il derby della mole
Juventus-Torino, due fisso. Il Giorno della Marmotta dei granata
Il Torino di Cairo continua in modo ammirevole a perdere 0-1 i derby casalinghi qualunque sia la Juventus che si trova di fronte, sia quella stellare dei nove scudetti consecutivi, sia quella che solo pochi giorni fa s'è fatto umiliare ad Haifa
C'è un Giorno della Marmotta che affligge i tifosi del Torino almeno una volta all'anno, generalmente in occasione del derby giocato in casa, in uno stadio bardato granata in modo commovente e degno di nota anche un po' dal punto di vista patologico, vista la sproporzione tra cotanto tifo e i risultati sportivi dell'ultimo trentennio. Uno stadio che porta il nome delle leggende capitanate da Valentino Mazzola e ottant'anni dopo è ridotto a esaltarsi per i resistibili strappi di Valentino Lazaro che, quando va bene, conducono a un corner a favore (occhio però a non prendere il contropiede).
Questo Giorno della Marmotta si è ripetuto puntualmente anche ieri e ve ne riportiamo i dettagli nella maniera più cruda possibile, ovvero con i freddi risultati. Stagione 2007-08: Torino-Juventus 0-1 (94' Trezeguet). Stagione 2008-09: Torino-Juventus 0-1 (80' Chiellini). Stagione 2013-14: Torino-Juventus 0-1 (54' Pogba). Stagione 2018-19: 0-1 (70' rig. Ronaldo). Stagione 2019-20: Torino-Juventus 0-1 (70' De Ligt). Stagione 2021-22: Torino-Juventus 0-1 (86' Locatelli). Stagione 2022-23: Torino-Juventus 0-1 (73' Vlahovic). Proseguendo nel paragone con la celebre commedia americana ambientata nell'amena località di Punxsutawney, Pennsylvania, chi è il Bill Murray della situazione?
Visto che ormai la vicenda copre un arco narrativo di 15 anni, bisogna andare per esclusione e puntare i riflettori sull'unico che c'è sempre stato: Urbano Cairo, proprietario di questo Toro sempre più rattrappito, che ormai rinuncia ad avere una fase offensiva, anzi fa proprio a meno degli attaccanti, a meno di non voler considerare tale Pietro Pellegri, il ventunenne più consumato che ci sia: il momento più alto dei suoi 25 minuti è stato abbrancare il pallone con entrambe le mani nello sconcerto generale, credendo che l'arbitro Mariani gli avesse sanzionato un fallo in attacco, quando invece il fischio era arrivato dagli spalti. Il Torino di Cairo continua in modo ammirevole a perdere 0-1 i derby casalinghi qualunque sia la Juventus che si trova di fronte, sia quella stellare dei nove scudetti consecutivi sia il pastrocchio senza capo né coda che s'è fatto umiliare ad Haifa cinque giorni fa e che invece, pur senza strafare, ieri ha ritrovato l'antica tigna e ha vinto meritatamente, se dobbiamo stare all'arida contabilità delle occasioni e al fatto che Milinkovic-Savic è stato il migliore in campo.
