Qatar 2022
Il doppio lavoro di Luis Enrique: commissario tecnico e streamer
Il ct della Spagna darà notizie sulla squadra, racconterà gli allenamenti, le sensazione, gli stati d’animo in diretta su Twitch. Una scelta destinata a diventare spartiacque
L’uomo al centro dello schermo mitraglia una parola dopo l’altra con tono sicuro. Ha un filo di barba che gli colora il mento e un paio di cuffie nere che gli copre le orecchie. La sua sagoma sbuca dalla penombra di una stanza, con una lavagnetta tattica che fa capolino alle sue spalle. Ed è questo il dato più interessante. Perché in fondo tutte le grandi rivoluzioni sono partite dal buio di una cameretta. Una storia che sembra destinata a ripetersi anche stavolta. Perché in quel video di un minuto e mezzo Luis Enrique ha annunciato che non sarà solo l’allenatore della Spagna in questi discussi Mondiali invernali. Lui sarà molto di più. Il commissario si farà anche streamer, ossia darà notizie sulla squadra, racconterà gli allenamenti, le sensazione, gli stati d’animo. Tutto con delle dirette su Twitch, in modo da creare un filo diretto fra il vertice della squadra e i suoi tifosi.
"Es una idea descabellada", un’idea selvaggia, dice il ct. Ma è soprattutto una comunione destinata a diventare spartiacque. Anche l’ultimo tempio sacro del pallone è stato violato.
Per decenni l’hotel della Nazionale è stato un luogo blindato e inaccessibile, una fortezza dove non potevano entrare mogli e fidanzate, con i giocatori condannati alla castità e alla monotonia, con giornalisti a cingere d’assedio il palazzo nella speranza di avere qualche notizia da una fonte più o meno anonima. Ora il piano è completamente rovesciato. Il racconto non deve essere più filtrato dai cronisti, ma avviene in forma diretta e personale, crea un legame, veicola concetti, innalza a sistema un punto di vista. Fino a diventare ossimoro. Una comunicazione ottriata e unidirezionale che se da una parte richiama vagamente l’idea luterana di accesso diretto e senza intermediari alle Scritture, dall’altra taglia fuori il contraddittorio, la critica, il confronto. Eppure la garanzia di genuinità è concentrata tutta nel nome di chi questa rivoluzione l’ha iniziata. Luis Enrique ha promesso una serie di dirette senza filtro. Ed è impossibile non pensare che sarà così. D’altra parte i precedenti parlano chiaro. Quando era alla Roma lo spagnolo non si preoccupò troppo di lavare i panni sporchi fuori dalla porta di casa. Raccontò della punizione a De Rossi per il ritardo a una riunione tecnica e dell’esclusione di Osvaldo per un pugno sferrato a Lamela. Un po’ Steve Jobs un po’ Guardiola, Luis Enrique è stato l’uomo che ha messo in moto il cambiamento. Undici anni fa, a Trigoria, i suoi allenamenti con i droni e il gps appiccicato sui giocatori avevano sollevato ironie. Salvo poi diventare prassi diffusa. Ora el Hombre Vertical ha avviato la sua ennesima riforma. "In cosa mi sto avventurando? Non lo so - ha detto in conferenza stampa - è un esperimento e ho intenzione di godermelo al massimo infatti in questi giorni mi sto divertendo molto. Apro il telefono e mi escono cuori ovunque".
Ludwig Wittgenstein scriveva che "chi è soltanto in anticipo sul proprio tempo, dal suo tempo sarà raggiunto". È un rischio che Luis Enrique non sembra correre. E ora ha una serie di dirette per confermarlo.