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truffe calcistiche

Cosa unisce Juventus e Paris Saint-Germain? I giocatori fantasma

Davide Ferrari

Allo Juventus Stadium le due squadre si affrontano per l'ultima partita del gruppo H di Champions League. L'occasione per far giocare i giovani, quelli veri, non come quelli che sfruttando il blasone delle due squadre riuscirono a trovare un contratto senza averne le capacità

“Le cose che abbiamo in comune sono 4.850” cantava Daniele Silvestri in una sua famosa canzone. Nel caso di Juventus e Paris Saint-Germain il conteggio è decisamente meno complicato. Anzi. Sembra che, a oggi almeno, qualsiasi accostamento tra le due squadre sia cosa da evitare accuratamente per non essere presi per pazzi o ciarlatani. Buffon a parte – che né all’ombra della Mole né a quella della Tour Eiffel è riuscito ad alzare la Champions League – purtroppo o per fortuna, abbiamo poco da condividere con i francesi. Ci sogniamo i giocatori e soprattutto i punti del Psg che ha già staccato il biglietto per gli ottavi di Champions mentre i nostri l’hanno strappato con le proprie mani e buttato nel bidone dell’immondizia tanto caro al nostro Gigi.

    

A pensarci bene però, le due squadre qualcosa in comune ce l’hanno avuta: due giocatori fantasma. E non perché qualcuno si sia dimenticato di togliersi la maschera dopo i bagordi di Halloween. Si tratta di Gregoire Akcelrod e Dionicio Farid Rodriguez. Nel 1902, a Mantova, Arturo Frizzi diede alle stampe un libro, Il ciarlatano (che la casa editrice pavese Effigie ripubblicherà a breve), una specie di autobiografia in cui l’autore racconta il suo peregrinare di piazza in piazza con l’unico obiettivo di vendere ai passanti qualsiasi cosa: dai giornali ai medicinali, dagli unguenti a trattamenti miracolosi. Riuscì addirittura a spacciare per pillole contro il mal di denti delle schifosissime caccole di capra imbonendo il pubblico con il “gergo dei girovaghi”. Una sorta di Wanna Marchi ante litteram insomma, che ha fatto dell’ingannare il prossimo un’arte. Anche i calciatori sono per lo più dei girovaghi (nel caso di alcuni della Juventus anche dei ciarlatani, ma non facciamo nomi) e forse è proprio per questo motivo che i due giovani hanno deciso di fare della truffa calcistica un’arte.

  

Gregoire Akcelrod costruì il suo mito nel 2009. Da centrocampista amatoriale come ce ne sono milioni nel mondo a professionista il passo è breve. Basta mandare alle società decine di curriculum con le caratteristiche tecniche di Nicolas Anelka sostituendone il nome col proprio, avere un’amica che lavora al negozio dello stadio, grazie a un badge entrare al Parco dei Principi indossando una maglia del Psg col nome sulle spalle, fare qualche foto e il gioco è fatto. Infatti, credendo di aver scovato un giovane talento, il Cska Sofia invitò Akcelrod a uno stage con la prima squadra. Poi arrivò l’annuncio ufficiale. E lo stipendio di 15.000 euro al mese. Solo grazie a uno Sherlock Holmes tifoso del Cska che aveva contattato alcuni tifosi del Psg per chiedere informazioni la truffa venne a galla.  

   

Dionicio Farid Rodriguez nel 2017 fece credere a mezzo mondo di essere la rivelazione della Primavera bianconera rimediando ospitate in tv, fama e soldi. "Felicissimo per il primo gol con questa maglia": bastò questo post su Instagram e il sogno divenne realtà. L’apoteosi: realizzò un fotomontaggio sostituendosi a un vero giocatore della Juve dicendo che avrebbe debuttato in Champions con la prima squadra. Qualcuno finalmente controllò e il castello di carte cadde più velocemente di Cuadrado. Farid scomparve da tutti i radar social e della vita reale, e da allora è un fantasma.

  

Il più vecchio ciarlatano del pallone però è senza dubbio Carlos Henrique Raposo, detto “Kaiser”. Per una somiglianza con Franz Beckembauer nel modo di giocare, disse lui. Per quella con la forma rotonda di una bottiglia di birra con quel nome, dissero gli amici. A furia di favori, amicizie e trovate geniali, Raposo riuscì a campare di calcio per 26 anni, giocando – si fa per dire – con gente del calibro di Zico, Junior e Bebeto. Ma non era la fama a muoverlo. Piuttosto la fame. Visto che a 10 anni viveva in una discarica. Incarnò perfettamente il motto di Frizzi: "Con l’arte e con l’inganno vivrò mezzo anno; / con l’inganno e con l’arte vivrò l’altra parte".

 

Raposo il pallone non lo toccava neanche per sbaglio: si accordava con un compagno perché gli facesse un’entrata durissima o fingeva fastidi muscolari. E se le cose si mettevano male, aveva sempre il certificato di un amico… dentista. Quando doveva allenarsi per forza il super-truffatore vedeva nel pallone la sua kryptonite: se la palla era a sinistra lui era destra, se era in attacco lui andava in difesa e viceversa. L’arte truffaldina di Raposo dipende dal fatto che negli anni Ottanta non c’erano i social e le notizie giravano per il mondo alla velocità di Rabiot. Akcelrod e Farid sfruttarono invece proprio il potere dei social per diventare calciatori e poi scomparire dai campi di gioco. Questa potrebbe essere una qualità utile a strappare un contratto alla Juve visto il numero di desaparecidos di questi tempi. Al punto che Juventus-Psg sarà soprattutto una vetrina per mettere in mostra i giovani. Non ci resta che seguire l’invito di Arturo Frizzi e, sperando che anche questa non sia una truffa, godiamoci la partita: Questa sera all’imbrunire / in piazza dovrai venire; / vedrai migliaia d’oggetti novità, / grande eleganza, convenienza e utilità".

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