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Gran calma #15

La pausa Mondiale arriva al momento giusto per illudere la Serie A

Enrico Veronese

Il Napoli continua a vincere, ma ha accusato qualche momento di difficoltà e ora ha un mese e mezzo (e solo cinque giocatori in Qatar) per risistemarsi. Nel frattempo il Milan deve cercare di tornare a essere ciò che è stato, mentre la Juventus si gode Fagioli

I risultati della 15a giornata di Serie A

Atalanta-Inter 2-3 (25′ Lookman, 36′, 56′ Džeko, 61′ aut. Palomino, 77′ Palomino)
Monza-Salernitana 3-0 (24′ Carlos Augusto, 35′ Dany Mota, 76′ rig. Pessina)
Roma-Torino 1-1 (55′ Linetty, 94′ Matić)
Verona-Spezia 1-2( 30′ Verdi, 53′, 69′ Nzola)
Milan-Fiorentina 2-1 (2′ Rafael Leão, 28′ Barák, 92′ aut. Milenković)
Juventus-Lazio 3-0 (43′, 54′ Kean, 90′ Milik)

Empoli-Cremonese 2-0 (46′ Cambiaghi, 88′ Parisi)
Napoli-Udinese 3-2 (15′ Osimhen, 31′ Zieliński, 58′ Elmas, 79′ Nestorovski, 82′ Samardžić)
Sampdoria-Lecce 0-2 (45′ +1 Colombo, 83′ Banda)
Bologna-Sassuolo 3-0 (30′ Aebischer, 50′ Arnautović, 78′ Ferguson)

 

La classifica della Serie A dopo quindici giornate

Napoli 41; Milan 33; Juventus 31; Lazio e Inter 30; Atalanta e Roma 27;Udinese 24; Torino 21; Fiorentina e Bologna 19; Salernitana e Empoli 17; Monza e Sassuolo 16; Lecce 15; Spezia 13; Cremonese 7; Sampdoria 6; Verona 5.

 

Perché gli spifferi del Napoli arrivano al momento giusto per illudere il campionato

Tre indizi fanno una prova. A Liverpool, nell’ultima e ininfluente gara del girone eliminatorio di Champions League, il Napoli ha subìto quella che fin qui è la sua unica sconfitta stagionale. Abbastanza meritata, ma ininfluente nel contesto. Quindi a Bergamo, partita di campionato, l’Atalanta parte forte e il Napoli resiste senza andare alle corde, per poi ribaltarla: ma comunque soffrendo nella ripresa, il pareggio non sarebbe stata un’eresia. Infine in casa contro l’Udinese, già sorpresa di inizio torneo, che nel primo tempo fa vedere i sorci verdi alla difesa partenopea e nel finale quasi sfiora l’impresa di rimontare tre gol, fermandosi a due. Nei secondi due episodi, a parziale discolpa, era assente il crack Kvaratskhelia, Mvp so far, ma attenzione: il Napoli dei miracoli, in questo novembre, ha accusato qualche battuta a vuoto. Impensabile, fino a quindici giorni fa. Pertanto provvidenziale giunge la sosta iridata, alla quale la società di De Laurentiis pagherà un dazio tutto sommato contenuto rispetto alle ipotetiche concorrenti, con “soli” cinque elementi dati alla causa delle rispettive Nazionali. Tutto è sotto controllo, ma dati gli scontri diretti del prossimo gennaio, è lo stesso Spalletti a professare gran calma.

  

Perché il Milan 2022-2023 non è quello scudettato, e come potrebbe tornare ad esserlo

Dove sei, Milan tricolore? A distanza di sei mesi dal festoso pomeriggio reggiano, quando si laureò campione d’Italia dopo una cavalcata esuberante, la squadra di Pioli è riuscita nell’impresa di vincere una partita assurda contro la bella Fiorentina, che aveva largamente dominato nel gioco - tra pali e occasioni sfumate sulla linea di porta - e che probabilmente è stata scippata di un rigore. Il Milan ha prevalso grazie a un autogoal in zona Cesarini, facendo propri tre punti che non cancellano un’impressione sempre più costante, ovvero lo scarto tra il mood che ha portato al trionfo di primavera e l’aria da pilota automatico che pervade le giocate di questa stagione. Cosa è cambiato? Niente, ed è la risposta preoccupante: forte dei risultati, Pioli gran calma si è sostituito all’alter ego on fire, sostanzialmente mantenendo intatto il mono-modulo e pure i compiti di ciascuno, nonché centellinando fino a pochi giorni fa di dare spazio ai neoacquisti Vranckx, Thiaw, lo stesso Adli che - una volta chiamati in causa - hanno fatto capire di poter tornare utili. Aggiungere la svagatezza di Leão, forse in chiave Mundial, e i tentennamenti dei trequartisti; considerare che l’assenza di Calabria e Florenzi si fa sentire più del previsto, shakerare con l’abitudine ai cambi testuali (come Simone Inzaghi, come Sarri) anziché alle varianti tattiche pur potenzialmente presenti in rosa, e si ottiene come il Milan debba ringraziare i tre punti che lo tengono ancora in corsa. Sperando nelle défaillance del Napoli, le motivazioni di cui sopra possono trasformarsi immediatamente in attenuanti provvisorie: e non è detto che il mister, primo artefice dello scudo, non ci stia già pensando.

  

Perché Nicolò Fagioli è già la meraviglia che non sapevamo di aspettare

Massimiliano Allegri ha mollato gli ormeggi, e - pur nella sua idiosincrasia alla costruzione di una manovra organica e mandata a memoria - ha avuto la gran calma per capire di affidarsi a chi sta meglio e ha il cambio di passo. In tre parole: Kean, Rabiot, Fagioli. Il giovane attaccante di casa ha avuto le sue chance, le ha anche mancate, ma ora sa che con Milik si può integrare e che Vlahović non è una minaccia alla sua permanenza: anzi, il campionato mondiale potrebbe fornire addirittura un esito sorprendente. A proposito di Qatar, anche Deschamps se la gode per il definitivo decollo di Rabiot, forse mai così lucido, efficace, decisivo: con il centrocampo francese decimato dagli infortuni, lo stato di forma dell’interno bianconero è manna dal cielo. E infine la profezia che si autoavvera: Nicolò Fagioli contro la Lazio, almeno nel primo tempo, è stato semplicemente fragoroso. Tocchi di prima, visione di gioco, squarci ad aprire il campo, conclusioni pericolose, pure ripieghi difensivi: per mesi abbiamo aspettato Miretti, e invece è arrivato Fagioli. Il ciclismo francese direbbe che Miretti “è” Bardet quanto Fagioli sia paragonabile a Pinot, in chiave azzurra (sempre a due ruote) il pensiero va ai Mondiali di Varese, quando la sparata di Ballan risultò troppo incontenibile per il compassato Cunego. Miretti è la linea, Fagioli la curva: necessarie entrambe, ma è inevitabile che la retta meno immediata tra due luoghi stuzzichi di più.

  

Perché Massimiliano Alvini non dovrebbe essere esonerato, mentre Davide Nicola rischia

Lo stop al campionato reca con sé, inevitabilmente, i primi bilanci da parte delle società. Così, quelle più in forma - tra le quali il Monza, indipendentemente dai singoli risultati - sperano che tutto rimanga cristallizzato a ora, mentre i più sperano in uno scatto (da ottenere col lavoro, il mercato e una miglior allocazione delle risorse interne) da sciorinare già all’Epifania. Tra i misteri gaudiosi dal torneo: come fa la Cremonese a giocare in questa maniera, e a non fare punti? Una sorta di maledizione si abbatte nei secondi tempi della squadra lombarda, che sta mettendo in mostra talenti e idee di calcio. Per questo motivo, ascrivibile in toto al tecnico Massimiliano Alvini, i grigiorossi dovrebbero proseguire con l’attuale constituency: le aspettative societarie non potevano essere tanto più elevate rispetto a un sofferto arrancare per rimanere aggrappati al treno, alla valorizzazione dei giovani e all’espressione di un gioco piacevole per spettatori e addetti ai lavori. Per converso, a Salerno non possono essere del tutto soddisfatti dall’andamento delle ultimissime settimane: gli sforzi nella lunga campagna acquisti (l’inizio della fine della Sampdoria è stata proprio la cessione di Candreva ai campani) e il consolidamento del miracolo “7  per cento” -Sabatini docet - forse pretendevano qualcosa in più della moderata tranquillità con la quale ogni salto di livello viene rimandato. Davide Nicola è stato l’artefice primo della salvezza, ma non da ora è sotto osservazione: lo spettro di Giuseppe Iachini incombe sopra molti allenatori nella parte destra della classifica, ma anche in questo caso appare ingeneroso. Al presidente Iervolino è suggerita gran calma, magari con qualche revisione dell’assetto difensivo.

 

Perché l’Italia ai Mondiali in Qatar avrebbe faticato a passare il primo turno eliminatorio

Riavvolgiamo il nastro allo scorso marzo. L’Italia di Mancini fa tesoro dei gol mancati contro la Bulgaria batte agevolmente la Macedonia del Nord e inopinatamente sbanca Lisbona, lasciando a casa i fortissimi portoghesi. Si va in Qatar, con qualche mese per assimilare le novità e preparare l’upgrade dopo la vittoria europea: fosse andata così, quale sarebbe oggi lo stato degli “azzurrabili”, e quindi le prospettive del prossimo mese? Prendendo per base i convocati alle due imminenti amichevoli contro Albania e Austria, bene i portieri - Donnarumma gioca con regolarità a Parigi, Meret è il secondo meno battuto, Provedel e Vicario le risposte del campionato - e sufficientemente in spolvero i terzini. Meno i difensori centrali, con Scalvini a portare linfa in un reparto discretamente datato e/o logoro. I giovani leoni della Juventus innervano il centrocampo rimasto un po’ a Wembley (ci sarebbe anche Jorginho), con Frattesi che chiede attenzione; davanti le preoccupazioni maggiori, dal momento che Immobile forse sarebbe pronto per la seconda partita, Scamacca non sta sfondando le reti inglesi e Raspadori va a corrente alternata. Ecco, in un girone di media difficoltà l’Italia supererebbe il turno o saluterebbe anzitempo la compagnia? Il timore pende più dal secondo piatto della bilancia, ma non è possibile avere riscontri dalla fantasia ucronica. Le ultime immagini che vogliamo serbare: in un contropiede a metà strada con Singo, minuto 85 e la Roma sotto di un gol, El Shaarawy da ultimo uomo arretra anziché attaccare la palla. La faccia di Karsdorp all’espulsione di Mourinho. Il rigore fallito dall’ex storico Belotti e la traversa del fiammeggiante Dybala all’ultimo minuto: il calcio come romanzo o film con Ugo Tognazzi. Anche per domeniche come queste, godiamoci trenta giorni di Mundial quotidiano e appuntamento all’anno nuovo.

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