Ma della Juventus abbiamo scritto tante volte e tante altre volte scriveremo: invece è un esercizio giornalistico molto più stimolante buttare giù qualche riga su questo Torino inconcepibile, che azzera la saliva ed è capace di mortificare, con i suoi ripetuti e ostentati lanci lunghi nel vuoto, ogni tentativo di letteratura creativa. Al povero Juric, che da tempo ha messo da parte l'ira per abbracciare una più salutare rassegnazione, è stata consegnata a inizio stagione una rosa con un solo vero centravanti (Sanabria, non proprio Lewandowski, tanto che non segna in casa da gennaio). Di Pellegri abbiamo già detto; Zaza è disperso, ed essendo Zaza nessuno ne sente la mancanza nemmeno adesso. La dirigenza non ha sentito il bisogno di sostituire Belotti almeno numericamente, quando perfino il Sassuolo, che non deve rispondere a nessuno se non alle tasche della proprietà, si è premurato di sostituire Scamacca con due nuove prime punte. La partenza ingannevole – nove punti contro le tre neopromosse ancora in fase di assestamento – ha scatenato la grancassa del gruppo editoriale del presidente, a cominciare ovviamente dalla Gazzetta dello Sport. Una grancassa che ormai irrita sommamente l'intera tifoseria granata anche perché condotta con toni un po' da Borgorosso Football Club, tra dichiarazioni roboanti (Ricardo Rodriguez qualche settimana fa: “Nel mio ruolo sono uno dei tre migliori giocatori in Italia”) e assurdi pubbli-redazionali: memorabile quello pubblicato durante l'ultima pausa in cui si magnificava la rosa del Torino capace di ben tredici Nazionali, tra cui Pellegri (in Under 21, dove ovviamente s'è rotto) e Seck.
La Gazzetta è l'unico oggetto legato al granata che possiede ancora un suo calendario progressivo, perché tutto il resto è fermo immobile cristallizzato in un enorme sabato del villaggio al contrario che culmina nel solito derby perso alle 6 del pomeriggio o alle 9 di sera. Quasi sempre nell'ultima mezz'ora, spesso a seguito di un calcio piazzato come ieri o nel 2019 (gol di De Ligt), una distrazione fatale, un colpo di sonno che sai che arriverà, lo senti nelle viscere, quando il cronometro supera l'ora di gioco e ogni pallone diventa rovente. I tifosi del Torino sanno che succederà; e puntualmente succede, a volte anche in circostanze più grottesche di quella di ieri (il derby perso da Giampaolo, dominato fino al 75' e poi perso in modo inaudito), in un asfissiante circolo vizioso. Il Torino prende gol da 25 derby consecutivi: nella storia dei quattro grandi derby italiani, non esiste una striscia tanto lunga.
Tolti i punti con le neopromosse di cui abbiamo già detto, gli altri due – racimolati in sette giornate – sono il frutto di due pareggini interni contro Lazio ed Empoli, quest'ultimo acciuffato al 90' grazie a un colpo di fianco dell'ex capitano Lukic, degradato dopo la baruffa di fine mercato. La media-punti non sembra incoraggiante, anche se almeno difesa e centrocampo hanno qualità che dovrebbero tenere il Toro al riparo dalla lotta per non retrocedere. Ma non è forse peggio quest'eterno vivacchiare tra l'undicesimo e il quindicesimo posto, perdendo nove big-match su dieci, spesso per consunzione atletica dei titolari e mancanza di alternative in panchina? Quand'è stato l'ultimo giorno da Toro di questa squadra? È un Torino spogliato anche dell'anima non dico filadelfiesca, ma quantomeno italiana: le ultime due partite contro Empoli e Juventus sono state anche le prime della storia granata con undici titolari stranieri su undici, complici anche l'infortunio dell'ottimo regista Ricci (uno dei pochi buoni colpi dell'ultimo biennio) e l'appannamento del giovane difensore Buongiorno. Così si finisce a giocare un derby con Miranchuk, Vlasic e Radonjic, tre mezzepunte distinguibili tra loro solo vagamente, chi con la testa al Mondiale chi già alla fine del prestito come le mezzepunte dell'anno scorso. L'antitesi di qualunque discorso di senso compiuto sia mai stato fatto sul Torino propriamente detto, proprio ieri che erano 55 anni dalla morte di Gigi Meroni, una settimana prima che il Toro giocasse e vincesse 4-0 il derby più strappacuore della sua storia. Mah, sarà forse che non abbiamo ancora imparato ad apprezzare le diagonali di Ricardo Rodriguez o la visione di gioco di Lukic e Linetty. O forse siamo semplicemente troppo vecchi.