate e freddo e divani abbandonati d'inverno. È una domanda che non ha alcun senso, tant'è che ce lo si chiede ma si risponde mai davvero. C'è mica bisogno di darsi una risposta: si pedala e basta, perché tanto se non lo si facesse sarebbe peggio, un piacere in meno.
Ce ne è un'altra, parecchio più sensata, che emerge a un certo punto. E anche a questa domanda non si risponde mai davvero, perché tanto i segnali che determinano la risposta ci sono tutti e parecchio chiari: si mangia per pedalare di più, o si pedala per mangiare di più? Se ce la si pone è perché la risposta la si ha già, sta nella seconda parte del quesito.
È una presa di posizione autoevidente, nel senso che basta mettersi allo specchio per vederla. Appare mai il fisico dei corridori nello specchio, non almeno di quelli che si va a vederli lungo le strade o nelle dirette televisive. Che i corridori sono secchi duri, con certe gambette sottili eppure muscolose e certi petti da pollo che viene da chiedersi se ci possono davvero essere petti del genere al mondo. C'entrano niente loro, i corridori, con chi pedala non rinunciando a niente e per rinunciare a niente. O forse sì, perché c'è sempre una bicicletta di mezzo, e allora, forse, si è un po' come a quelle cene familiari dove zii e genitori la pensano diversamente su tutto, ma allo stesso tavolo ci stanno (più o meno) bene, comunque meglio se sono pochi pranzi (o cene) l'anno.
Gli schifano un po', i ciclisti con la pancia prominente, quelli che ancora vivono nella dimensione della competizione, quelli per cui la velocità è meglio della tranquillità, quelli che girano le pedivelle per staccare tutti gli altri, anche se si parte e si torna assieme. Tutta gente che preferisce gel e barrette a pane e companatico, una bevanda isotonica – probabilmente è una parolaccia – a un bicchiere di vino rosso. Interessa poco ai ciclisti con la pancia tutto questo. Stanno bene lo stesso, anche a faticare di più in salita; in cima, specialmente quando l'ascesa diventa passo e l'altitudine sale, si trova qualche delizia gastronomica: la montagna toglie parecchie energie, ma sa riempire i sensi come nessuno.
Come tra il Chianti e le crete senesi, specialmente un fine settimana l'anno, il primo d'ottobre. Non che si caschi male nemmeno negli altri mesi, anzi, ma è durante L'Eroica che i ciclisti con la pancia diventano non più una minoranza guardata guercia, con quel misto di simpatia e commiserazione tipico di chi è convinto di essere nel giusto, ma una nutrita compagine, una festosa minoranza consapevole di non aver nulla in meno rispetto agli altri, ma qualcosa in più: la pancia.
Li trovi su ogni percorso, da quello più corto, 46 chilometri, a quello più lungo, 207, a dimostrazione che ciò che conta sono le gambe e se quelle vanno non è qualche chilo in più a fermarle.
Così come tutte le ciclostoriche, L'Eroica vive in una dimensione tutta sua rispetto alle altre manifestazioni ciclistiche: l'unica cosa che conta davvero è pedalare, come, per quanto, a che velocità e con quante pause è del tutto superfluo, basta arrivare. Si arriva sempre. È la rivincita della lentezza sulla velocità, della goduria sulla privazione, ché la velocità è di per sé escludente, priva, è una rincorsa alla solitudine. È quello che ci vuole nel ciclismo, ma il ciclismo è solo una parte, minoritaria, della bicicletta: quella rapida.
E così mettere il piede a terra, guardarsi attorno, fermarsi due minuti in più da qualche parte, mettere in bocca pane e salame (o meglio finocchiona, visto che siamo tra Chianti e senese), innaffiarlo con il vino rosso non è una blasfemia nutrizionale, a dirla con Guido Foddis, ma qualcosa di assolutamente necessario. Si sarebbe trovato bene all'Eroica uno come Romeo Venturelli, e pure uno come Jan Ullrich.
È un luogo Icp L'Eroica: indicazione ciclistica panciuta. È un posto e un tempo dove la pancia la si più portare con stile – la scelta di tenerla sopra o dentro i pantaloncini è del tutto personale – e con una certa fierezza, perché così va bene, perché stona mica la pancia in bicicletta. Anzi. Dà armonia all'insieme. Non si diceva che Fausto Coppi fosse meraviglioso in bicicletta perché formava con essa un magnifico semicerchio?