Il Foglio sportivo
Vale la pena perdere per Wembanyama
La Nba che riparte pensa già al futuro. LeBron James ha definito il francese, 19 anni ancora da compiere, “qualcosa di diverso, un alieno”.
Mancano ancora più di otto mesi al Draft 2023, quando la squadra baciata dalla sorte con la prima scelta assoluta potrà selezionare Victor Wembanyama, eppure l’intero mondo Nba non riesce a smettere di parlare dell’enfant prodige in arrivo dal campionato francese. A “Wemba”, 19 anni ancora da compiere, rimane una sola stagione su questa sponda dell’Atlantico, prima di essere eleggibile per il salto nel campionato di basket più prestigioso; nel frattempo, diverse franchigie oltreoceano – come ha raccontato il commissioner dell’Nba Adam Silver, che per una volta sembra essersi dimenticato di dover combattere il tanking – “stanno sbavando all’idea di poterlo scegliere al Draft”.
Le parole del numero uno della lega non rappresentano un caso isolato, anzi, negli ultimi giorni. Silver è solo l’ultima di tante figure di spicco dell’Nba che si sono pronunciate con entusiasmo sul potenziale del ragazzo di Nanterre. A partire da LeBron James, che lo ha definito “qualcosa di diverso, un alieno”; passando per il ct della Francia Vincent Collet, che ha garantito che si tratti del “miglior prospetto di sempre uscito dal campionato francese” (che pure è stato il trampolino di lancio per All-Star e campioni Nba come Tony Parker, Rudy Gobert, Boris Diaw e Joakim Noah); fino alla previsione di un dirigente Nba, che ha quantificato in 500 milioni di dollari circa l’incremento immediato del valore della franchigia che lo selezionerà il prossimo giugno.
“Wemba-mania”, così è stata ribattezzata, ed è definitivamente esplosa dopo le due partite della scorsa settimana a Las Vegas tra i Metropolitans 92, sua attuale squadra, e Team Ignite, in cui milita invece la probabile seconda scelta, Scoot Henderson. Una vera esibizione, un testa a testa che ha messo di fronte i due prospetti in cima ai taccuini di tutti gli scout, che sono accorsi numerosi (più di 150!) per assistere alla gara. Tutto ciò ricorda sinistramente quanto era accaduto nel febbraio 2002 con la sfida tra LeBron James e Carmelo Anthony, l’ultima volta in cui un giovane prospetto è stato accompagnato da un’attesa tanto febbrile – ricordate “The Chosen One”? – nel suo avvicinamento all’Nba Draft.
Il biglietto da visita lasciato da Wembanyama a Las Vegas è stato impressionante. Con gli occhi del mondo addosso, nelle due partite ha segnato 73 punti in 70 minuti complessivi, lasciando un interrogativo sulla bocca di tutti: come può un ragazzo con quel corpo, muoversi con quella fluidità e coordinazione, trattare la palla e tirare in quel modo? Nell’Nba è l’era degli “unicorni”, degli “scherzi della natura”, ma nessuno quanto Victor sembra esserlo davvero: 220 centimetri di altezza, che a braccia alzate diventano 292, e un modo di portarli a spasso che il Guardian ha definito “once-in-a-millennium”. La sua combinazione di qualità è molto rara, se non unica, soprattutto per un giocatore della sua età: mobilità e verticalità su entrambi i lati del campo, unite a tocco, range di tiro, controllo del corpo, uso dei piedi e una capacità di usare la propria stazza visibilmente accresciuta nel tempo; oltre, neanche a dirlo, al privilegio di fare tutto ciò ad altezze proibitive per ogni avversario. Sì, “qualcosa di diverso, un alieno”.
Se dopo il Mondiale Under 19 di un anno fa il suo nome era finito sulla scrivania di tutti i 30 front office Nba, dopo le due prestazioni in Nevada è finito sugli schermi degli appassionati di tutto il mondo. E così nei prossimi mesi Victor sarà perennemente sotto la luce dei riflettori, impegnato in una stagione per forza di cose percepita come “quella prima di”, a maggior ragione dopo che lui stesso ha scelto con lungimiranza di trascorrerla nel contesto più funzionale al proprio percorso verso l’Nba. Dopo un anno in maglia Asvel, con cui ha vinto il titolo in Francia e giocato in Eurolega, quest’estate ha infatti esercitato la clausola di uscita dal contratto e rifiutato offerte (allettanti) un po’ da tutto il mondo, preferendo raggiungere il coach della Nazionale ai Mets. Dove, oltre a lavorare con Collet, Wemba potrà passare un ultimo anno nei sobborghi parigini, a pochi chilometri da casa, in una società che non giocherà competizioni internazionali e che si affaccia al campionato con ambizioni modeste. Tempi e spazi garantiti per lavorare sul proprio corpo e sulla prevenzione degli infortuni, dunque, e ampia libertà d’azione in campo.
Mandata in archivio la stagione, poi, sarà il momento di capire dove inizierà la sua avventura in America. San Antonio, Houston, Indiana, Oklahoma City e Utah sono le più accreditate per finire la Regular Season sul fondo della classifica, e quindi per presentarsi alla Lottery con le chances migliori di portare a casa la prima scelta. Perdere, e perderemo? Con un prospetto come Victor Wembanyama in arrivo, sembra valerne la pena.