1935-2022
Addio a Mauro Forghieri, l'ultimo simbolo della Formula 1 di un tempo
L'ingegnere ha scritto la storia della Ferrari con 54 gran premi, 7 mondiali costruttori, 4 mondiali piloti. Il mondiale con Surtees, l’uomo venuto dalle moto, quelli con Lauda, quello finale con Jody Scheckter diventato un grande amico con cui parlare di aceto balsamico
Mauro Forghieri è stato unico e irripetibile. L’ultimo simbolo della Formula 1 di un tempo, quella in cui un uomo solo poteva stare al comando della squadra in pista dopo aver progettato motore e telaio. Un ingegnere che ha scritto la storia della Ferrari in Formula 1 con 54 gran premi, 7 mondiali costruttori, 4 mondiali piloti (con Surtees, Lauda 2 e Scheckter), ma che ha messo la sua firma in tutti i settori dello sport motoristico, dalle corse in montagne al mondiale endurance fino a dare gli ultimi ritocchi alla Ferrari più costosa di tutti i tempi, la mitica GTO. Mauro Forghieri aveva cominciato come stagista, seguendo le orme del padre Reclus che lavorava a Maranello come meccanico motorista, ma a soli 26 anni l’ingegnere gli affidò la responsabilità del reparto corse dopo la diaspora dell’ingegner Chiti e di altre sei persone tra tecnici e ingegneri. Si trovò improvvisamente a doversi occupare di Formula 1 e Sport Prototipi, progettare e organizzare, disegnare e dirigere. Con lui era entrato in azienda un altro genio delle corse automobilistiche, Giampaolo Dallara che però poco dopo lasciò la Ferrari per dedicarsi alla Miura e poi creare la sua azienda che oggi è un gioiello italiano e vende vetture da corsa in tutto il mondo.
Siamo alla fine del 1961 quando Forghieri si ritrova solo con tutta la responsabilità sulle sue spalle. Era entrato a Maranello nel 1959 per poi restarci fino al 1984. I suoi scontri con Enzo Ferrari sono stati epici. Li sentivano urlare fino dall’altra parte della fabbrica. “Io diventavo più rosso di lui e urlavo più di lui”, ci raccontava Forghieri ricordando quegli anni straordinari. “Ferrari poteva discutere in modo molto ma molto animato con tutti i suoi collaboratori, ingegneri o tecnici che fossero. Mai con Mauro del quale accettava la superiorità. Soltanto se si spingeva troppo in alto, allora lo bloccava”, ricordava Franco Gozzi, il braccio destro del Drake ricordando quelle accese disfide verbali. Erano anni magici, ancora pochi solfdi, ma tante idee.
Il mondiale con Surtees, l’uomo venuto dalle moto, quelli con Lauda, quello finale con Jody Scheckter diventato un grande amico con cui parlare di aceto balsamico, un’altra delle grandi passioni di Forghieri. Gli anni di Lauda sono stati anche quelli di Luca di Montezemolo, anche lui sbattuto in prima linea poco più che ragazzo. Si incontrarono sulla pista di Fiorano dove nacque un’amicizia mai finita. “Con Mauro non solo è scomparso uno dei più grandi tecnici italiani, apprezzato in tutto il mondo, ma anche un amico e un collaboratore con cui ho condiviso anni meravigliosi e indimenticabili successi sportivi”, il ricordo dell’ex presidente che pochi mesi fa era stato con lui a Fiorano a celebrare i 50 anni della pista della Scuderia.
Forghieri, detto Furia, proprio perché ogni tanto non riusciva a trattenersi e scoppiava anche se di fronte aveva Enzo Ferrari ha lasciato delle invenzioni uniche nella storia della Formula 1. Non si accontentava di progettare motori (ne ha inventati di ogni: 8 cilindri a 90°, 12 cilindri da 60 a 180 gradi, 6 cilindri e 12 cilindri sovralimentati). È stato il primo a portare gli alettoni in Formula 1 nel 1964. È stato anche il primo a progettare un cambio al volante e a farlo provare a Gilles Villeneuve che però lo bocciò. Quel progetto rimase in un cassetto fino alla fine degli anni Ottanta quando John Barnard lo rispolverò e grazie alla tecnologia allora disponibile, lo montò per primo sulle monoposto di Mansell e Berger aprendo una strada che tutta la Formula 1 e poi la produzione ha seguito. Il suo capolavoro è stata la serie 312 con cambio trasversale azionate da un propulsore a 12 cilindri piatto che con Lauda ha vinto due mondiali che avrebbero potuti essere molti di più senza il rogo del Nurburgring e poi la separazione di Niki dall’Ingegnere. L’eredità Lauda la raccolse poi Scheckter con il titolo 1979 e avrebbe potuto raccoglierla Villeneuve negli anni Ottanta quando la Ferrari progettata da Forghieri era una vettura imbattibile. Forghieri però in quel gran premio di Imola del 1982, quello della lite definitiva tra Gilles e Pironi, tra Gilles e Ferrari, non c’era. Aveva un impegno di famiglia. La comunione del figlio. Con Forghieri al muretto non sarebbe mai uscito quel cartello e non tra Gilles e Pironi non sarebbe scoppiata la guerra poi deflagrata 15 giorni dopo a Zolder. “Gilles non sarebbe mai diventato campione del mondo. Era un puro”, ci raccontava ancor pochi anni fa Forghieri. Ma con lui ce l’avrebbe fatta.
Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA