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L'incredibile fascino della Maratona di New York

Stefano Vegliani

Ritorna a pieno regime la maratona più importante al mondo. Vittorie di Evan Chebet tra gli uomini e Sharon Lokedi tra le donne. Un ottimo ottavo posto per l’azzurro Daniele Meucci. Storie podistiche dalla grande Mela

New YorkNon c’è nessuna maratona al mondo che può competere con quella di New York. A Berlino si distruggono i record del mondo, ma nella grande mela si celebra il paradiso del podismo, o se preferite del running visto che siamo negli Stati Uniti. Maratona vuol dire quarantadue chilometri e cento novantacinque metri, tutte le altre non sono maratone, anche se chi racconta della sua maratona troverà sempre qualcuno che gli chiederà: “ma di quanti chilometri?”. Quella di New York poi si misura in miglia: 26,2 che ,come dice Linus che l’ha corsa 11 volte e anche quest’anno ha fatto da motivatore a un numeroso gruppo di connazionali, “aiuta a farla sembrare più corta”.

   

La Maratona di New York quest’anno ha riaperto le porte a tutti ritornando ad accogliere 50mila partecipanti, dopo un tetto di 25mila nel 2021 e l’annullamento per Covid nel 2020. Gli italiani, come da tradizione hanno detto: “pronti”! Tra pandemia e Travel Ban mancavano dal 2019. Confermando un primato stabilito tante volte, con 2.222 iscritti sono stati il gruppo di stranieri più numerosi. Se (dati del 2019 di Audience Research and Analysis) genera un indotto per l’economia cittadina di 427 milioni di dollari i nostri connazionali danni un buon contributo. Con oltre 2mila iscritti la Maratona di New York si colloca idealmente al sesto posto tra le maratone italiane. In Italia se ne corrono una quarantina all’anno, ma con numeri modesti, tranne pochi casi. Per esempio domenica si è corso anche a Torino con meno di mille classificati. Eppure andare nel capoluogo piemontese costa poche centinaia di euro.

   

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La maggior parte di chi corre qui a New York attraverso i cinque boroughs (Staten island, Brooklyn, Queens, Bronx e Manhattan) venendo dall’Italia si affida ai tour operator accreditati. In Italia ce ne sono cinque, i più consistenti Terramia e Born2run. Fortunatamente le agenzie sono riuscite a mantenere i prezzi dei pacchetti uguali a quelli del 2021 quando fu impossibile viaggiare. I contratti con gli alberghi risalgono a prima che il valore dell’euro crollasse e l’inflazione galoppasse. “l’anno prossino” spiega a Il Foglio Herbert Thomas di Born2run “se la situazione economica non cambia i prezzi difficilmente saranno gli stessi“ (quest’anno la media dei pacchetti è stata attorno ai 1.900 euro e comprendeva pettorale, biglietto aereo e albergo). “La gente fremeva per correre qui” racconta a Il Foglio Antonio Baldisserotto, grande capo di Terramia, “se dagli organizzatori avessimo avuto più pettorali avremmo venduto anche quelli”. Poi chi è venuto si è reso conto di come sia cambiato il costo della vita.

   

A New York si mangia molto bene, la pizza napoletana trionfa ed è molto buona “Una pizza napoletana” nel Lower East side è prima nella classifica 50top Pizza, classifica fatta da napoletani. Ma c’è solo l’imbarazzo della scelta, c’è anche la pizzeria di un maratoneta, “Sotto Casa”, a Brooklyn. Il titolare Luca Arrigoni ha chiuso in tre ore, quarantacinque minuti e ventuno secondi, meglio del primato personale di Joe Bastianich che in passato l’ha corsa cinque volte. Però, come dice Fulvio Massini storico preparatore che accompagna chi viaggia con Born2ru: “Mai mangiare la pizza la sera prima”. Tornando ai prezzi, oggi per una pizza, bevendo acqua del rubinetto, comprese tasse e mancia si spendono 35 dollari. Lo shopping è diventato inavvicinabile soprattutto per lo svantaggio del cambio, eppure c’è chi si è portato la famiglia e il turismo italiano continua a muoversi verso New York per tutto l’anno.

 

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Guardare la fiumana di gente che per ore e ore attraversa la città è qualcosa di magico, fa venire voglia di spillare il pettorale. Tranne che a Williamsburg sud, il quartiere degli ebrei ortodossi hasidici dove regna il silenzio che sembra di essere alla Maratona di Milano, per tutti i 42 chilometri è una festa di tifo, musica, incitamento, anche per gli ultimi quelli che sono arrivati a Central Park alle 19.25, quando era oramai buio ma con la luna piena alta nel cielo.

  

Correre la maratona ha tante interpretazioni, c’è chi per esempio è venuto per seguire un programma di formazione come gli allievi del Micap (Master Internazionale di Coaching ad Alte Prestazioni) che hanno corso in 80, l’importante era finire. Per anni la Fondazione Veronesi, ha organizzato un gruppo di donne guarite da tumori femminili, il primo anno quel progetto ebbe l’onore della prima pagina del New York Times.

    

Poi ci sono le i personaggi famosi, il più conosciuto al pubblico italiano è sicuramente Ashton Kutcher che ha chiuso in 3.54.01, ottimo tempo per un esordiente. Chelsea Clinton ha tagliato il traguardo in 4.20.34. Gli americani non lo hanno considerato tra i famosi, ma il rapper Ghemon ha concluso la sua prima in 4.14.37. Manco a dirlo le classifiche assolute sono targate Kenia con le vittorie di Evan Chebet tra gli uomini e Sharon Lokedi tra le donne. Un ottimo ottavo posto per l’azzurro Daniele Meucci. L’anno scorso dopo Londra e Chicago anche New York ha introdotto una classifica per le persone non binarie, quest’anno, prima nella storia, ha riconosciuto un premio in denaro ai primi 5 per un totale di 15mila dollari.

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