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Qatar 2022

Viaggio tra le città (e gli stadi) dei Mondiali di Qatar 2022

Andrea Trapani

A eccezione di Doha, la Coppa del mondo si giocherà in cittadine che altrove non avrebbero avuto mai la possibilità di ospitare alcuna partita del più importante torneo calcistico. Al Khor, per esempio, è grande quanto Rosignano Marittimo

Rosignano Marittimo è uno dei tanti comuni italiani, con 31.752 abitanti censiti al 9 ottobre 2011. Un territorio diffuso che si trova ben lontano dalla penisola arabica, eppure ha tante caratteristiche in comune con la città più piccola di Qatar 2022. Possibile? Eccome. Al Khor ha lo stesso numero di abitanti, poco più di 31mila. Non solo, per un gioco del destino, Al Khor significa baia - anche se non è frastagliata come del Quercetano - e ha caratteristiche geografiche che ricordano più un comune costiero toscano che una sede di un campionato mondiale.

   

      

Non serviva certo Blatter a ricordarcelo, il Qatar è un paese troppo piccolo a prescindere dalla politica e dalle scelte della Fifa. La geografia sta lì a dimostrarlo: Al Khor, nota anche come Al Khawr, vanta una storia abbastanza particolare ma difficimente emozionerà i turisti. Eppure il capoluogo dell’omonima municipalità, il secondo livello territoriale nazionale, rappresenta uno dei principali centri qatarioti, l’unico scelto fuori dall’area metropolitana della capitale. Gioco forza che diventasse una delle sedi naturali della manifestazione anche se, ammettiamolo, non è al livello di Rosignano: l’assenza di colline ci priverà di tante foto su Instagram e, se non bastasse, non ci sono neanche così tanti grattacieli come a Doha per regalare vertigini ai tifosi di Ecuador, Paesi Bassi, Inghilterra, Stati Uniti, Costa Rica e Germania che dovranno recarsi lì per le partite dei propri gironi. Eppure proprio qui si giocherà la partita inaugurale del torneo. Tutto è pronto allo stadio Al-Bayt, progettato con la forma di una tenda beduina per ospitare 60.000 persone, ovvero il doppio degli abitanti della città e un quarto di tutta la regione. Se non fosse stato costruito, avremmo potuto parafrasare Andy Warhol che disse provocatoriamente che “la cosa più bella di Firenze è McDonald’s”. Ecco, nel caso di Al Khor e delle altri sedi del Mondiale è vero.

     

Foto Epa, via Ansa
  

Se su Doha, città simbolo del successo economico, conosciamo tutto, ben poco sappiamo delle altre località. Non è solo un’aforisma affermare che l’unica certezza sono gli stadi, gli avveniristici rettangoli di gioco infatti sono la ragione per cui persone da tutto il mondo visiteranno posti dai cataloghi di tutte le agenzie viaggi. A partire da Al Rayyan, unica località dell’interno, capoluogo di una vasta municipalità semidisabitata. La città, insieme al suo hinterland, supera i 100.000 residenti che possono usufruire, in mezzo al deserto, di alcuni parchi annaffiati copiosamente per sopravvivere. Come il terreno dello Stadio Ahmed bin Ali, l’unico scoperto eccezion fatta per la tribuna. Certo non piove spesso, ma il caldo è ben presente ogni mese dell’anno. Chissà come reagiranno i tifosi che andranno in curva a vedere, sotto il sole cocente delle ore 13 locali, prima Galles-Iran e poi Giappone-Costa Rica.

                

Tra le “piccole grandi città” anche Al Wakrah che, con 87.000 abitanti, è il secondo centro del paese. La vicinanza alla capitale - tutto è vicino in Qatar, la massima distanza tra due stadi è di appena 70 chilometri - ha fatto nascere un grazioso lungomare e un lungo molo. Collegata alla metropolitana di Doha, ha costruito luoghi d’interesse come l’Heritage Village, ma l’occhio del turista occasionale è rivolto allo Stadio Al-Janoub che, con la sua forma ispirata al dau, la tradizionale barca a vela araba, sarà protagonista di una sfida ingegneristica incredibile per una cittadina del genere. Infatti, nel corso del 2023, la sua capienza dovrà essere dimezzata: 40.000 posti a sedere sono davvero troppi.

 

L'Al Janoub stadium (foto Epa, via Ansa) 
           

Se c’è un luogo già noto all’estero questo è Lusail, una delle prime aree in cui gli stranieri hanno potuto possedere beni immobili. Qui lo stadio - sede della finale - esiste dal 1976, ma è stato rinnovato come la città che regala numerose chicche architettoniche, con distretti avveneristici nati tra mille polemiche sulle condizioni di lavoro. Niente di nuovo a queste latitudini, tutto è in costruzione e con pochi diritti. Anche i residenti - come i potenziali “city user” – sono un numero sconosciuto, nelle statistiche oscillano tra i 200mila e i 450mila, sinonimo della vivacità sociale a cui punta il Qatar. Basterà per attrarre il turismo?

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