Formula Uno
La traversata di Russel. Vince il Gp del Brasile. Ferrari, c'è un problema
Il pilota vince il suo primo Gran Premio e mette fine al digiuno Mercedes. La doppietta della casa tedesca è la prova che è tornata competitiva. Leclerc arriva quarto
Bravo George Russell. Prima di tutto va detto questo. Bravo perché ha vinto il suo primo Gran Premio di una carriera che certamente è destinata a grandi cose. Bravo perché ha messo fine a un digiuno Mercedes che durava esattamente dalla gara in Brasile lo scorso anno. Una traversata del deserto lunga 21 Gran Premi. Ancora una volta Hamilton deve rinviare l’appuntamento con la bandiera a scacchi per primo e beffardamente sente l’inno inglese sul podio senza essere lui ad essere sul gradino più alto. Dato a Russell il merito che si è guadagnato, il tema di giornata è diventato il rapporto non certo lineare tra i muretti box e i piloti.
Ha fatto letteralmente ridere il team radio dato a Verstappen di rimanere dietro Perez nell’esatto momento in cui l’olandese infilava il messicano alla fine del rettilineo d’arrivo. Perez è in lotta con Leclerc per il secondo posto nella classifica piloti e si aspettava che il cannibale che guida una macchina come la sua se ne stesse buono dietro per non togliergli punti. Per aggiungere ulteriore sarcasmo, quelli della Red Bull dicevano a Max che se non fosse riuscito a passare anche Alonso avrebbe dovuto cedere la posizione a Perez. Cosa che Verstappen si è ben guardato dal fare, mettendoci anche il carico da 11 quando dopo la gara richiesto di spiegazioni ha argomentato più o meno così: “non mi chiedete più di cedere una posizione a uno che una volta non mi ha dato la scia”. Verstappen si riferisce ad un episodio minore durante una sessione di qualifica a Monza (ma già qualcosa era accaduta al Paul Richard). Evidentemente non minore per Max che con due titoli mondiali vinti può sostanzialmente fare quel che vuole con il team. Ma mentre andava in scena questa commedia umana al box della scuderia austriaca ecco che iniziava un cortometraggio uguale e contrario in casa Ferrari, che aveva Sainz in terza posizione e Leclerc in quarta.
Questa volta però non era il box a chiamare il pilota ma viceversa. Era Leclerc a chiamare i suoi per ricordargli di considerare la possibilità che Sainz gli cedesse la posizione per farlo star davanti a Perez in classifica. Operazione fatta ben due volte. Si può solo immaginare l’imbarazzo in chi avrebbe dovuto dire a Sainz di rinunciare ad un meritatissimo podio per dare la posizione al compagno. Cosa che la Ferrari non ha fatto, motivando la decisione con il rischio di favorire un possibile beffardo sorpasso ad entrambi da parte di Alonso, che in effetti non era lontanissimo. La settimana che porta all’ultimo appuntamento di Abu Dhabi verrà probabilmente trascorsa dai team a sistemare qualche cosa dal punto di vista dei rapporti interni. Tra i piloti e tra piloti e muretto. Tutto questo non può comunque far dimenticare le tante emozioni che ancora una volta un tracciato come quello di Interlagos ha saputo regalare. Duelli feroci nei primi giri con sportellate pesanti tra Ricciardo e Magnussen (fuori entrambi), tra Norris e Leclerc (con l’inglese penalizzato e il monegasco costretto a ripartire dal fondo) e tra Verstappen e Hamilton (con il primo penalizzato di 5 secondi ma con la gara rovinata e il secondo danneggiato di qualche posizione ma senza compromissione della sua corsa).
La doppietta Mercedes sul podio non è restaurazione di un impero crollato ma il segnale evidente che i tedeschi hanno nuovamente una vettura competitiva e che l’anno prossimo si dovrà fare nuovamente i conti anche con loro. Il Brasile ha ridato fiducia anche alla Ferrari, tutt’altro che fortunata sia con Leclerc (per il contatto con Norris) che con Sainz (una visiera a strappo di un altro gli si è infilato nella presa d’aria del freno posteriore destro) ma molto più competitiva rispetto alle ultime uscite. Male la Red Bull, fuori dal podio come le era accaduto solo in Bahrain e con un evidente situazione da chiarire tra i piloti. Tra coloro che non guidano un top team altro “garone” per Fernando Alonso, uno per il quale il tempo sembra non voler passare mai.