Il Foglio sportivo - That win the best
Il masochismo di Conte che pensa di tornare alla Juve
In Europa League tutto è più brutto rispetto alla Champions, ma nulla sarà mai peggio del Var
Ognuno ha le sue perversioni, e a me non riuscirete a togliere mai quella dell’Europa League (non della Conference, su quella ho ancora troppe remore per l’inutilità socialista del trofeo). Il calcio europeo del giovedì sera esercita un’attrattiva ai limiti del feticismo su di me. In Europa League tutto è più brutto: gli stadi, i nomi delle squadre, persino le pettinature dei calciatori sono leggermente fuori moda, il gel tiene di meno in Europa League, addirittura le magliette non sono scintillanti come in Champions. Ogni azione, anche la più bella, sembra un po’ più lenta, in Europa League, i gol costruiti su schema appaiono casuali, le esultanze meno cool, i doppi passi più bolsi, i colpi di tacco meno precisi, anche Cristiano Ronaldo in Europa League sembra Petagna (no, scusate, ormai Cristiano Ronaldo sembra sempre Petagna). E tutto questo è bellissimo, ha dentro l’attrazione del trash, l’idea che in campo si dà tutto non per i soldi e le prime pagine, ma per il calcio e basta.
E poi, volete mettere i tifosi delle squadre di Europa League con quelli ingessati, salottieri, tracciati, seduti nel posto indicato sul biglietto e pieni di birra analcolica della Champions? Sto generalizzando, lo so, e non me ne frega niente: in Europa League si vedono fumogeni, striscioni offensivi, coreografie non pagate dalle società, si vedono ultras dai luoghi più impensabili cantare 90 minuti per 11 pellegrini che non andranno mai da nessuna parte. Non posso che brindare sempre all’Europa League, e promettervi che proverò a guardare anche la Conference, a questo punto, per dirvi cosa ne penso davvero.
Se volete vi dico cosa penso delle indiscrezioni della Gazzetta su Antonio Conte pronto a tornare alla Juventus, però: va bene essere inquieti, irrequieti e sanguigni, ma il masochismo è una patologia grave, a proposito di perversioni. Conte ha capito che il Tottenham è maledetto, che non riesce a vincere un trofeo nemmeno per sbaglio da troppi anni, e che restare a Londra a lungo è controproducente per un drogato della vittoria come lui, che al massimo accetta una stagione senza titoli o coppe, ma da qui a lasciare la Premier League per andare in quella Conference League dei campionati che è la Serie A ce ne passa. A lui brindo comunque per la signorile reazione di mercoledì sera dopo il gol annullato dal Var a Kane. Mi dispiace, ma non riuscirete mai a convincermi che quella tecnologia abbia migliorato il calcio: lo ha trasformato semmai in coito interrotto, in una eterna indagine preliminare. Il primato della tecnica sull’uomo ha francamente rotto le palle, il Var è un “lo dice la scienza” alla Roberto Speranza, un piano sulle tasse annunciato da Liz Truss, una stretta di mano a vuoto di Joe Biden, un articolo del New York Times in cui Beppe Severgnini spiega l’Italia: il Var in fondo falsifica la realtà, non è vero che dice la verità quando ci fa vedere che la punta del ginocchio di un attaccante era un centimetro più avanti della linea dell’ultimo difensore magari lontano 15 metri. È una truffa, come il calcio femminile sui media.