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al cinema

Er gol de Turone è un credo

Giovanni Battistuzzi

Era il 10 maggio 1981 quando in Juventus-Roma venne annullata la rete del difensore giallorosso. Divenne il più celebre gol annullato della storia della Serie A. Un documentario ne racconta l'epopea (soprattutto televisiva)

Il 10 maggio 1981 è una di quelle date che non dicono niente ai più, ma che per una parte del mondo calcistico nostrano basta a rievocare ricordi e storie, addirittura leggende. E’ un accumularsi di sottomondi il calcio e sono sottomondi che hanno poco o nulla a che fare con la realtà, sono una rielaborazione di essa, esistono in una  dimensione tra l’onirico e il distorto. Ma  esistono a tal punto da avere una vita propria che non ha nulla a che fare con la realtà, ma neppure con l’irrealtà. Sono racconti. Ce ne sono un sacco, alcuni migliori di altri. Alcuni talmente buoni che travalicano anche il tifo, diventano litanie che tutti conoscono. Tipo: ergo’deturone. Che si dice tutto d’un fiato, veloce come un’esultanza interrotta.

 

Er gol de Turone c’è stato, ma non c’è mai stato. Il pallone ha superato la linea di porta quel 10 maggio 1981 in Juventus-Roma 0-0, ma quel gol non è mai esistito. Uno dei tantissimi annullati nel calcio. Ce ne sono a migliaia, ma nessuno come quello, come ergo’deturone, perché quello non è un gol annullato è un romanzo, una finzione narrativa a partire dal protagonista: Ramon Turone. Che sembra un Gaucho delle Pampas, un eroe a metà tra Aureliano Buendía e Don Chisciotte, ma che invece non è né Ramon, né sudamericano o spagnolo, ma solo Maurizio da Varazze, soprannominato Ramon. E non faceva neppure l’attaccante, ma il libero, i gol li doveva evitare, mica farli. Quasi nessuno se la prese più di tanto in tribuna, che nessuno aveva visto se era fuorigioco o meno: se era buono o non era buono era questione di millimetri.

   

     

Er gol de Turone poteva scomparire come sono scomparsi tutti, o quasi, i gol annullati. Quarant’anni dopo però è ancora vivo e lotta insieme a noi, tanto che qualcuno c’ha fatto un documentario. “Er gol de Turone era bono”, l’hanno diretto Francesco Miccichè e Lorenzo Rossi Espagnet (prodotto da Giannandrea Pecorelli per Aurora Film e da Paolo Del Brocco per Rai Cinema) è stato presentato alla Festa del cinema di Roma e fino al 27 ottobre è nei cinema. Se ne poteva fare a meno? Si può fare a meno di tutto, a volte però è meglio fare piuttosto che fare a meno. E in questo caso è stato meglio fare che fare a meno, perché “Er gol de Turone era bono” è “bono” da vedere.

 

Che poi il gol fosse bono o meno è un’altra storia. E non ha nulla a che fare con il calcio, ma con l’appartenenza calcistica, che in certi casi, e questo è uno di questi casi, diventa una questione fideistica, una mappa per orientarsi nella vita. Se fosse stato bono o non bono non lo si saprà mai, non lo si capisce oggi come non lo si capiva allora. E’ una questione ben più complessa, se non lo fosse er gol de Turone non avrebbe superato i quarant’anni di carriera. Serve credere. Non è richiesto nient’altro. E questa credenza apre la porta a due diversi sottomondi. Pillola rossa o pillola blu?

 

Miccichè e Rossi Espagnet queste pillole le lasciano lì, davanti agli spettatori, per tutto il documentario. Sembra che sia bono, bono non sembra. E’ un bel caos er gol de Turone. Intervengono juventini e romanisti, da Cesare Prandelli e Domenico Marocchino a Roberto Pruzzo e Falcao, da Paolo Rossi e Luca Beatrice a Carlo Vanzina e Paolo Calabresi, fino a lui, Maurizio “Ramon” Turone, che da quel 10 maggio 1981 non aveva mai visto Er gol de Turone. Si rincorrono parole, ricordi e punti di vista, si dribblano immagini e controimmagini e si scopre che er gol de Turone è diventato eterno per ciò che da poco era apparso a sconvolgere il calcio: il chiacchiericcio televisivo e calcistico. E’ figlio della moviola er gol de Turone. Il figlio venuto meglio, quello che s’è fatto più strada nella vita.