Il Foglio sportivo - il ritratto di Bonanza
I giovani Allegri
La Juventus delle ultime esibizioni, compresa quella contro il Paris Saint-Germain, sta mostrando segni di rinascita. Forse perché, costretto dagli eventi, l'allenatore bianconero ha fatto giocare alcuni giovani di grande valore. La domanda è: non si poteva farlo prima?
Tutte le opinioni sono giuste, tranne quelle sbagliate. Se mi passate l’aforisma, racchiuderei in questo giochetto linguistico i primi mesi folli della Juventus. Sono state espresse, infatti, varie considerazioni su quello che ha combinato la squadra di Allegri sin qui, alla vigilia di una partita che potrebbe segnare un qualcosa di definitivo, nel bene e nel male. Juventus e Inter si incontrano per decidere in quale maniera affrontare la sosta per i Mondiali, se sdraiati con il bicchiere e la cannuccia in mano, sotto un sole che non c’è, oppure dritti con il binocolo davanti agli occhi per scrutare preoccupati (essenzialmente i bianconeri) l’orizzonte.
Della Juventus è stato detto, anzi gridato, che ha giocato male per colpa di Allegri, un allenatore bollato dai social con il famoso hashtag #allegriout. Trattato come un venditore di frittelle passato per caso dalle parti di una panchina, Allegri ha replicato con un sorriso inamidato, tanto fermo da apparire quasi irreale. Dentro quei serrati denti bianchi ha infilato parole come calma, semplici, normale, categorie, dispiace. Pochi, almeno alla memoria bucata di chi vi scrive, i riferimenti alla sfortuna, nonostante una schiera di malati in squadra degna di un policlinico. Allegri, 55 anni, l’età di una persona pienamente consapevole, ha vinto sei campionati, cinque con la Juventus e uno con il Milan. Poi ha raggiunto due finali di Champions, insieme ad altri trofei che di questi tempi definire minori pare quantomeno improprio. Non è esattamente un venditore di frittelle, ma un allenatore dalla vocazione vincente. Dimenticandosi questo, si sfocia nella malafede, e allora qualsiasi ragionamento non vale. Altro è la ruggine di due anni d’attesa, il gioco asfittico di una squadra con troppe stelle cadenti. E di questo Allegri è corresponsabile, nemmeno il diretto interessato credo ponga obiezioni.
Ma la Juventus delle ultime esibizioni, compresa quella contro il Paris Saint-Germain (nella foto LaPresse Matias Soulé e Sergio Ramos), sta mostrando segni di rinascita. Gioca più veloce e verticale, muovendosi d’insieme, senza quelle voragini tra un reparto e l’altro. Vlahovic non sembra l’unica risorsa, ma l’uomo che quando tornerà si sentirà meno solo. C’è dell’altro. Recentemente Allegri ha scoperto che l’incoscienza aiuta a vivere meglio certe situazioni oscure. E quindi, costretto dagli eventi sfortunati (anzi, infortunati), ha buttato dentro alcuni giovani di grande valore. La domanda è: non si poteva farlo prima? È una domanda retorica, in quanto contiene intrinseca la sua risposta. Di fatto è un’opinione. Magari sbagliata, tra le tante giuste.
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